
di Zita Dazzi
Un milione di euro per integrare il reddito dei disoccupati, dei cassintegrati e dei lavoratori per i quali si profila il licenziamento. Con un gesto a sorpresa, deciso durante i preparativi per le celebrazioni natalizie, l’arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi, lancia un «fondo famiglia-lavoro». L’annuncio, nella messa solenne in Duomo, il 24 notte. L’obiettivo è aiutare concretamente le famiglie della diocesi ambrosiana, la più grande del mondo, che si estende su un territorio molto colpito dalla crisi economica, con 180mila persone che rischiano di perdere il posto. Una mossa che non ha precedenti nella storia della chiesa italiana e che ha spiazzato persino i più stretti collaboratori del cardinale, ignari fino all’ultimo di questa decisione. «Il Natale ci chiama a uno slancio rinnovato, ad un supplemento speciale di fraternità e solidarietà», ha premesso l’arcivescovo durante l’omelia di Natale, pronunciata come da tradizione in un Duomo affollato di fedeli. «Occorre agire» ha poi sentenziato spiegando dal pulpito la sua idea: «Perché questo discorso non resti generico, in questa notte Santa, costituisco personalmente un fondo per venire incontro a chi sta perdendo l’occupazione. Attingendo dall’otto per mille destinato per opere di carità, dalle offerte pervenute in questi giorni e da scelte di sobrietà della Diocesi e mie personali, metto a disposizione la cifra iniziale di un milione di euro». Un tema insolito per l’omelia più importante dell’anno, che il cardinale ha voluto precisare ulteriormente spiegando che saranno i 74 decanati, la Caritas Ambrosiana e le Acli provinciali a gestire e ad assegnare questi fondi alle famiglie in crisi. Non «contributi a pioggia», ma finanziamento a piani mirati di «sostegno al reddito». «Chiedo in particolare ai decanati di rendersi protagonisti sul territorio di una lettura sapiente dei bisogni e i elaborare progetti intelligenti di aiuto», ha rimarcato, sottolineando l’impronta «educativa» che desidera dare al programma e la preoccupazione che questo intervento non diventi «una forma di assistenzialismo, ma un aiuto concreto affinché chi perde il lavoro non perda la dignità».
Il cardinale sottolinea che l’origine della crisi mondiale «sta a monte dell’economia perché la produzione, la distribuzione e l’uso delle risorse implicano sempre un insopprimibile aspetto etico». E precisa che non può dirsi etica «un’economia che non mette l’uomo al centro ma il profitto da perseguire ad ogni costo». Spingendosi poi a criticare «la finanza virtuale che ha perso di vista l’economia reale» e a sollecitare il mondo produttivo ad assumere come «primo valore etico il rispetto della persona in tutte le sue dimensioni». Plauso arriva da parte dei presidenti di Regione e Provincia, Roberto Formigoni (Pdl) e Filippo Penati (Pd) oltre che dal vicesindaco Riccardo De Corato (Pdl), che colgono l’occasione per sottolineare i propri stanziamenti a sostegno delle famiglie povere. L’unico che non si associa al coro di lodi è l’eurodeputato leghista Mario Borghezio, che ha srotolato dalle guglie del Duomo uno striscione con la scritta «No moschee», in polemica con l’appello a favore del dialogo con l’Islam del cardinale.
(La Reoubblica, 26 dicembre 2008)
CRISI: PENATI, DA TETTAMANZI PREZIOSO AIUTO PER LE FAMIGLIE

E la sinistra milanese trovò il suo leader: Tettamanzi
Affaritaliani.it Sabato 27.12.2008

E' uno scossone per la politica che deve imparare a parlare meno di sé stessa e a occuparsi di più della soluzione dei problemi e della costruzione delle opportunità per i cittadini. Specie in momenti di difficoltà come gli attuali. Il piccolo, grande Tettamanzi, con il suo sorriso ecumenico nonostante la malattia, non è uno che le manda a dire e quando parla non lo fa mai a vanvera, spesso rischiando di inimicarsi la parte politica che da quindici anni governa la città: è ancora caldo infatti lo scontro con la Lega e il vice sindaco De Corato sulla questione delle moschee e sulla libertà di culto.
Parole che avrebbero dovuto pronunciare i leader della sinistra, ma ancora una volta si sono fatti precedere o non sono stati in grado di lanciare il medesimo messaggio con altrettanta nettezza e tempestività. Certo, la battaglia sul bilancio condotta con tanta determinazione dal Partito democratico di Pierfrancesco Maiorino in questi giorni è la dimostrazione che la politica quando vuole può spostare anche le montagne. Speriamo sia il segno di una svolta che al momento si intravede solamente. Alla concretezza, al carisma, alle idee nuove per ora, ci pensa Tettamanzi.
Daniele Riosa
CRISI ECONOMICA: FARINONE (PD), POLITICA IMPARI DA TETTAMANZI

