domenica 31 agosto 2008

La7 ricorda Enzo Tortora

Lunedì 1 settembre alle 23.15 LA7 ripercorrerà la vicenda giudiziaria e personale che travolse Enzo Tortora a partire dal giugno dell'83 con lo Speciale Omnibus intitolato 'DUNQUE, DOVE ERAVAMO RIMASTI?'. Al centro della serata-evento, registrata in occasione della manifestazione 'VeDrò 2008', un'orazione giornalistica proposta dal direttore del TgLA7 Antonello Piroso che ripercorrerà, con un monologo, il calvario di Tortora citando le date, i fatti e i personaggi che ruotarono attorno al processo e alle successive battaglie del presentatore televisivo, accusato di legami con la camorra esclusivamente sulla base delle false testimonianze di alcuni pentiti.

venerdì 29 agosto 2008

Appello alla comunità internazionale

INDIA: ACLI ADERISCONO AL DIGIUNO DEL 7 SETTEMBRE PER I CRISTIANI PERSEGUITATI

I vescovi indiani come i monaci birmani: «Il coraggio della non violenza»

Roma, 29 agosto 2008 - Le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani aderiscono alla giornata di digiuno e preghiera programmata per domenica 7 settembre dalla Conferenza episcopale indiana in reazione alle gravissime violenze nei confronti dei cristiani nello Stato dell'Orissa. Una forma di protesta pacifica e non violenta scelta coraggiosamente dai vescovi nel solco della tradizione indiana del dharna, per richiamare l'attenzione della comunità nazionale e internazionale sulle tragiche vicende di queste ore e pregare insieme - nelle parole del cardinale Varkey Vithayanthil - "per l'armonia tra le religioni e la pace in India".«Le violenze di questi giorni contro le comunità cristiane non possono essere passate sotto silenzio - afferma il presidente nazionale delle Acli Andrea Olivero -. E' in gioco, in questo grande Paese e in tutto il mondo, la libertà di vivere e manifestare la propria fede religiosa, contro ogni fondamentalismo. Gli omicidi, le distruzioni di chiese e le razzie in conventi e abitazioni, che hanno spinto decine di migliaia di persone ad abbandonare i propri villaggi, ci mettono di fronte ad una violenza cieca, che può essere arrestata solo da un intervento forte del governo indiano, fino ad oggi assente, che deve essere richiesto con forza da tutta la comunità internazionale. Infine la comunità cristiana, ovunque sia presente, deve sentirsi chiamata a condividere le sofferenze dei propri fratelli perseguitati».«Le Acli - continua Olivero - si sono sempre schierate a fianco di chi lotta pacificamente per affermare la propria identità e la propria fede, dai tanti migranti nel nostro Paese fino ai monaci birmani. Chiedono quindi ai propri associati e a tutti i cittadini che condividono i valori della pace e della libertà di unirsi al digiuno promosso dalla Conferenza episcopale indiana per la giornata di domenica 7 settembre. Un gesto di forte valenza sociale, perchè attraverso la propria personale testimonianza si chiede un cambiamento della realtà, un atto di giustizia, ed al contempo si esprime la vicinanza e condivisione con le vittime della violenza. Come cittadini e come cristiani non possiamo rimanere spettatori del male: il digiuno e la preghiera sono per noi atti concreti, politici e spirituali, per dare testimonianza, anche in questo momento buio per la Chiesa indiana, della nostra speranza».



Joan Baez - We shall overcome

lunedì 25 agosto 2008

SCUOLA: INTERPELLANZA PD-UDC-IDV

Il ministro Gelmini "risponda alla Camera sullo stato della scuola italiana, sui pesanti tagli previsti con il Decreto legge 112, sui rischi per le università, soprattutto quelle meridionali, di mantenere l'attuale livello formativo". E' quanto chiedono, in un'interpellanza urgente, cinquanta parlamentari del PD, dell'Udc e di Italia dei valori. Primo firmatario dell'interpellanza è Franco Laratta (Pd), secondo il quale "mentre la Gelmini definisce ignoranti i docenti del sud e rispolvera l'antico grembiulino nero per gli alunni, la scuola affonda sotto i tagli spropositati di cattedre e docenze e le università si apprestano a vivere il momento più difficile della loro storia. E nel frattempo impazza il caro libri, che sta creando gravi preoccupazioni nelle famiglie. E' il momento che il ministro Gelmini risponda con urgenza al Parlamento sulla condizione della scuola italiana e su cosa intende fare per evitare che affondì nel caos". Secondo Laratta, "il ministro Gelmini dovrà dire, inoltre, alle Camere come è possibile aumentare la qualità ed il livello della scuola italiana se nel frattempo il Governo ha deciso di aumentare il numero degli alunni per classe, eliminando il sostegno e riducendo drasticamente il numero dei docenti". (ANSA).

