mercoledì 31 dicembre 2008

Auguri

Buon 2009!
"Veneto Popolare Blog"

Appello Patriarchi Cristiani Gerusalemme

(ASCA) La Chiesa di Terra Santa e i capi cristiani della regione seguono "con profonda preoccupazione e rammarico" i combattimenti che stanno insanguinando la Striscia di Gaza. In una Dichiarazione comune firmata oggi e di cui sono stati riportati alcuni stralci dalla Radio Vaticana, i tre Patriarchi: latino mons.Fouad Twal, greco-ortodosso Teofilo III e armeno Torkom II esprimono il loro "profondo dolore per il nuovo ciclo di violenza tra israeliani e palestinesi e la continua mancanza di pace nella nostra Terra Santa", invitando le parti in causa ad "astenersi da tutti gli atti di violenza" e in particolare le varie fazioni palestinesi a difendere il proprio popolo al di là degli interessi di parte. I Patriarchi invitano inoltre la comunità internazionale "a intervenire immediatamente" per "arrestare lo spargimento di sangue" e favorire una soluzione del conflitto "basata su risoluzioni internazionali".Secondo p. Pier Battista Pizzaballa, Custode di Terrasanta, anche se in Cisgiordania "siamo relativamente lontani da quanto sta accadendo" e "le bombe non le vediamo e non le sentiamo", c'è però "in tutta la popolazione civile, soprattutto nella popolazione araba palestinese, una grande rabbia e frustrazione".

martedì 30 dicembre 2008

Online il nuovo numero di Aesse

"ESUBERANTI": DEDICATA AI LAVORATORI A RISCHIO L'ULTIMA COPERTINA DELL'ANNO DI AESSE, LA RIVISTA DELLE ACLI

Roma, 30 dicembre 2008 - In Italia sono circa quattro milioni e mezzo i lavoratori a rischio, prime vittime della tempesta finanziaria che continua ad abbattersi sul Paese. A loro è dedicato il 'primo piano' e la copertina dell'ultimo numero dell'anno di Aesse (Azione Sociale), la rivista delle Acli, col titolo: "Esuberanti". La fotografia della nostra "economia in avanzo" è scattata da Giorgio Santini, segretario confederale della Cisl, che mette soprattutto in luce la situazione di stagnazione, che dura ormai dal 2000, e l'urgenza di una riforma degli ammortizzatori sociali per soccorrere i lavoratori flessibili, molti dei quali esclusi dalla cassa integrazione.
Il servizio civile e le esperienze di molti giovani italiani sono al centro della rubrica Vita di, Vita da. Attraverso i racconti dei ragazzi e delle ragazze emerge il valore di un'esperienza di cittadinanza attiva che lascia il segno in migliaia di giovani. Un fiore all'occhiello del nostro Paese che oggi è a rischio 'smobilitazione'. Fausto Casini, presidente del Cnesc (la Conferenza nazionale degli enti di servizio civile) affronta in un'intervista il tema dei tagli imposti dalla Finanziaria.
Sotto la lente altri due temi importanti: il disegno di legge Carfagna contro la prostituzione e i fondi pensione: un punto della situazione a diciotto mesi dalla scelta di molti lavoratori di lasciare il proprio Tfr in azienda o aderire alla previdenza complementare.
Per Scommessa Italia, l'esperienza di trecento anziani che a Roma, autonomamente, hanno avviato una sartoria solidale. Un sostegno non solo per i poveri dei quartieri della Capitale, ma anche per progetti di cooperazione internazionale.
Per Tutti i colori del fare bene, protagonista è l'Università popolare Acli di Pavia. Il recupero delle tradizioni è il fulcro dei corsi istituiti dalla facoltà che vede, tra i suoi iscritti, matricole over 50. L'università è diventata un punto di riferimento per la città ed è considerata un nuovo modo di fare 'comunità'.
E' dedicato invece agli immigrati che lavorano nelle campagne foggiane il progetto "Non solo braccia" promosso dalla provincia di Foggia e finanziato dal ministero dell'Interno a cui hanno aderito 11 comuni e 14 sigle della società civile tra associazioni, tra cui le Acli e sindacati. Il progetto mira a far conoscere ai lavoratori stranieri i propri diritti, far emergere il lavoro nero e promuovere l'integrazione.
L'evento politico dell'anno sono state le elezioni presidenziali americane. Se ne parla nell'editoriale "Parole di senso" e nella rubrica Italiani nel mondo, che pone l'accento in particolare sul voto degli italo-americani. E ancora, sulla libertà religiosa e le vittime del fondamentalismo, l'intervento del vaticanista Aldo Maria Valli: "Essere cattolici oggi nel mondo".
La rivista, con le storie e gli articoli, è interamente consultabile sul sito delle Acli www.acli.it

lunedì 29 dicembre 2008

Olivero: "Bombardamenti indifferenziati"

Gaza: Il Presidente delle Acli da Betlemme, «Bombardamenti indifferenziati». Appello accorato al cessate il fuoco: «Qualcuno non vuole la pace...»

Roma, 29 dicembre 2008 - «La vera questione da porsi non è di chi sono le colpe o le ragioni, ma chi sono oggi le vittime». Il presidente nazionale delle Acli Andrea Olivero interviene sulle tragiche vicende di Gaza direttamente dalla Terra Santa, dove si trova in questi giorni per un pellegrinaggio e per seguire il cantiere di alcuni progetti delle Associazioni dei lavoratori cristiani in sostegno alla popolazione. A Gerusalemme ha incontrato il parroco latino padre Ibrahim Faltas. A Betlemme, da dove parla, Padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa.
«L'impressione da qui - dice Olivero - è che ancora una volta, proprio quando la situazione sembrava rimettersi sulla buona strada, qualcuno torna a far prevalere la logica della guerra. In queste settimane stavano infatti riprendendo i pellegrinaggi, si stava quindi riattivando l'economia, ed ecco che di nuovo si riprende a combattere. E' chiaro che qualcuno la pace non la vuole».
«Se ci mettiamo a cercare le colpe le troviamo da tutte le parti - continua il presidente delle Acli - ma la vera questione da porsi per capire cosa fare è chi sono le vittime, non quali sono le ragioni.e in questo caso, guardando a Gaza, le vittime sono i più poveri, persone che vivono in un milione e mezzo dentro 30 km quadrati. Che oggi stanno subendo la violenza della guerra senza avere nessuna responsabilità e nessuna colpa». «Questo deve essere detto con chiarezza - insiste Olivero - oggi c'è una popolazione che subisce bombardamenti indifferenziati. Le guerre e le operazioni chirurgiche non esistono. Quando si lanciano bombe dal cielo si uccidono i civili come i militari combattenti».
Il presidente delle Acli racconta di due città «fantasma», Gerusalemme e Betlemme: «È tutto chiuso qui, i negozi dei quartieri sia arabi che cristiani sono serrati, ogni segno di festa per il natale è stato spento o tolto, in segno di lutto e di tristezza».
Quindi l'appello, «a tutti», per il cessate il fuoco «immediato», «perché si torni a ragionare e non a combattere». «Ma un appello particolare va fatto a Israele - aggiunge -, che da Paese democratico qual è ha una responsabilità in più nel cercare con ogni mezzo la pace e nel portare avanti una trattativa con metodi certamente rigorosi, che non possono però essere le bombe lanciate dal cielo...»

domenica 28 dicembre 2008

Bersani pronto a salvare il Pd

Bersani: "Alternativa a Veltroni? Non mi sottraggo"
Lo dice Pierluigi Bersani, ministro ombra dell'Economia del Pd, facendo il punto sulla situazione del partito. "Ma nessuno sta cercando una alternativa" a Veltroni, sottolinea, "e io il problema non me lo pongo"

Chi lo conosce, sa che non si è "mai candidato a niente", ma anche che non mi si è "mai sottratto quando era necessario". Lo dice Pierluigi Bersani, ministro ombra dell'Economia del Pd, facendo il punto sulla situazione del partito. "Nessuno sta cercando una alternativa" a Veltroni, sottolinea, "e io il problema non me lo pongo". Bisogna aspettare di vedere come andrà il congresso e "il confronto per il profilo politico del Pd. Io ho delle idee in proposito e sono pronto a sostenerle in un partito che possa condividerle". Rimane il fatto che "c'è chi ama gli sport individuali", ma "a me è sempre piaciuto lo sport di squadra, se no non mi diverto. Poi uno può giocare in qualsiasi ruolo. Può fare il capitano, ma può anche stare in panchina senza piangere". Il problema è che ora il Pd "ha un leader che ha un'investitura enorme ma non ha con sè un collettivo strutturato. Quindi rischia la solitudine". Ma "noi non possiamo maturare dei meccanismi di autorità alla Berlusconi, alla Di Pietro, alla Bossi", perché i loro sono "partiti che emanano da una persona". La sua idea, in ogni caso, è che serva creare un partito "solido" che sappia stare "vicino" alla gente, che sappia spiegare la propria piattaforma politica anche "attaccando i volantini nelle bacheche delle fabbriche". Ma non c'è nessuna intenzione di "rifare il Pci. Voglio fare l'Avis. Una associazione di volontari della politica. Lì la sovranità è degli aderenti che nei momenti decisivi la devolvono ai cittadini".
(Fonte: L'Unione Sarda)

sabato 27 dicembre 2008

Tettamanzi: un fondo per i disoccupati

L'arcivescovo di Milano costituisce un Fondo famiglia-lavoro per venire incontro a chi, nella crisi finanziaria ed economica sta perdendo il posto di lavoro. Il primo stanziamento è di un milione di euro attinti dall'otto per mille destinato alle opere di carità e dalle offerte pervenute in questi giorni. Tettamanzi sottolinea come la decisione nasca "da scelte di sobrietà della diocesi e mie personali". E raccoglie il plauso delle istituzioni lombarde pure impegnate in propri piani a sostegno delle famiglie e delle imprese in difficoltà.
di Zita Dazzi