Dario Fo: "La sinistra impari dal Cardinale"

di Rodolfo Sala
Dario Fo è entusiasta: «Meno male che c’è il cardinale, lui risponde ai bisogni dei diseredati, mentre ci si preoccupa solo degli appetiti degli speculatori». Sorpreso dall’uscita del cardinale? «Fino a un certo punto».Perché? «Tettamanzi mi aveva già commosso, e anche un po’ sorpreso, quando volle mettersi sulla scia di un suo grande predecessore: Sant’Ambrogio, facendo proprie le dichiarazioni dell’antico vescovo di Milano a proposito della comunità dei beni, che permeò gli inizi del cristianesimo e che oggi difficilmente viene considerata dalla Chiesa». Un ritorno alle origini? «La decisione di mettere a disposizione delle famiglie bisognose un milione di euro mi ricorda da vicino il primo ingresso in Duomo di Ambrogio, dopo la nomina ad arcivescovo. Fu in quel momento che rinunciò a tutti i propri beni per donarli alla Chiesa, affinché cominciasse davvero ad aiutare i poveracci. Una sorta di comunismo ante-litteram». Anche Tettamanzi “comunista”? «Al di là delle etichette, con i suoi discorsi il cardinale si sta mettendo fuori da una logica purtroppo oggi imperante a Milano: la logica del potere che alimenta gli affari e gli intrallazzi. Delle banche, della speculazione edilizia, e non solo in vista dell’Expo. Stiamo assistendo al grande assalto degli interessi organizzati, a cui non sono estranee organizzazioni di matrice cristiana, e a pagarne il prezzo sono sempre i soliti, i più poveri. Tettamanzi si è mostrato più volte severo con questo andazzo, mi sembra abbia scelto da che parte stare. E non da oggi». È anche entrato in conflitto con la Lega, sostenendo la proposta di piccole moschee di quartiere. «Appunto. È rimasto solo lui a dire quello che bisogna fare».Un tempo, a sinistra, si sarebbe detto che il problema della crisi economica non si risolve con l’elemosina ai poveri... «Ma quale sinistra. Quella che due anni fa ha scelto come candidato sindaco un ex poliziotto, oltretutto legato agli interessi forti dominanti in città? Non scherziamo, il cardinale ha fatto benissimo ad annunciare questa iniziativa in una città che, non dimentichiamolo, dagli inizi del Novecento ha sviluppato un fortissima rete di solidarietà. Penso alle cooperative edilizie, alle biblioteche di quartiere, alle farmacie comunali, alle scuole legate alla tradizione sindacale... Imparasse un po’ dal cardinale, certa sinistra».Però la Provincia ha stanziato 25 milioni per i milanesi in difficoltà, e Penati applaude Tettamanzi. «Questo va a suo merito, applaudo al gesto. È proprio in questa direzione che la sinistra si deve muovere se vuole se vuole riguadagnare la credibilità di cui godeva alle sue origini». L’anno vecchio sta finendo, come vede quello nuovo per Milano? «Davvero pesante. E non solo per gli effetti della crisi. Questa è una città, come ha detto qualcuno, in cui non ci sono neppure le fabbriche che crollano: sono crollate tutte prima, a cominciare dall’Alfa Romeo, comprata e poi smantellata dalla Fiat. Le mense per i poveri scoppiano, strutture come quella del Pane quotidiano non ce la fanno più. Ma nessuno fa niente, a cominciare dalle istituzioni. Io penso che l’uscita di Tettamanzi sia anche un modo per richiamare il Comune e gli altri enti a intervenire in modo serio». Per aiutare i poveri? «Certo. Ma io ho in mente il problema gigantesco che stanno vivendo i giovani, ai quali viene dedicata ben poca attenzione per il loro futuro nel lavoro, oltre che nella cultura, a cominciare dal problema della ricerca universitaria, dove invece di trovare assistenza e mezzi adeguati, trovano vuoto e difficoltà estreme. Non parliamo poi della condizione in cui si trovano le scuole d’a rte — accademie e conservatori — e gli enormi ostacoli che incontrano autentiche genialità espressive. Non hanno la possibilità di dimostrare il loro talento». La cultura è un costo, in tempi di vacche magre bisogna tagliare... «Quando ho cominciato io, nell’immediato dopoguerra, non era così, a chi aveva responsabilità pubbliche non mancava la volontà politica di investire su un settore considerato fondamentale per la crescita delle nuove generazioni. Adesso quando si riesce a mettere in piedi nuovi corsi, e non solo all’università, poi bisogna rinunciare perché mancano i fondi. Ma così muore tutto, e a sostituire i giovani che avrebbero qualcosa da dire arrivano imprese che propongono un normale teatro di repertorio e musical di grande successo. A questo livello, a dire poco fallimentare, hanno ridotto non solo Milano, ma tutto il Paese».
(La Repubblica, 27 dicembre 2008)
Il cardinale Tettamanzi: di fronte alla crisi rilanciare solidarietà e responsabilità

(Fonte: Radio Vaticana, 27/12/2008)
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