martedì 19 agosto 2008

Lezione di opposizione da Famiglia Cristiana

QUANDO I POLITICI FANNO DICHIARAZIONI SUPERFICIALI E IRRESPONSABILI
DRIBBLARE SUI FATTI VIZIETTO DEGLI ONOREVOLI
A un politico di una certa età, che ha attraversato tutto l'arco costituzionale, dovrebbe essere chiaro da che parte siamo stati e stiamo. Eppure, anziché entrare nel merito dei problemi da noi sollevati, si continua con la facile accusa di cattocomunismo.
Una volta eravamo conosciuti come un giornale di gente coraggiosa, "inviati" che andavano nell’Est europeo, sfidando polizie occhiutissime, a cercare le testimonianze del lungo martirio dei cristiani sotto il comunismo. Uno di noi andò nel luogo natale del cardinale Mindszenty, allora esule volontario nell’ambasciata americana di Budapest, per raccontare la sua vita. Un altro si conquistò la fiducia del cardinale Wyszynski e per primo rivelò e documentò la nascente, eroica resistenza dei cattolici polacchi.
Andavamo in Urss a cercare contatti con il dissenso religioso, portando aiuto in denaro a famiglie perseguitate a causa della fede, in buste chiuse da nascondere agli occhi della polizia. Quando vent’anni fa uscì il libro di uno di noi sul Millennio dell’evangelizzazione della Russia e sulla tragedia delle Chiese cristiane da Lenin fino ad Andropov, si ebbe l’elogio scritto di Giovanni Paolo II. Non siamo mai cambiati nel modo di affrontare le realtà del mondo con spirito di cristiani. Eppure, di tanto in tanto arrivano lettere: siete cattocomunisti. Perché? Perché critichiamo l’attuale Governo, come abbiamo fatto con tutti i Governi, anche democristiani, quando ci sembrava giusto e cristiano farlo.
Adesso la sciocca e inutile trovata di rilevare le impronte digitali ai bambini rom, aggiungendo violenza alla loro esistenza già piena di violenze anche da parte dei genitori, ha fatto scattare l’ira incontenibile di un politico, l’on. Giovanardi (dc, poi udc, ora Forza Italia e sottosegretario). Parlando di Famiglia Cristiana con un quotidiano "in rete", egli ha detto queste incredibili parole: «La maggior parte dei suoi articoli sono faziosi, usano un linguaggio degno dei centri sociali, come il Manifesto e Liberazione. Contesto il diritto di quel settimanale a essere venduto in chiesa e nelle parrocchie. Non rappresenta la vera dottrina della Chiesa e i cattolici se ne sono accorti. Insomma, si è convertito in un organo cattocomunista».
No, onorevole. Non siamo cattocomunisti. Tantomeno "criptocomunisti", come dichiarato dal loquacissimo Gasparri e da altri politici (Rotondi, Bertolini, Quagliariello), senza argomenti. Abbiamo definito "indecente" la proposta del ministro Maroni sui bambini rom, perché da un lato basta censirli, aiutarli a integrarsi con la società civile in cui vivono marginalizzati, ma dall’altro bisogna evitargli la vergogna di vedersi marcati per tutta la vita come membri di un gruppo etnico considerato in potenza tutto esposto alla criminalità.
Se ne sono accorti in tutta Europa, dove resta vivo l’orrore della discriminazione sociale delle minoranze: quella foto del bimbo ebreo nel ghetto di Varsavia con le mani alzate davanti alle Ss è venuta alla memoria come un simbolo. Per questo il Parlamento di Strasburgo e il Consiglio europeo hanno protestato. Esprit ha scritto: «Gli italiani sono incredibilmente duri contro i romeni e gli zingari». Sarà "incredibile", ma è vero. Speriamo che non si riveli mai vero il suo sospetto, che stia rinascendo da noi, sotto altre forme, il fascismo. Esprit non è cattocomunista.
Secondo Giovanardi non rappresentiamo la "vera dottrina della Chiesa". Nessuna autorità religiosa ci ha rimproverato nulla del genere. E lui non ha nessun titolo per giudicarci dal punto di vista teologico-dottrinale. Siamo stati, siamo e saremo sempre in prima linea su tutti i temi eticamente "irrinunciabili": divorzio, aborto, procreazione assistita, eutanasia, "dico", diritti della famiglia; abbiamo condannato l’inserimento dei radicali nelle liste del Pd. E ora basta.
Beppe Del Colle