Un milione di euro per integrare il reddito dei disoccupati, dei cassintegrati e dei lavoratori per i quali si profila il licenziamento. Con un gesto a sorpresa, deciso durante i preparativi per le celebrazioni natalizie, l’arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi, lancia un «fondo famiglia-lavoro». L’annuncio, nella messa solenne in Duomo, il 24 notte. L’obiettivo è aiutare concretamente le famiglie della diocesi ambrosiana, la più grande del mondo, che si estende su un territorio molto colpito dalla crisi economica, con 180mila persone che rischiano di perdere il posto. Una mossa che non ha precedenti nella storia della chiesa italiana e che ha spiazzato persino i più stretti collaboratori del cardinale, ignari fino all’ultimo di questa decisione. «Il Natale ci chiama a uno slancio rinnovato, ad un supplemento speciale di fraternità e solidarietà», ha premesso l’arcivescovo durante l’omelia di Natale, pronunciata come da tradizione in un Duomo affollato di fedeli. «Occorre agire» ha poi sentenziato spiegando dal pulpito la sua idea: «Perché questo discorso non resti generico, in questa notte Santa, costituisco personalmente un fondo per venire incontro a chi sta perdendo l’occupazione. Attingendo dall’otto per mille destinato per opere di carità, dalle offerte pervenute in questi giorni e da scelte di sobrietà della Diocesi e mie personali, metto a disposizione la cifra iniziale di un milione di euro». Un tema insolito per l’omelia più importante dell’anno, che il cardinale ha voluto precisare ulteriormente spiegando che saranno i 74 decanati, la Caritas Ambrosiana e le Acli provinciali a gestire e ad assegnare questi fondi alle famiglie in crisi. Non «contributi a pioggia», ma finanziamento a piani mirati di «sostegno al reddito». «Chiedo in particolare ai decanati di rendersi protagonisti sul territorio di una lettura sapiente dei bisogni e i elaborare progetti intelligenti di aiuto», ha rimarcato, sottolineando l’impronta «educativa» che desidera dare al programma e la preoccupazione che questo intervento non diventi «una forma di assistenzialismo, ma un aiuto concreto affinché chi perde il lavoro non perda la dignità».
Il cardinale sottolinea che l’origine della crisi mondiale «sta a monte dell’economia perché la produzione, la distribuzione e l’uso delle risorse implicano sempre un insopprimibile aspetto etico». E precisa che non può dirsi etica «un’economia che non mette l’uomo al centro ma il profitto da perseguire ad ogni costo». Spingendosi poi a criticare «la finanza virtuale che ha perso di vista l’economia reale» e a sollecitare il mondo produttivo ad assumere come «primo valore etico il rispetto della persona in tutte le sue dimensioni». Plauso arriva da parte dei presidenti di Regione e Provincia, Roberto Formigoni (Pdl) e Filippo Penati (Pd) oltre che dal vicesindaco Riccardo De Corato (Pdl), che colgono l’occasione per sottolineare i propri stanziamenti a sostegno delle famiglie povere. L’unico che non si associa al coro di lodi è l’eurodeputato leghista Mario Borghezio, che ha srotolato dalle guglie del Duomo uno striscione con la scritta «No moschee», in polemica con l’appello a favore del dialogo con l’Islam del cardinale.
(La Reoubblica, 26 dicembre 2008)

CRISI: PENATI, DA TETTAMANZI PREZIOSO AIUTO PER LE FAMIGLIE
(AGI) - Milano, 26 dic. - "La crisi impone a tutti di rivedere le priorità e le scelte di spesa. L'ha fatto la Diocesi di Milano e l'ha fatto anche la Provincia, stanziando 25 milioni di euro. Gli obiettivi sono identici a quelli annunciati dal cardinale Tettamanzi: sostenere famiglia e lavoro". Con queste parole Filippo Penati, presidente della Provincia di Milano, commenta la decisione dell'arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, di creare un fondo da un milione di euro per aiutare le persone che hanno perso il lavoro in seguito alla crisi economica. "Dal cardinale - continua Penati - nella notte di Natale, è venuto un prezioso impegno perché da Milano prenda vita una forte spinta per aiutare le famiglie a uscire dalla crisi. Una crisi di cui ancora non si conosco tutti gli effetti, ma per la sua ampiezza paragonata a quella del '29". "Sono molte le famiglie che cercano un sostegno. Il numero verde 800.133.300 attivato dalla Provincia di Milano per chiedere informazioni sul finanziamento di 25 milioni di euro è letteralmente preso d'assalto. Ogni giorno infatti arrivano oltre 350 chiamate per avere informazioni sugli interventi a sostegno delle famiglie, che potranno presentare la domanda per ricevere il finanziamento a partire dal 15 gennaio 2009".

E la sinistra milanese trovò il suo leader: Tettamanzi
Affaritaliani.it Sabato 27.12.2008
Finalmente la sinistra milanese ha trovato il suo leader: Dionigi Tettamanzi. L'uomo giusto è nella diocesi del capoluogo lombardo. Ha ragione Dario Fo quando dice che il cardinale Tettamanzi è l'erede di Sant'Ambrogio, l'unico in grado di rispondere ai bisogni dei diseredati. Mentre nelle aule della politica si discute di tutt'altro e ci si azzuffa per spartirsi la torta del potere e dei denari. Quello del cardinale è un segnale concreto: un piano di aiuti di un milione di euro in favore degli indigenti che travalica l'aspetto meramente economico e che diventa simbolo ed esempio da seguire.
E' uno scossone per la politica che deve imparare a parlare meno di sé stessa e a occuparsi di più della soluzione dei problemi e della costruzione delle opportunità per i cittadini. Specie in momenti di difficoltà come gli attuali. Il piccolo, grande Tettamanzi, con il suo sorriso ecumenico nonostante la malattia, non è uno che le manda a dire e quando parla non lo fa mai a vanvera, spesso rischiando di inimicarsi la parte politica che da quindici anni governa la città: è ancora caldo infatti lo scontro con la Lega e il vice sindaco De Corato sulla questione delle moschee e sulla libertà di culto.
Parole che avrebbero dovuto pronunciare i leader della sinistra, ma ancora una volta si sono fatti precedere o non sono stati in grado di lanciare il medesimo messaggio con altrettanta nettezza e tempestività. Certo, la battaglia sul bilancio condotta con tanta determinazione dal Partito democratico di Pierfrancesco Maiorino in questi giorni è la dimostrazione che la politica quando vuole può spostare anche le montagne. Speriamo sia il segno di una svolta che al momento si intravede solamente. Alla concretezza, al carisma, alle idee nuove per ora, ci pensa Tettamanzi.
Daniele Riosa

CRISI ECONOMICA: FARINONE (PD), POLITICA IMPARI DA TETTAMANZI
Roma, 27 dic. (Adnkronos) - "La decisione del cardinale Dionigi Tettamanzi, in favore delle persone che perdono il lavoro in questa fase di pesante crisi economica, testimonia la determinazione e la concretezza della chiesa ambrosiana nello stare vicino all'umanità e specialmente all'umanità bisognosa di solidarietà e aiuto. Ma richiama anche la politica a parlare meno di sé stessa e a occuparsi di più della sua intrinseca missione, ovvero la risoluzione dei problemi che la popolazione incontra quotidianamente". Lo afferma il deputato del Pd Enrico Farinone, vicepresidente della Commissione Affari Europei.

Dario Fo: "La sinistra impari dal Cardinale"
Per il premio Nobel Tettamanzi risponde ai bisogni dei più poveri seguendo l'insegnamento di Ambrogio al di fuori di ogni logica di potere
di Rodolfo Sala
Dario Fo è entusiasta: «Meno male che c’è il cardinale, lui risponde ai bisogni dei diseredati, mentre ci si preoccupa solo degli appetiti degli speculatori». Sorpreso dall’uscita del cardinale? «Fino a un certo punto».Perché? «Tettamanzi mi aveva già commosso, e anche un po’ sorpreso, quando volle mettersi sulla scia di un suo grande predecessore: Sant’Ambrogio, facendo proprie le dichiarazioni dell’antico vescovo di Milano a proposito della comunità dei beni, che permeò gli inizi del cristianesimo e che oggi difficilmente viene considerata dalla Chiesa». Un ritorno alle origini? «La decisione di mettere a disposizione delle famiglie bisognose un milione di euro mi ricorda da vicino il primo ingresso in Duomo di Ambrogio, dopo la nomina ad arcivescovo. Fu in quel momento che rinunciò a tutti i propri beni per donarli alla Chiesa, affinché cominciasse davvero ad aiutare i poveracci. Una sorta di comunismo ante-litteram». Anche Tettamanzi “comunista”? «Al di là delle etichette, con i suoi discorsi il cardinale si sta mettendo fuori da una logica purtroppo oggi imperante a Milano: la logica del potere che alimenta gli affari e gli intrallazzi. Delle banche, della speculazione edilizia, e non solo in vista dell’Expo. Stiamo assistendo al grande assalto degli interessi organizzati, a cui non sono estranee organizzazioni di matrice cristiana, e a pagarne il prezzo sono sempre i soliti, i più poveri. Tettamanzi si è mostrato più volte severo con questo andazzo, mi sembra abbia scelto da che parte stare. E non da oggi». È anche entrato in conflitto con la Lega, sostenendo la proposta di piccole moschee di quartiere. «Appunto. È rimasto solo lui a dire quello che bisogna fare».Un tempo, a sinistra, si sarebbe detto che il problema della crisi economica non si risolve con l’elemosina ai poveri... «Ma quale sinistra. Quella che due anni fa ha scelto come candidato sindaco un ex poliziotto, oltretutto legato agli interessi forti dominanti in città? Non scherziamo, il cardinale ha fatto benissimo ad annunciare questa iniziativa in una città che, non dimentichiamolo, dagli inizi del Novecento ha sviluppato un fortissima rete di solidarietà. Penso alle cooperative edilizie, alle biblioteche di quartiere, alle farmacie comunali, alle scuole legate alla tradizione sindacale... Imparasse un po’ dal cardinale, certa sinistra».Però la Provincia ha stanziato 25 milioni per i milanesi in difficoltà, e Penati applaude Tettamanzi. «Questo va a suo merito, applaudo al gesto. È proprio in questa direzione che la sinistra si deve muovere se vuole se vuole riguadagnare la credibilità di cui godeva alle sue origini». L’anno vecchio sta finendo, come vede quello nuovo per Milano? «Davvero pesante. E non solo per gli effetti della crisi. Questa è una città, come ha detto qualcuno, in cui non ci sono neppure le fabbriche che crollano: sono crollate tutte prima, a cominciare dall’Alfa Romeo, comprata e poi smantellata dalla Fiat. Le mense per i poveri scoppiano, strutture come quella del Pane quotidiano non ce la fanno più. Ma nessuno fa niente, a cominciare dalle istituzioni. Io penso che l’uscita di Tettamanzi sia anche un modo per richiamare il Comune e gli altri enti a intervenire in modo serio». Per aiutare i poveri? «Certo. Ma io ho in mente il problema gigantesco che stanno vivendo i giovani, ai quali viene dedicata ben poca attenzione per il loro futuro nel lavoro, oltre che nella cultura, a cominciare dal problema della ricerca universitaria, dove invece di trovare assistenza e mezzi adeguati, trovano vuoto e difficoltà estreme. Non parliamo poi della condizione in cui si trovano le scuole d’a rte — accademie e conservatori — e gli enormi ostacoli che incontrano autentiche genialità espressive. Non hanno la possibilità di dimostrare il loro talento». La cultura è un costo, in tempi di vacche magre bisogna tagliare... «Quando ho cominciato io, nell’immediato dopoguerra, non era così, a chi aveva responsabilità pubbliche non mancava la volontà politica di investire su un settore considerato fondamentale per la crescita delle nuove generazioni. Adesso quando si riesce a mettere in piedi nuovi corsi, e non solo all’università, poi bisogna rinunciare perché mancano i fondi. Ma così muore tutto, e a sostituire i giovani che avrebbero qualcosa da dire arrivano imprese che propongono un normale teatro di repertorio e musical di grande successo. A questo livello, a dire poco fallimentare, hanno ridotto non solo Milano, ma tutto il Paese».
(La Repubblica, 27 dicembre 2008)

Il cardinale Tettamanzi: di fronte alla crisi rilanciare solidarietà e responsabilità
Un milione di euro per integrare il reddito dei disoccupati, dei cassintegrati e dei lavoratori per i quali si profila il licenziamento. E’ il fondo, annunciato dall’arcivescovo di Milano cardinale Dionigi Tettamanzi durante la Messa di Natale, per aiutare le famiglie dell’arcidiocesi ambrosiana, la più grande del mondo. Si tratta di un territorio molto colpito dalla crisi economica, con 180 mila persone che rischiano di perdere il posto di lavoro. “Il Natale – ha detto il porporato - ci chiama ad uno slancio rinnovato, ad un supplemento speciale di fraternità e solidarietà”. Ad uno slancio che possa poi essere seguito anche da altre iniziative, come sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco lo stesso cardinale Dionigi Tettamanzi: R. – In occasione di questo Natale, ho voluto – in rapporto alla crisi finanziaria ed economica che si sta profilando e sta ricadendo in particolare sulle famiglie, anche da noi, anche a Milano – ho voluto scegliere come campo di riferimento il campo delle famiglie, in particolare di quelle famiglie nelle quali un membro finisce per perdere il posto di lavoro. Questo fondo è come un “la” che vorrebbe poi dar vita ad un concerto che coinvolge la responsabilità di ciascuno e la responsabilità di tutte le comunità parrocchiali della diocesi e degli uomini di buona volontà. Proprio per promuovere questa sinfonia solidale, oltre allo stanziamento del fondo sono previste, eminenza, altre iniziative per rispondere all’avanzata della crisi economica? E’ chiaro che le possibilità o le responsabilità per venire incontro alle situazioni di povertà sono davvero numerose, sto pensando alle Caritas, alle Acli … Però tutto questo evidentemente è uno scenario che è chiamato ad aprirsi il più possibile e a fare riferimento, davvero, a tutte le risorse che sono in gioco: quindi le istituzioni amministrative, gli industriali, tutte quelle persone che in un modo o in un altro hanno davvero la possibilità di sapere offrire, proprio per venire incontro alle situazioni di povertà. In questo senso, l’appello mio vuole essere un appello a ritornare ad una santa sobrietà che io chiamo “questione di giustizia” prima ancora che questione di virtù. A quale rivoluzione interiore dobbiamo allora affidarci per riscoprire in questo tempo la via della sobrietà? Il riferimento è a Gesù Cristo. A Gesù Cristo che crea dei legami profondi tra di noi proprio grazie alla sua presenza nell’Eucaristia. La rivoluzione interiore è data appunto dalla imitazione di Cristo, dalla partecipazione al suo amore, che è un amore che riceve dal Padre e come tale si vuole rendere visibile e concreto presso tutti gli uomini. Nel messaggio natalizio, il Santo Padre ha auspicato che il Natale possa essere occasione di più grande solidarietà tra le famiglie. Come far crescere ancor di più in Italia e in tutti gli ambiti anche della vita sociale e politica, il seme della solidarietà? La Chiesa vede la famiglia come piccola espressione di se stessa, nello stesso tempo come cellula fondamentale della società, sicché il valore di solidarietà come valore fondamentale della vita di relazione e dunque della vita della società, trova il suo germe e la sua forza di crescita decisamente nello stile di vita che le famiglie sanno avere e in particolare al quale sanno educare i loro figli. Quali luci servono oggi per rischiarare quella che il Papa ha definito “la cara nazione italiana”? Il recupero di ciò che è tipico della nostra nazione, ossia le sue radici tipicamente cristiane; un recupero che significa trovare proprio in queste radici l’energia, il dinamismo, la voglia di farle fiorire e maturare nei gesti di un’autentica fraternità, che esprime il rispetto di ogni essere umano e pertanto dare la possibilità ad ogni vita di svilupparsi secondo quei talenti, quelle responsabilità che Dio Creatore e Padre mette nel cuore di ogni uomo e ogni donna. A proposito di rispetto, di accoglienza, questi ultimi due giorni sono stati segnati in Italia dallo sbarco a Lampedusa di oltre mille immigrati e dal rogo in una baracca ad Ostia costato la vita ad una madre e al suo piccolo. Cosa si può e si deve fare? Occorre richiamare alla coscienza di ciascuno che un qualche cosa può essere fatto, magari di piccolo, di piccolissimo, ma ciò che può essere fatto da ciascuno di noi non può essere delegato ad altri, non può essere trasferito alla responsabilità delle istituzioni. Cominciando a camminare su questa strada così personale ma anche così coinvolgente ed esigente, io penso che non sarà difficile poi dar vita ad una rete di solidarietà e quindi dar vita ad un impegno anche delle istituzioni pubbliche perché non soltanto a livello nazionale problemi così grossi possano essere insieme affrontati e, proprio per questo, anche risolti. Eminenza, come giudica il 2008 e cosa si augura per il prossimo anno? Iniziamo l’anno nuovo sempre ricordando la benedizione di Dio sui popoli: la benedizione di Dio è come una carezza che non manca mai. E allora, io non so se il 2008 sia migliore dell’anno che inizieremo tra pochi giorni; l’augurio mio è che questa carezza sia sentita come una realtà viva, presente. Quindi è l’augurio che rinasca la fede e con la fede la consapevolezza, lucida e gioiosa, che non siamo soli, che non siamo abbandonati ma siamo sempre presi per mano e accompagnati su quel cammino che conduce tutti e ciascuno di noi a quella meta di felicità piena che noi possiamo trovare soltanto nel cuore paterno di Dio.
(Fonte: Radio Vaticana, 27/12/2008)

venerdì 26 dicembre 2008

Liberate le suore rapite in Kenya

Città del Vaticano, 26 dic. (Ign) - "Siano liberate quanto prima le suore rapite in Kenya". E' questo l'appello che papa Benedetto XVI lancia al termine dell'Angelus in San Pietro, nel giorno di Santo Stefano. Un invito esteso anche a tutti gli altri sequestrati del mondo "sia per motivi politici che per altri motivi" in America Latina, così come in Medio Oriente e in Africa e "di cui non sempre si ha chiara notizia". Il Pontefice ha sottolineato come nel periodo natalizio si avverta "più forte la preoccupazione per quanti si trovano in situazioni di sofferenza e di grave difficoltà". Da qui, dunque, il pensiero di Ratzinger alle due sorelle Maria Teresa Olivero e Caterina Giraudo, sequestrate il 10 novembre scorso da un gruppo armato a El Wak, nel nord del Kenya, poi trasferite in Somalia. "Vorrei che in questo momento - ha aggiunto il Benedetto XVI - sentissero la solidarietà del Papa e di tutta la Chiesa. Il Signore, che nascendo è venuto a farci dono del suo amore, tocchi il cuore dei rapitori e conceda quanto prima a queste nostre sorelle di essere liberate per poter riprendere il loro disinteressato servizio ai fratelli più poveri".Inoltre, Benedetto XVI ha invitato "tutti a pregare, senza dimenticare i numerosi sequestri di persone in altre parti del mondo". Una "solidale" preghiera "sia in questo momento per tutti loro di intimo, spirituale aiuto".

giovedì 25 dicembre 2008

sabato 20 dicembre 2008

Papa: Appello ai giovani cattolici

(IRIS) - CITTA' DEL VATICANO, 20 DIC - "Cari ragazzi, voi potete pregare il Signore perché cambi il cuore dei costruttori di armi, faccia rinsavire i terroristi, converta il cuore di chi pensa sempre alla guerra e aiuti l'umanità a costruire un futuro migliore per tutti i bambini del mondo". E' ls preghiera che il Papa ha rivolto a una rappresentanza di ragazzi dell'Azione Cattolica Italiana, ricevuta questa mattina in udienza nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano. "Sono sicuro anche che voi pregherete per me, aiutandomi cosí nel non facile compito che il Signore mi ha affidato", ha aggiunto Benedetto XVI.

venerdì 19 dicembre 2008

Social Card: scadenze ricarica retroattiva

Gli arretrati di ottobre, novembre e dicembre solo per le domande presentate entro il 31
SOCIAL CARD: SOLO POCHI GIORNI PER NON PERDERE 120 EURO DI RICARICA RETROATTIVA

Gli uffici del Caf Acli in tutta Italia restano aperti anche il 29, 30 e 31 dicembre. Appello al Governo: «Spostare il limite al 28 febbraio per consentire a chi ne ha diritto di ottenere il beneficio».
Consegnate finora più di 300 mila card, con un ritmo di 30mila al giorno. La platea di beneficiari previsti era di 1 milione e 300mila cittadini. Sicilia, Campania e Puglia le regioni con il maggior numero di redditi Isee sotto i 6000 euro

Roma, 19 dicembre 2008 - Mancano solo pochi giorni di tempo e centinaia di migliaia di persone potrebbero perdere la possibilità di vedersi ricaricare sulla propria Carta Acquisti i 120 euro previsti dal Governo come finanziamento retroattivo. L'allarme è lanciato dalle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani, che per venire incontro alle richieste di assistenza dei cittadini terranno aperti gli sportelli dei Caf Acli anche tra Natale e Capodanno, nei giorni 29, 30 e 31 dicembre.
Secondo quanto previsto dal provvedimento del Governo, gli arretrati del 2008 - cioè i 40 euro dei mesi di ottobre, novembre e dicembre - saranno versati solo sulle Carte di chi presenta la domanda alle Poste entro il 31 dicembre. Finora le Card consegnate sono state più di 300mila, con un ritmo di elaborazione di circa 30mila al giorno. Ma la platea di beneficiari prevista era di oltre 1 milione di cittadini.
«Il rischio - afferma Paola Vacchina, presidente nazionale del Caf Acli - è che centinaia di migliaia di cittadini, soprattutto i più "bisognosi" che stanno affollando i nostri sportelli, perdano un contributo di 120 euro che gli spetterebbe invece di diritto. Il rimborso retroattivo dei tre mesi - spiega - era stato pensato immaginando l'attivazione della Carta Acquisti dal 1 ottobre. La macchina invece non è partita prima del 1 dicembre. Dobbiamo evitare che a pagare il ritardo siano le persone destinatarie del sussidio. Per questo - dice Paola Vacchina - pensiamo sia ragionevole spostare il limite di tempo per ottenere la ricarica di 120 euro dal 31 dicembre al 28 febbraio».
Il principale requisito per ottenere la Carta Acquisti, oltre all'età - più di 65 anni e meno di 3 anni - è quello del reddito Isee (Indicatore della situazione economica equivalente), che non deve superare i 6000 euro. Su un totale di 5.077.406 dichiarazioni Isee presentate in Italia nel 2007, più di 2 milioni (2.124.236) - secondo una proiezione dell'ufficio studi del Caf Acli - erano quelle che presentavano un reddito inferiore ai 6000 euro. Di queste: 251.426 presentate nelle regioni dell'Italia centrale, 385.148 nell'Italia settentrionale, 1.487.662 nell'Italia meridionale comprese le Isole. La Regione con il numero più alto di dichiarazioni Isee sotto i 6000 euro è la Sicilia (555.111), seguita dalla Campania (472.376) e dalla Puglia (224.111). Quindi il Lazio (149.267), la Calabria (124.343) e la Lombardia (109.865).

mercoledì 17 dicembre 2008

Fini «scivola» su leggi razziali e Chiesa

È polemica dopo il discorso del presidente della Camera Gianfranco Fini a Montecitorio in occasione dell'anniversario dell'approvazione delle leggi razziali. «L'ideologia fascista non spiega da sola l'infamia delle leggi razziali - ha dichiarato Fini in un passaggio del suo intervento -. C'è da chiedersi perché la società italiana si sia adeguata nel suo insieme alla legislazione antiebraica e perché, salvo talune luminose eccezioni, non siano state registrate manifestazioni particolari di resistenza. Nemmeno, mi duole dirlo da parte della Chiesa cattolica». Affermazioni che il presidente della Camera ha ribadito anche nel pomeriggio, nonostante le numerose e trasversali critiche.

Radio Vaticana: «Non è vero». «Non è vero che la Chiesa italiana non si oppose alle Leggi razziali del 1938». Lo afferma la Radio Vaticana sottolineando che «dal mondo cattolico arriva secca la smentita alle parole del presidente della Camera, Gianfranco Fini, che oggi a Montecitorio ha definito le Leggi razziali un'infamia verso la quale neanche la Chiesa cattolica manifestò resistenza». «Mi sembra - dice ai microfoni dell'emittente il professor Francesco Malgeri, docente di storia contemporanea alla Facoltà di Scienze politiche dell'Università La Sapienza di Roma - un'affermazione eccessiva. Le reazioni ci furono e furono immediate, basti pensare all'articolo sull'Osservatore Romano nel quale si denunciava un provvedimento che innanzitutto veniva a colpire il Concordato. Si parla in questo articolo di vulnus al Concordato. E inoltre, tutta un'altra serie di interventi e di prese di posizione che certamente non condividevano il provvedimento che era stato adottato dal governo fascista». Secondo Malgeri negli ultimi tempi «si è particolarmente accentuata questa forma di giudizio, che non tiene conto poi della realtà storica. Penso - conclude - a tutta la polemica che è sorta anche recentemente sulla figura di Pio XII di fronte allo sterminio degli ebrei. Forse bisognerebbe interrogare gli autori di queste polemiche per cogliere il senso e il significato dei loro atteggiamenti».

La replica di Giovagnoli: «La Chiesa le condannò fermamente». «Le dimensioni della tragedia seguita alla promulgazione delle leggi razziali costituiscono ancora una ferita aperta di fronte alla coscienza di tutti e continuano a porre l’interrogativo se si sia fatto abbastanza per contrastarle, ma non vedo ragione alcuna per muovere accuse alla Chiesa, che anzi condannò apertamente e con assoluta fermezza la legislazione antiebraica». Agostino Giovagnoli, docente di storia contemporanea all’Università Cattolica, commenta in questi termini al Sir le dichiarazioni del presidente della Camera Gianfranco Fini, nel 70° anniversario della promulgazione delle leggi razziali, secondo il quale allora la Chiesa non fece abbastanza.

Padre Sale: «Parole sconcertanti». In precedenza era intervenuto anche padre Giovanni Sale scrittore della Civiltà Cattolica definendo le dichiarazioni di Fini «sconcertanti», evidentemente il presidente della camera aveva aggiunta padre Sale «non conosce una pagina di storia nazionale che vede contrapposti Mussolini e Pio XI o forse sono frutto di una "svista", di un cercare un correo a delle responsabilità che il presidente Fini vuole in parte coprire che fanno parte della sua storia, anche se non di quella recente».

(Fonte: Avvenire, 17/12/2008)

LEGGI RAZZIALI: STORICI CATTOLICI A RADIO VATICANA, CHIESA REAGI' SUBITO

(ASCA) - Città del Vaticano - ''La Chiesa reagì subito alle Leggi razziali del 1938'': il Vaticano affida la risposta alle critiche del presidente della Camera Gianfranco Fini a due storici cattolici, Francesco Malgeri e Andrea Riccardi, intervistati dalla Radio Vaticana.''Non è vero che la Chiesa italiana non si oppose alle Leggi razziali del 1938. Dal mondo cattolico arriva secca la smentita alle parole del presidente della Camera, Gianfranco Fini, che ieri a Montecitorio ha definito le Leggi razziali un'infamia verso la quale neanche la Chiesa cattolica manifestò resistenza'', spiega l'emittente pontificia nel servizio, che definisce quelle di Fini vere e proprie ''accuse'' e ricorda come la ''storia abbia visto contrapposti Mussolini e Pio XI, il quale sia contro il razzismo che contro le leggi razziali prese posizione di aperta condanna''. Per Malgeri, docente di storia contemporanea alla Facoltà di Scienze politiche dell'Università La Sapienza di Roma, dire che la Chiesa cattolica non manifestò nessuna resistenza nei confronti delle leggi razziali è ''un'affermazione eccessiva''. ''La Chiesa - aggiunge - deve muoversi su un piano legato anche alla sua collocazione sul piano diplomatico e doveva tener conto anche dei rischi che determinati atteggiamenti, particolarmente forti, potevano avere sul mondo cattolico, sulle popolazioni, sui complessi problemi che in quel momento erano al centro della vita internazionale. Anche in occasione delle Leggi razziali, la Chiesa forse usò in un primo tempo un atteggiamento più prudente, ma non mancano indubbiamente prese di posizione da parte del clero, delle gerarchie ecclesiastiche, di condanna e comunque di presa di distanza molto ferma rispetto a quelle leggi''. Riccardi, invece, fondatore della Comunità di Sant'Egidio e docente di Storia contemporanea presso la Terza Università degli Studi di Roma, definisce quello di Fini ''un buon testo in un momento come questo'', ''una bella presa di distanza'' in un'epoca segnata da ''una risorgenza di antisemitismo, di antigitanismo, di movimenti di destra''. Ma, aggiunge, non è vero che la Chiesa non oppose resistenza alle leggi razziali. ''Resistette come una forza debole quale era la Chiesa in una realtà di regime autoritario. E poi, la Chiesa resistette durante l'occupazione tedesca con l'aiuto agli ebrei. Quindi, mi sembra che la Chiesa, a suo modo, resistette. Il vero, grande problema è che quello era il fascismo, una dittatura che non lasciava spazi e mortificava la libertà''. Più in generale, Riccardi nota come la ''Chiesa del 1938, del 1943, non era la Chiesa di oggi''.

lunedì 15 dicembre 2008

La Russa: Pdl partito di destra e basta

[...] Nei militanti c’è il timore che confluire nel Pdl possa far perdere l’identità alla destra italiana [...]. La Russa, cui certamente non fa difetto l’orgoglio di un’appartenenza più che trentennale, non vede questo pericolo: «E’ normale che in un soggetto che punta al 40% rimangano vive identità diverse e la nostra sarà una di queste. Anche perché il Pdl non è un partito di centrodestra, ma di destra e basta. Così come il Pd è di sinistra e non di centrosinistra. Anche in Italia dovremmo chiamare le cose con il loro nome».

(Fonte: Gazzetta di Mantova, 15/12/2008)

sabato 13 dicembre 2008

Bersani: il decreto anti-crisi è zero

MILANO (13 dicembre) - «Il decreto anti-crisi è zero». Così Pierluigi Bersani, ministro ombra dell'Economia del Pd, torna a bocciare il decreto varato dal governo per combattere la crisi economica. «Bisogna far qualcosa di più del niente che il governo sta facendo, non ci sono nuove risorse e dopo quattro decreti e la manovra finanziaria stiamo ancora chiedendo -conclude Bersani- che si faccia veramente qualcosa di utile per affrontare la crisi». Il ministro ombra chiede che il governo faccia qualcosa in più per quei cittadini che hanno manifestato con la Cgil. Un richiamo poi all'unità nel mondo del lavoro e dell'impresa per affrontare la situazione. Una risposta a Berlusconi arriva da Bersani anche sul tema della leadership del Pd, dopo i sondaggi citati dal premier che vedrebbero Sergio Chiamparino o Renato Soru come uomini preferiti dalla base del Pd.
Letta: Berlusconi offensivo su consumi - E in tema di crisi da Enrico Letta arriva una critica all'invito del premier a spendere. «Il “consumate e spendete” di Berlusconi è veramente offensivo», ha detto il ministro ombra del Welfare, Enrico Letta. «La protezione e la difesa sono il primo tema da affrontare quando si parla di 9 mila esuberi in Telecom, 1.500 alla Micron e migliaia di lavoratori in cassa integrazione alla Fiat». Per letta è possibile destinare immediatamente 5-6 miliardi alle famiglie in difficoltà come «misura di raffreddamento dei mutui», questi fondi sarebbero utilizzabili grazie agli interessi in meno che lo Stato paga sul debito pubblico.
(Fonte: Il Messaggero)

giovedì 11 dicembre 2008

Sarkozy leader migliore, Berlusconi ultimo

Nicolas Sarkozy è il leader Europeo più qualificato tra i 27 capi di stato e di governo dell'Unione Europea secondo il verdetto del quotidiano francese La Tribune, che ogni anno affida la scelta a una giuria di 12 giornalisti (corrispondenti da Bruxelles e esperti di politica europea) di 9 diversi paesi. Ultimo della lista, invece, il leader italiano Silvio Berlusconi.

Più apprezzato in Europa che in Francia, dice il verdetto degli esperti de la Tribune "Sarkozy ha dato prova di un nuovo stile di presidenza dell'Unione, magari non perfetto ma comunque di eccezionale qualità".
Sarkozy, proseguono gli esperti, si è anche distinto per le sue "qualità di leadership e per l'energia con cui ha affrontato delicati dossier come la crisi georgiana o quella finanziaria".
Sul podio, subito dietro Sarkozy, si classificano il presidente dell'eurogruppo Jean-Claude Juncker, il britannico Gordon Brown e la tedesca Angela Merkel.
Quanto ai 'bocciati', gli ultimi tre della lista sono il premier ceco Mirek Topolanek (25esimo), il premier irlandese Brian Cowen e all'ultimo posto, il leader italiano Silvio Berlusconi, definito dalla giuria un "arruffapopolo imprevedibile e egoista".
(Fonte: Apcom)

venerdì 5 dicembre 2008

LE ACLI PER L'ECONOMIA SOLIDALE

Un progetto per diffondere in tutta Italia i Gruppi di Acquisto solidale

Un progetto nazionale per sostenere, promuovere e diffondere, a partire dai propri presidi territoriali, i gruppi di acquisto (Gas) e tutte le iniziative concrete di economia solidale e di consumo responsabile: circoli, spacci, mense popolari, botteghe del commercio equo e solidale, cooperazione sociale antimafia, last minute market. E' una delle risposte concrete delle Acli alla crisi economica, che è anche crisi delle relazioni sociali e solidali. Mettere in rete esperienze e buone pratiche nate spontaneamente sul territorio in questi anni, e rilanciarle in un progetto integrato.
«Per noi che abbiamo un lunga storia popolare, di mutuo aiuto e di "welfare dal basso" - spiega Alfredo Cucciniello, responsabile del dipartimento Pace e Stili di vita delle Acli - è tempo di osare l'economia solidale in modo più coraggioso». Per Soana Tortora, responsabile per le Acli dei temi della legalità e dello sviluppo sostenibile, «si può e si deve stare vicini ai bisogni concreti delle persone senza dimenticare una cultura della responsabilità per tutto ciò che ci circonda».
Promuovere la costituzione dei gruppi di acquisto in tutta Italia significa per le Acli rispondere a diverse urgenze: quella finanziaria per le famiglie che spesso non arrivano alla quarta settimana; quella di esercitare sempre più sistematicamente forme di consumo responsabile, solidale e ecosostenibile; quella di ridare dignità e forza ai produttori di qualità in un sistema economico sempre meno "concreto" e sempre più spesso orientato a tutte le varie forme di speculazione.
Il progetto, presentato oggi a Roma nel corso di un seminario, prevede un percorso di analisi del contesto e di progressiva costruzione dei gruppi d'acquisto, sotto il coordinamento delle Acli nazionali e grazie al know-how acquisito nel tempo dalle esperienze-pilota già presenti nel tessuto associativo.
I dettagli sono illustrati in un quaderno "Un cammino di Economia Solidale", realizzato per l'occasione dal dipartimento Pace e Stili di vita. (pacestilidivita@acli.it; tel. 06 5840269/343).

martedì 2 dicembre 2008

ACLI: A CHI VA IL BONUS? PENALIZZATE LE FAMIGLIE CON FIGLI

Prime elaborazioni del Caf Acli in base ai redditi e la composizione familiare: favoriti i nuclei con 1 o 2 componenti
Roma, 2 dicembre 2008 - Le famiglie con uno o due figli sono quelle che meno potranno usufruire del bonus previsto dal governo. Solo tre famiglie su 10, tra quelle che hanno presentato la dichiarazione Isee nel 2008, rientrano nei parametri previsti dal decreto: 17mila euro di reddito complessivo per i nuclei familiari composti da 3 componenti; 20mila per i nuclei da 4. Va meglio ai nuclei con 1 o 2 componenti.
Sono i dati che emergono dalle elaborazioni realizzate dal Caf Acli sulla base delle dichiarazioni Isee presentate nel corso del 2008 su tutto il territorio nazionale. Un campione di 169,135 nuclei familiari appartenenti a 77 province italiane. Per il presidente nazionale delle Acli Andrea Olivero, «bene ha fatto il governo ad orientarsi verso un parametro familiare per l'assegnazione delle prestazioni, ma i criteri di reddito andrebbero rivisti: quelli adottati, infatti, sembrano penalizzare proprio le famiglie con figli, le più esposte alla crisi economica che stiamo attraversando».
Confrontando il reddito familiare dichiarato e la composizione del nucleo familiare con i parametri di reddito previsti dalle misure del governo si ottiene la stima percentuale di quante e quali famiglie potranno verosimilmente accedere al bonus.
I più avvantaggiati sono i nuclei composti da un solo componente. Tra questi il 74% è sotto la soglia di reddito di 15mila euro e potrà quindi ottenere l'assegno di 200 euro previsto dal consiglio dei ministri. Seguono i nuclei famigliari composti da due persone. Quelli sotto i 17mila euro sono 55% e potranno chiedere quindi il bonus previsto di 300 euro.
Le famiglie, invece, composte da 3 componenti - padre, madre e figlio - che rimangono sotto la soglia di 17mila euro sono il 31%. Il restante 69% - in pratica 7 famiglie su 10 - non potrà ottenere i 450 euro previsti. Stessa percentuale per le famiglie di 4 componenti. Solo 3 su 10 restano sotto la soglia di 20mila euro stabiliti per l'assegno di 500 euro.
Solo un po' meglio va alle famiglie con 3 figli: 4 nuclei su 10 dichiarano con l'Isee un reddito inferiore ai 20mila euro necessari per ricevere il bonus del governo (600 euro). Le famiglie con più di 3 figli - oltre 5 componenti - che restano invece sotto i 22mila euro sono infine il 48%. A loro andranno su richiesta i 1000 euro previsti dal decreto.

domenica 30 novembre 2008

Il Papa ricorda Alcide De Gasperi

Città del Vaticano (AsiaNews) – Dio tocchi i cuori di chi crede che la violena può risolvere i problemi degli uomini. Le vittime di Mumbai e di Jos hanno dato occasione oggi a Benedetto XVI di rinnovare “l’orrore e la deplorazione” per il terrorismo e di pregare “il Signore di toccare il cuore” dei violenti. La preghiera del Papa ha segnato una domenica nella quale Benedetto XVI ha sottolineato l’inizio del tempo liturgico dell’Avvento, ha avuto un ricordo di Pio XII ed ha rivolto un augurio ai fedeli ortodossi del Patriarcato ecumenico. Momenti che hanno scandito la domenica di Benedetto XVI che prima si è recato in visita nella basilica romana di San Lorenzo (nella foto) e poi ha recitato, in piazza San Pietro, l’Angelus, alla presenza di circa 15mila persone.
“Il tempo liturgico dell’Avvento – ha detto al’Angelus - celebra la venuta di Dio, nei suoi due momenti: dapprima ci invita a risvegliare l’attesa del ritorno glorioso di Cristo; quindi, avvicinandosi il Natale, ci chiama ad accogliere il Verbo fatto uomo per la nostra salvezza. Ma il Signore viene continuamente nella nostra vita. Quanto mai opportuno è quindi l’appello di Gesù, che in questa prima Domenica ci viene riproposto con forza: ‘Vegliate!’ (Mc 13,33.35.37). E’ rivolto ai discepoli, ma anche ‘a tutti’, perché ciascuno, nell’ora che solo Dio conosce, sarà chiamato a rendere conto della propria esistenza. Questo comporta un giusto distacco dai beni terreni, un sincero pentimento dei propri errori, una carità operosa verso il prossimo e soprattutto un umile e fiducioso affidamento alle mani di Dio, nostro Padre tenero e misericordioso”.
Dopo la recita della preghiera mariana, il Papa ha invitato i fedeli alla preghiera “per le numerose vittime sia dei brutali attacchi terroristici di Mumbai, in India, sia degli scontri scoppiati a Jos, in Nigeria, come pure per i feriti e quanti, in qualsiasi modo, sono stati colpiti. Diverse sono le cause e le circostanze di quei tragici avvenimenti, ma comuni devono essere l’orrore e la deplorazione per l’esplosione di tanta crudele e insensata violenza. Chiediamo al Signore di toccare il cuore di coloro che si illudono che questa sia la via per risolvere i problemi locali o internazionali e sentiamoci tutti spronati a dare esempio di mitezza e di amore per costruire una società degna di Dio e dell’uomo”.
Oggi, inoltre, “ricorre la festa dell’Apostolo sant’Andrea, fratello di Simon Pietro”. “Sant’Andrea – ha ricordato il Papa - è patrono del Patriarcato di Costantinopoli, così che la Chiesa di Roma si sente legata a quella costantinopolitana da un vincolo di speciale fraternità. Perciò, secondo la tradizione, in questa felice circostanza una delegazione della Santa Sede, guidata dal cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, si è recata in visita al Patriarca ecumenico Bartolomeo I. Di tutto cuore rivolgo il mio saluto e il mio augurio a lui e ai fedeli del Patriarcato, invocando su tutti l’abbondanza delle celesti benedizioni”.
Dell’Avvento, Benedetto XVI aveva parlato anche questa mattina, recandosi in visita all’antica basilica romana di San Lorenzo, per la conclusione dell’Anno lauretano, per i 1750 anni dalla morte del santo.
La visita ha dato occasione a Benedetto XVI di evocare alcuni degli eventi più recenti legati alla storia della chiesa, costruita sotto l’imperatore Costantino. “Cade quest’anno – ha ricordato - il 50° anniversario della morte del Servo di Dio, Papa Pio XII, e questo ci richiama alla memoria un evento particolarmente drammatico nella storia plurisecolare della vostra Basilica, verificatosi durante il secondo conflitto mondiale, quando, esattamente il 19 luglio 1943, un violento bombardamento inflisse danni gravissimi all’edificio e a tutto il quartiere, seminando morte e distruzione. Non potrà mai essere cancellato dalla memoria della storia – ha proseguito - il gesto generoso compiuto in quella occasione da quel mio venerato Predecessore, che corse immediatamente a soccorrere e consolare la popolazione duramente colpita, tra le macerie ancora fumanti. Non dimentico inoltre – ha detto ancora - che questa stessa Basilica accoglie le urne di due altre grandi personalità: nell’ipogeo infatti sono poste alla venerazione dei fedeli le spoglie mortali del beato Pio IX (ultimo papa non sepolto in Vaticano, ndr) mentre, nell’atrio, è collocata la tomba di Alcide De Gasperi, guida saggia ed equilibrata per l’Italia nei difficili anni della ricostruzione post-bellica e, al tempo stesso, insigne statista capace di guardare all’Europa con un’ampia visione cristiana”.

sabato 29 novembre 2008

Sorge: Nuova stagione di impegno politico

(ASCA) - San Miniato (Pi) - ''Si e' aperta la nuova stagione dell' impegno dei cattolici in politica auspicata dal Papa lo scorso settembre a Cagliari''. Lo ha affermato a San Miniato padre Bartolomeo Sorge, intervenendo alla Tre Giorni Toniolo, dedicata a ''Movimento cattolico e popolo di Dio, dalla Rerum Novarum ad oggi''.Sulla scorta delle recenti dichiarazioni rese dal presidente francese Sarkozy in presenza di Benedetto XVI, per padre Sorge, direttore di Aggiornamenti Sociali ''Anche tra i non credenti e tra i politici sta prendendo piede una nuova laicita' positiva, non si e' mai sentito il presidente della laicissima Francia parlare di necessita' della politica di rifarsi ai valori della fede cristiana''. Questo consente di aprire un dialogo ''senza steccati'' sulle questioni globali.Per padre Sorge, dopo l'ultima tornata elettorale, il problema della collocazione partitica dei cristiani e' da archiviare: ''Tra i cattolici deve nascere un movimento dal basso ispirato all' antropologia della dottrina sociale''.Scettico sul futuro del Pd, il gesuita guarda piuttosto alle ragioni che avevano fatto nascere la Rosa per l'Italia e, come ha scritto sulla rivista milanese, guarda con interesse alla nuova idea formulata da Alberto Monticone, di un' esperienza originaria che trovi nei valori della Costituzione repubblicana e nell'azione condotta sulla scorta della dottrina sociale della Chiesa, il fondamento della sua azione: una iniziativa che trovi nelle esperienze civiche locali alimento e denominata provvisoriamente Incipit (Iniziativa civica popolare italiana).Nel 90* anniversario della morte di Toniolo, la VI Tre Giorni della fondazione a lui intitolata intende offrire una riflessione sulla vicenda complessiva del movimento cattolico italiano alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa, che ha avuto con esso un rapporto autenticamente dialettico (basti pensare che la Rerum Novarum segue, non precede, la nascita dell'associazionismo sociale moderno dei cattolici, non solo italiani, risultando, tuttavia, decisiva per il suo sviluppo ulteriore).

giovedì 20 novembre 2008

Made in Italy: dalla formazione al lavoro

Domani a Verona, per Job&Orienta, il convegno nazionale delle Acli

Roma, 20 novembre 2008 - Il "Made in Italy: dalla formazione al lavoro". Questo il titolo del convegno previsto domani mattina alla Fiera di Verona (Auditorium Verdi), nell'ambito della seconda giornata di Job&Orienta, il tradizionale appuntamento dedicato all'orientamento, la scuola, la formazione e il lavoro.
Promosso dall'Enaip, l'ente di formazione delle Acli, il Ministero del Lavoro e la Regione Veneto, il convegno porrà l'accento sul valore della formazione come punto di partenza per una produzione di eccellenza e di qualità per molti dei prodotti a marchio italiano.
Interverranno, a partire dalle 9.30: il presidente nazionale delle Acli Andrea Olivero; il segretario confederale della Cisl Giorgio Santini, il presidente della Commissione scuola e formazione di Confindustria Alberto Barcella; il presdiente di Cnos-Fap Mario Tonini; il presidente dell'Isfol Sergio Travisanato; quindi il sottosegretario al lavoro, salute e politiche sociali Pasquale Viespoli.
E ancora: gli assessori alle politiche dell'istruzione, della formazione e del lavoro delle Regioni Veneto, Elena Donazzan, Lombardia, Gianni Rossoni, Liguria, Massimiliano Costa.
L'incontro, aperto alla partecipazione degli studenti delle scuole, sarà preceduto dalla conversazione dei ragazzi con due giovani "talenti" del made in Italy, i veronesi Damiano Cunego, 28 anni, ciclista vicecampione del mondo 2008, e Silvia Battisti, 19 anni, miss Italia nel 2007.

mercoledì 19 novembre 2008

Famiglia Cristiana accusa il Governo

Nuova, durissima critica di Famiglia Cristiana alle politiche del governo in tema di sicurezza e immigrazione. Mentre al Senato slitta a dopo la Finanziaria il voto sul cosiddetto pacchetto sicurezza, il nuovo editoriale del giornale dei paolini, a firma di Beppe Colle, condanna il contenuto del disegno di legge proposto dal ministro dell'Interno Maroni. Un provvedimento «indegno di uno stato di diritto», lo giudica il settimanale cattolico: caratterizzato da misure «inutili» rispetto «ai fini a cui sono rivolte» ed estremamente difficili «da metterle in pratica da parte di uno Stato la cui giustizia e la cui burocrazia già faticano a tenere il passo delle normali incombenze». Inoltre, aggiunge Famiglia Cristiana, «esse scontano le conseguenze di un'esagerata descrizione della realtà, come ha dimostrato il caso suscitato dalla decisione, presa nel giugno scorso da Maroni, sul rilevamento delle impronte digitali ai bambini rom». Insieme alle ronde e al permesso a punti per gli immigrati, inserite nel pacchetto Maroni su spinta della Lega, il settimanale cattolico non risparmia critiche alla schedatura dei senza fissa dimora, un'altra idea del Carroccio che, ricorda Del Colle, non ha nulla a che vedere con il progetto della Bartolomeo&C, l'associazione fondata da Lia Varesio nel 1980 a Torino, gestita da volontari che tutte le notti uscivano nelle strade per cercare e aiutare i clochard che dormivano sulle panchine o sotto i portici delle stazioni. «Per loro – scrive Del Colle - Lia aveva attuato, in accordo con il comune, la reiscrizione anagrafica, in modo tale che potessero riacquistare un'identità, visto che molti erano stati davvero cancellatì». Un'opera, insomma, che era spinta «da una cultura opposta a quella della paura, del rifiuto del diverso e del ricorso all'autodifesa in cui le ronde rischiano di essere il simbolo di un comportamento che uno Stato di diritto non può e non deve permettersi». Inoltre, osserva il settimanale, molti clochard una dimora «ce l`hanno, anche se non è scritta in nessun registro pubblico: sono le panchine dei giardini in cui passano le notti, rischiando di essere bruciati vivi dai soliti ignoti, come è capitato a uno di loro a Rimini».Immediata, dopo la pubblicazione del giornale paolino, la replica del Carroccio. «Tante polemiche per nulla, ha affermato la deputata leghista Carolina Lussana, vicepresidente della Commissione Giustizia a Montecitorio, secondo la quale le ronde sono una risposta «reale» per garantire la sicurezza e legalità, mentre le critiche di Famiglia Cristiana sono tutte «polemiche ideologiche, come quella già costruita sulle impronte digitali per i rom». A puntellare le tesi di Beppe Colle, che aveva già accusato il governo Berlusconi di essere forte con i deboli (rom e immigrati) e pavido e tollerante con i delinquenti, è intervenuto il deputato del Pd Enrico Farinone, vicepresidente della Commissione Affari Europei della Camera. «L`intero pacchetto – ha sottolineato Farinone – risponde alla necessità di diffondere nella gente un senso di insicurezza. Pensiamo solo alle ronde. Non ci sono paragoni nel resto d`Europa. Davvero il ministro Maroni ritiene che gruppi di persone possano garantire maggiore sicurezza? Non teme che in questi gruppi si possano infiltrare esaltati e mitomani?».
(Fonte: L'Unità)

martedì 18 novembre 2008

Rai: Di Pietro ringrazia Pd e Udc

(AGI) - Roma, 18 nov. - L'Italia dei Valori abbandona la Commssione di vigilanza Rai e affida a Walter Veltroni "il compito di individuare con tutte le altre forze di opposizione una soluzione condivisa, se mai Villari dovesse dimettersi". Lo ha confermato il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro dopo che i due componenti Idv della Vigilanza, Leoluca Orlando e Pancho Pardi, avevano annunciato le loro dimissioni dall'incarico. Di Pietro ha sottolineato che i due membri di Idv non saranno sostituiti e che "Idv andra' in giro per l'Italia per denunciare la pericolosa deriva antidemocratica che si sta realizzando nel nostro Paese". Di Pietro ha sottolineato che la scelta dell' Idv di ritirare la sua delegazione in Commissione di Vigilanza e' stata decisa "prendendo atto del veto posto nei suoi confronti dal presidente del Consiglio, dal governo e dalla maggioranza". Il leader dell'Idv ha aggiunto che non c'e' "nessuna resa dei conti con Veltroni e con il Pd che ringrazio, come ringrazio l'Udc e Casini che coerentemente hanno cercato di mantenere vivo un principio democratico. Non abbiamo niente da recriminare perche' Veltroni e il Pd sono stati vittime come noi, anzi lo stati due volte, perche' offesi dall'esterno e traditi dall'interno". "Non cadremo nel tranello di chi si aspetta da noi una resa dei conti - ha proseguito - usciamo dalla Vigilanza affinche' si assuma la responsabilità di andare avanti e deleghiamo a Veltroni il compito di individuare con le altre opposizioni una soluzione condivisa sulla presidenza, perche' Villari e' il presidente della maggioranza e non dell'opposizione. E' stata stanata cosi' l'ambiguita' della sua posizione perche' ora il suo incarico non ha piu' ragion d'essere, noi considereremo corretta la scelta che fara' il Pd e non interverremo in alcun modo. Naturalmente sempre che Villari si dimetta, perche' se dovesse restare e' chiaro che sarebbe il presidente della maggioranza e non certo espressione di garanzia della commissione". Di Pietro ha quindi annunciato che l'Italia dei Valori, a partire dalla campagna elettorale in Abruzzo, "andra' in giro per il Paese Paese affinche' i cittadini decidano chi ha tenuto un comportamento eversivo, se noi oppure la maggioranza. Nei nostri confronti - aggiunge - c'e' stato un veto da parte della maggioranza e di qualche scheggia dell'opposizione. Chiederemo quindi ai cittadini se e' eversivo il nostro comportamento o quello del premier e dei suoi sodali".

lunedì 17 novembre 2008

Bizzotto: Udc faccia un atto di chiarezza

(ASCA) - Venezia, 17 nov - ''Come può rimanere in maggioranza chi si dichiara nemico del federalismo? Le ridicole esternazioni di Casini contro il federalismo, sono un motivo in più per chiedere all'Udc veneta un atto di chiarezza''. A evidenziare le ''ricadute'' in Veneto, negli equilibri regionali di maggioranza, delle dichiarazioni di Pier Ferdinando Casini in materia di riforma federalista è Mara Bizzotto, consigliere regionale della Lega Nord del Veneto. ''Come possono gli esponenti dell'Udc pretendere di rimanere in maggioranza in Regione - domanda il consigliere regionale vicentina - quando il loro leader si erge a nemico pubblico numero uno del federalismo?''. Secondo Mara Bizzotto ''le parole di Casini spingono sempre piu' l'Udc fuori dalla maggioranza e dalla Giunta dopo la crisi di queste settimane''.''Ovviamente qualunque decisione spetta al nostro segretario federale Umberto Bossi e al nostro segretario nazionale Gian Paolo Gobbo - conclude Mara Bizzotto - ma è francamente difficile poter essere alleati a livello locale con chi rifiuta e persino combatte il federalismo''.

Silvio si è fermato a Trento

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di Marco Damilano – (Fonte: L’Espresso)

Il prossimo boccone si chiama Croce rossa italiana. "La nostra gente è stanca della gestione romanocentrica. I volontari sono in gran parte padani, se si va avanti così rischiamo di perderli. Sarebbe un guaio", ha dettato Umberto Bossi in persona: "Per il futuro bisognerà valutare le capacità manageriali, al Nord ci sono tanti nomi competenti". Traduzione dal padano all'italiano: la Lega punta a commissariare il vertice della Cri e a metterci una persona di fiducia. E non importa che la poltrona da cui si controllano 5 mila dipendenti e un buco di bilancio degno dell'Alitalia sia ambita anche da Alleanza nazionale, con Francesco Rocca, uomo del sindaco Gianni Alemanno. Bossi reclama quella postazione e la otterrà: tra alleati di governo non ci si spara sulla Croce rossa.La Lega pigliatutto è il volto più autentico del centrodestra, ben visibile all'indomani delle elezioni provinciali in Trentino. La sera del 10 novembre, nella sede della Lega di Trento in via di Torre Verde, il deputato bossiano Maurizio Fugatti, stanghette degli occhiali nere colorate di verde, ostentava soddisfazione: "In provincia siamo il primo partito del centrodestra". Lo stesso tripudio espresso dal quotidiano 'La Padania': 'Trento, il Carroccio avanza alle elezioni', ha titolato il giorno dopo i risultati il foglio leghista. E a palazzo Madama, il capo dei senatori padani Federico Bricolo ha chiesto al suo gruppo di applaudire il collega Sergio Divina, candidato alla presidenza della Provincia trentina. Peccato che per il resto del centrodestra la performance elettorale sia stata una catastrofe, con il Pdl bloccato a un misero 12,3 per cento, dopo aver preso il 27,4 alle elezioni politiche del 13 aprile. In termini assoluti la sconfitta è ancora più bruciante: in sei mesi il partito di Silvio Berlusconi ha più che dimezzato i voti, passando dagli 86 mila elettori di aprile ai 33 mila di novembre. La prima sconfitta dell'era berlusconiana, nelle vallate trentine dove l'onda azzurra è stata bloccata dal presidente del centrosinistra Lorenzo Dellai detto il Principe, lui sì un vero tritasassi elettorale, 20 anni al potere, mai un'elezione persa. Un Obama trentino di poche parole, alla guida di una coalizione Pd-Lista civica che piace tantissimo a Enrico Letta e a Bruno Tabacci, i più agguerriti sostenitori della necessità di esportare a Roma il modello trentino: il Pd alleato con un forte partito di centro.
Eppure, fino al giorno prima, i leghisti erano convinti della vittoria di Divina. Avevano in tasca gli ultimi sondaggi che davano il partito di Bossi oltre il 20 per cento, nell'unica regione del Nord dove non aveva mai sfondato. E il Senatur era venuto a benedire il trionfo annunciato: "Domani è il giorno della liberazione, nessuno potrà fermarlo". Accompagnato dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti, volato apposta da Mosca all'Adige per mettere in guardia i trentini: "Con Dellai sono guai".Invece, nei guai è finita l'alleanza Pdl-Lega. Sulla paternità della sconfitta i leghisti non hanno dubbi: "Noi abbiamo triplicato i voti, è il Pdl che è andato giù, molto sotto le aspettative. Se Berlusconi si fosse impegnato in prima persona, avremmo vinto", punta il dito il capogruppo alla Camera Roberto Cota. È la linea del Senatur: senza il Cavaliere il Pdl non esiste. La Lega esiste eccome, invece. Viste dagli azzurri, però, le cose stanno in maniera opposta. "Vuole sapere perché a Trento abbiamo perso? Vada a vedere cosa sta succedendo in Senato", spiega uno dei peones berlusconiani più incavolati. Nell'aula di palazzo Madama in questi giorni si vota sul pacchetto sicurezza ed è un carnevale verde padano. Una sarabanda leghista: ogni giorno un emendamento, ogni votazione una trovata. Prima il permesso di soggiorno a punti per gli immigrati. Poi il registro dei clochard, che obbliga il ministero dell'Interno a schedare i barboni. E ancora, la norma che permette ai comuni di "avvalersi di associazioni tra cittadini al fine di segnalare eventi che possono arrecare danno alla sicurezza o situazioni di disagio sociale e cooperare al presidio del territorio": in altre parole, per la prima volta le ronde padane sono riconosciute da una legge dello Stato, "il nostro capolavoro", quasi si commuove Mario Borghezio, un tenerone. Infine, l'emendamento che prevede referendum locali sui campi nomadi o sulla costruzione di nuove moschee: non si capisce cosa c'entri con la sicurezza dei cittadini, ma è benzina per il motore padano che si assicura nuove, epocali battaglie sul territorio contro nomadi e islamici.
A ogni passaggio si ripete la stessa scena: i colleghi del Pdl mugugnano, ma poi votano disciplinatamente per gli emendamenti leghisti. Mentre i senatori del Nord non ricambiano la cortesia. È bastato che Gianfranco Fini con Massimo D'Alema parlasse di commisssione Bicamerale sulla riforma federale per scatenare l'ira leghista: "Un carrozzone", lo definisce il solito Cota. E di Bicamerale non si parlerà più.
Insomma, è la Lega pigliatutto, la Lega che detta legge e mette gli occhi sulle poltrone che contano: non solo il commissario della Croce rossa. Un'egemonia che fa ballare la maggioranza: i primi a ribellarsi sono stati quelli della Lega Sud, i parlamentari dell'Mpa del governatore siciliano Raffaele Lombardo che da settimane votano sistematicamente contro il governo. An e Forza Italia soffrono in silenzio, almeno per ora. "Da quando è nato il Pdl abbiamo smesso di fare politica", si sfogano gli azzurri, stretti tra il movimentismo del Carroccio e l'attivismo istituzionale di Fini. E gli effetti si vedono: non c'è solo il Trentino a dimostrare che la Lega aumenta i suoi voti e il Pdl li perde. Nel Nord-est, secondo l'ultima indagine Demos, il partito di Bossi raccoglie la fiducia di quattro elettori su dieci, il consenso del Pdl si ferma a quota 34 per cento. Dati che confermano il trend: la Lega toglie voti al Pdl, ma poi non riesce a guidare l'alleanza alla vittoria.In Veneto ci sono ben 11 punti di distacco tra la Lega e il partitone berlusconiano: 42 per cento contro 33. Nella regione dove sta per aprirsi la partita più pesante: Bossi reclama la presidenza della Regione per il sindaco di Verona Flavio Tosi, il Veneto alla Lega è uno dei patti non scritti su cui si regge il governo Berlusconi. Il presidente forzista Giancarlo Galan non ci sta, da tempo ha lanciato l'allarme: "Con la Lega si perde, da Roma non possono dirci cosa dobbiamo fare", il flop elettorale del Pdl in Trentino gli dà ragione. Galan è un grande amico di Dellai, chi lo conosce racconta che ha tifato apertamente per il candidato del centrosinistra contro l'avversario leghista. E ora, il Doge veneto potrebbe seguire l'esempio del Principe trentino: mollare la Lega e fondare un partito territoriale aperto anche ad alleanze con il Pd. Un ribaltone negli equilibri che di certo non lascerebbe indifferente la Lega a Roma. Il Veneto val bene il governo.

(Fonte: L’Espresso, 17 novembre 2008)

domenica 16 novembre 2008

Chiti: Alleanza con Udc è soluzione credibile

(ASCA) - Roma, 15 nov - ''L'alleanza Pd-Udc e' stata la piu' credibile. Ed e' la stessa strada da seguire, sia a livello locale che nazionale''.Ad affermarlo e' il senatore Pd Vannino Chiti, vicepresidente del Senato, in un'intervista al quotidiano 'Liberal' sulle recenti elezioni nella provincia di Trento.''Priorita' programmatiche, obiettivi chiari, persone credibili. Penso che l'Italia abbia bisogno, per realizzare in tutti i campi un'innovazione di cui c'e' bisogno, di una stabilita' -ha detto ancora Chiti- che dia fiducia, dopo anni di contrapposizioni e di coalizioni eterogenee. E penso che questo nuovo centrosinistra, che ha nel Pd e nell'Udc i soggetti fondamentali, possa dare questa risposta al Paese''.''Su un'eventuale partecipazione della maggioranza di Rifondazione, Chiti ha sostenuto che ''alla sinistra del Pd c'e' una situazione abbastanza confusa, la maggioranza di Rifondazione non sembra disponibile a spendersi in una coalizione riformista di Governo, ma se Vendola e Fava volessero partecipare, a quel punto parleranno i contenuti.La compatibilita' va verificata nel merito, e deve essere rigorosa''.Riguardo al rapporto con l' Idv, ''io -ha aggiunto Chiti- penso che quando si sta all'opposizione sia giusto trovare soluzioni convergenti, mentre se si tratta di stabilire una piattaforma programmatica di governo non possono esserci incertezze. Quindi per partecipare a un'azione di governo l'Idv dovrebbe mettere rigorosamente fuori pista ogni indulgenza verso il populismo''.

venerdì 14 novembre 2008

Il re è nudo e il prezzo lo pagano i cittadini

Bruno Tabacci e Francesco Boccia a YouDem

Una gradita novità quella di ieri a Dem mattina, trasmissione in diretta della Tv del PD: a intervenire in studio è stato Bruno Tabacci, elemento di spicco dell'Udc, che ha inaugurato la prima partecipazione di un ospite politico non eletto nel Partito Democratico. Con lui anche il deputato democratico Francesco Boccia a discutere della crisi internazionale, delle misure adottate dal governo e delle prospettive future per l'interesse del paese.La prima battuta è stata relativa all'attuale situazione, critica, in cui verte Alitalia, al blocco delle trattative tra sindacati autonomi e vertici Cai e allo sciopero dei voli. Per Tabacci dopo i grandi festeggiamenti di Berlusconi per l'accordo raggiunto mesi fa ora “il re è nudo il prezzo lo pagano i cittadini. Le inesattezze delle politiche sindacali che si sono comportati come se fossero padroni della compagnia e la confusione con cui si ha governato il passaggio di Alitalia al nuovo soggetto, hanno portato alla crisi attuale”. É un giudizio molto critico quello di Tabacci per cui non si quo pagare un prezzo così rilevante per la chimera del “mito dell'italianità della propaganda di Berlusconi. Oggi si legge che Colaninno vuole come partner straniero AirFrance: un boccone prelibato per 16 amici imprenditori che vogliono cacciare fuori il meno possibile per quello che gli riguarda”. E mentre si discute con l'Ue in merito alla legittimità del prestito ponte ancora si discute “si dimentica che la compagnia francese era disposta a comprare Alitalia ad un prezzo più alto e con maggiori garanzie per i dipendenti. Alla fine AirFrance comprerà la nostra compagnia di bandiera in barba al piano quinquennale Cai con un conseguente vantaggio solo per gli imprenditori”.Anche Boccia è convinto che le vicende Alitalia rappresentino un classico “pasticcio all'italiana”. “Si tratta di propaganda elettorale che si trasforma in decisione politica. E gli imprenditori se ne sono approfittati. Nessuno ha guardato all'interesse del paese ma solo proprio interesse compreso il sindacato che non ha certo garantito gli interessi dei lavoratori. Davvero una brutta pagina di come fare capitalismo, una pagina che apparteneva al passato”.Dopo il sondaggio uscito ieri mattina su “le Rupubblica” ad'opera di Ipr Marketing che mostra il calo di consenso del governo Berlusconi, Tabacci ribadisce come “c'era da attenderselo. Il controllo mediatico sulla stampa è durato troppo. Basta pensare a quello che si leggeva tempo fa sul Corriere della Sera apertamente schierato quando dichiarava 'finalmente un governo che decide'. Tutto questo oggi davanti alla grave crisi che vive il paese rasenta il ridicolo. Qualche anno fa si assisteva alla cattiva coscienza di attribuire tutte le colpe al governo Prodi. Oggi si trovano nuove giustiicazioni. Tutte le volte che c'è Belrusconi al governo si assiste ad un disastro: prima le Torri gemelle oggi la crisi mondiale, fosse che porta sfortuna? Il giudizio critico del paese è destinato a crescere. Le elezioni in Trentino Alto Adige sono un segnale e non un sondaggio”.Proprio le elezioni in Trentino aprono la riflessione su nuovi scenari politici e nuove alleanze. Le porte potrebbero aprirsi per avvicinare il PD e l'Udc. Boccia, in tal senso, ha dichiarato che il Partito Democratico non può essere uno schieramento esclusivo, “l'Udc intercetta consenso storico del paese, che in alcune regioni è determinate. Dal Trentino ci arriva la necessità di fare una valutazione politica profonda che non lasciata ai singoli o a interviste sui giornali”.Sulla possibile alleanza con il PD Tabacci non si sbilancia ma preferisce ricordare come “il sistema elettorale è profondamente sbagliato. La riflessione va fatta cambiando un sistema di voto che da un premio di maggioranza troppo forte anche a chi ha ottenuto solo il 44% dei consensi del paese.L'Italia sta cambiando ma non seguendo le indicazioni del Nord America, bensì quelle del Sud America. L'interpretazione che Berlusconi dà al sistema istituzionale è deleteria. La misura della qualità va cambiata. In quel campo lui è il campione del mondo, infatti si è arricchito solo lui! E gli italiani se ne stanno accorgendo. Sta stravolgendo la costituzione sul piano sostanziale. Ha inaugurato un sistema presidenziale che elimina la figura del Parlamento perché viene suffragata solo dal consenso popolare. Si va verso l'idea argentina di Stato con quello che poi ne consegue. Negli altri stati nessuno gestisce il partito come se fosse proprietà privata, l'esempio viene dalla Germania o Francia”. Insomma Berlusconi continua con il suo pensiero di partito azienda.Condivide il concetto anche Boccia che dichiara “l'errore che non si può più fare è quello di accettare di giocare nel terreno di Berlusconi. In alcuni momenti storici ci siamo andati e abbiamo perso perché è chiaro che in quel mondo è lui che comanda: lui vende sogni e si regala certezze. Questa stagione è finita non per ragioni anagrafiche ma perché è finito un ciclo dove l'Italia arriva vecchia, povera e ripiegata su stessa con disperato bisogno di ripartire e di essere uno snodo vero tra Oriente e Occidente. Il mondo ora è molto più aperto: l'Italia che viene raccontata da Berlusconi è un paese che non c'è, una piccola provincia in difficoltà”. “Il parlamento – continua Boccia – è diventato un votificio a prescindere dalla discussione. È sconfortante vedere che, in commissione parlamentare, anche quando vedi il tuo interlocutore disposto a crederti non può farlo per gli ordini impartiti dall'alto”.Tabacci ha rincarato la dose affermando che Berlusconi nonostante abbia “nelle mani forte maggioranza ha proseguito a legiferare attraverso decreti legge convertiti con il contributo della fiducia. Certo molto efficie per il suo governo ma non per il benessere del paese. L'Italianità viene venduta come obiettivo da raggiungere in deroga a ogni regola con una vera operazione di potere, con Tremonti teorico della gestione e dignitario del pensiero leghista che viene tenuta calma”.Per Boccia c'è una grande sottovalutazione dell'impatto culturale anche – e soprattutto – da parte degli organi di informazione. “Esiste una generazione intera che da 10 anni vive anestetizzata. Il timore di toccare il potere acquisito dal partito di riferimento è troppo forte. E tutto questo in stretto legame con il mondo degli editori”. Per il deputato PD questi verranno ricordati “come gli anni della debolezza strutturale del politica e dove il mondo economico ha determinato la politica e non viceversa come ci hanno insegnato i grandi statisti del passato. Il perimetro dove l'economia dovrebbe agire dovrebbe essere determinato dalla politica”.Tabacci alla domanda su quale prospettive vedesse dopo le elezioni americane, ha dichiarato che è necessaria una revisione del modello di sviluppo mondiale e, soprattutto, analizzarlo in rapporto con la qualità dei prodotti. “Spero che l'elezione di Obama sia un valido contributo al cambiamento. L'alternativa non è rosea, basta pensare che se i cinesi, oggi massimi produttori del low cost - dalla qualità discutibile - volessero cambiare rotta e vivere alla americana sarebbero necessari altri quattro pianeti come la Terra”. A.Dra

(Fonte: www.partitodemocratico.it)

giovedì 13 novembre 2008

Lavoro: Seminario Acli a Bruxelles

«Il riconoscimento dei diritti individuali di formazione è il miglior strumento di sostegno e promozione delle persone, dentro e fuori il lavoro». Lo ha detto il presidente nazionale delle Acli Andrea Olivero, a Bruxelles, nel corso del seminario organizzato dalle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani sul tema: "Conoscenza, lavoro e cittadinanza: condizioni dello sviluppo economico e sociale europeo". Con il contributo dell'Unione europea e dell'Eza, il Centro europeo per le questioni dei lavoratori.
«La formazione permanente - o Life long learning - rappresenta un diritto sociale e di cittadinanza» ha spiegato Olivero. «Ma da fattore di inclusione sociale rischia oggi di tradursi in ulteriore fattore di disuguaglianza. C'è infatti un problema di redistribuzione delle opportunità anche in riferimento alla formazione. Chi oggi riesce ad accedere alle attività di formazione sono i segmenti meno deboli della popolazione, spesso già in possesso di titoli di studi secondari. E' tempo di adottare in Italia una legislazione che riconosca la formazione permanente come diritto civico, realmente esigibile lungo tutto l'arco della vita»

mercoledì 12 novembre 2008

Orlando: Auguravo intesa con Udc in Abruzzo

(ASCA) - Roma, 11 nov - ''Nella vicenda abruzzese c'e' una cosa molto importante da far notare, abbiamo dimostrato che tra Idv e Pd c'e' un'alleanza strategica. Non siamo una corrente del Pd e credo che la forza di questa alleanza nasca proprio dalla diversita' dei due partiti''. Leoluca Orlando (Idv), intervistato da Lucia Annunziata su Red a ''Titoli'', ha commentato anche la mancata alleanza con l'Udc: ''Non dico nulla di segreto, mi auguravo che si potesse andare insieme anche con l'Udc, che pero' ha ritenuto di fare scelte diverse. Ne prendiamo atto''.