LA LIBERTÀ DI STAMPA E LA GIUSTA PRECISAZIONE DI PADRE LOMBARDI AUTONOMIA DI GIUDIZIO MA SEMPRE FEDELI ALLA CHIESA
Il giornale cattolico, o cristiano, non è in senso stretto un giornale politico: non è a servizio di alcun partito, né si confonde con una precisa forza politica. Il giornale cattolico è palestra di opinioni, come tutti gli altri giornali, con riferimento alla luce ideale in cui si muove. Nessun argomento dev’essere tabù. Le opinioni possono essere dibattute, confrontate, chiarite, disapprovate, ma sempre in termini di rispetto. Tutti devono poter intervenire, tutti devono esporsi sul giornale. La politica del coprirsi e del coprire non serve a nulla
Mercoledì della scorsa settimana i quotidiani riportano un giudizio favorevole del settimanale statunitense Newsweek sui primi cento giorni del Governo Berlusconi, definiti nel titolo "un miracolo". Il giorno dopo i quotidiani anticipano un altro giudizio di un foglio straniero, il francese Esprit, che sta per uscire, sintetizzato, in un editoriale di Famiglia Cristiana (quello che appare in questo numero a pagina 23), in cui quel Governo è invece criticato.
Normale avvicendamento di opinioni politiche, espresse su riviste autorevoli? La logica vorrebbe che così fosse, ma il giudizio di Esprit è riportato da un settimanale cattolico, il più diffuso in Italia. Dunque, scandalo generale, titoli di fuoco, insulti dalla maggioranza: cattocomunisti, criptocomunisti, manganellatori fascisti. Interviene la Sala stampa vaticana, per bocca del direttore padre Lombardi, il quale precisa: «Famiglia Cristiana è una testata importante della realtà cattolica, ma non ha titolo per esprimere la linea né della Santa Sede né della Cei. Le sue posizioni sono responsabilità esclusiva della direzione».
"Sconfessione", addirittura "scomunica", commenta qualcuno. Beh, no. Pura e semplice verità. Famiglia Cristiana non solo non ha mai preteso di "esprimere la linea" politica della Santa Sede e della Cei, che hanno entrambe i loro giornali, ma ha sempre cercato di conformarsi al detto "in certis oboedientia, in dubiis libertas", confermato dal Vaticano II: totale, appassionata fedeltà alla dottrina della Chiesa, libertà di giudizio sulle vicende politiche e sociali fin dove non toccano i principi e i valori "irrinunciabili" che discendono dal Vangelo. Bastino due esempi tra tanti: i progetti avanzati dal Governo di Romano Prodi circa la legittimazione delle coppie di fatto e la proposta dell’attuale ministro Maroni di rilevare le impronte digitali ai bambini rom (da cui è nato il giudizio di Esprit in una complessa analisi dello stato della democrazia non soltanto in Italia, ma in tutta l’Europa). In entrambi i casi abbiamo ritenuto di non poter tacere la nostra opposizione e accettare l’invito a restare "super partes", che di tanto in tanto ci viene rivolto anche da un certo numero di nostri lettori. Nel giornalismo, "super partes" è poco più di un modo di dire, applicabile molto raramente, se non ci si vuole rassegnare al silenzio. A meno che, cent’anni dopo, non si voglia ripristinare per i cattolici il "non expedit". La democrazia è esattamente il contrario: esprimere in piena libertà i propri giudizi critici, in base a principi e valori – nel nostro caso quelli cristiani – condivisi da molti cittadini.
La stampa cattolica ha in più qualcosa che la differenzia da quasi tutto il resto dei media: non ha alle spalle nessun conflitto di interesse, pubblico o privato, non ha legami, né economici né politici, con nessun gruppo egemonico nella società civile. È più vicina ai poveri che ai ricchi. I settimanali diocesani sono delle Curie, Famiglia Cristiana e le riviste missionarie, e altre, sono edite in genere da Congregazioni religiose. A tutti è riconosciuta l’autonomia di giudizio, e la responsabilità su ciò che pubblicano appartiene alle rispettive direzioni.
Adesso che i cattolici, politicamente divisi, contano sempre meno a destra e a sinistra, è una linea non facile da mantenere. Ha scritto Franco Garelli su La Stampa: «In un tempo di grandi silenzi e allineamenti c’è una forza in queste prese di posizione da non sottovalutare, che ha i suoi costi sociali ma che è foriera di una presenza sociale più partecipe e riflessiva». Ben detto.
(Fonte: Famiglia Cristiana, n°34)

COMPRATE, LEGGETE E DIFFONDETE FAMIGLIA CRISTIANA!

Solidarietà al macchinista licenziato

ROMA. Prosegue la mobilitazione per ottenere il reintegro del macchinista Dante De Angelis che, rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, è stato licenziato dalle Ferrovie per aver parlato pubblicamente dei rischi di incidenti degli Etr. I rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (rls) chiedono con una petizione online a Trenitalia il suo reintegro immediato, definendo il licenziamento un «attacco a tutti gli Rls d’Italia. De Angelis», sottolineano, «ha solo ricordato che i casi di spezzamento degli Eurostar a Milano il 14 e il 22 luglio sono stati incidenti molto pericolosi». La vicenda di De Angelis provoca molte reazioni politiche, e non solo a sinistra: «Il licenziamento», dice il deputato Pdl Amedeo Laboccetta, «al di là del merito della questione sul quale si auspica che la magistratura faccia pronta chiarezza, rivela che in Italia esista un’emergenza ferroviaria fatta di imperdonabili ritardi e insufficienze gestionali. Il licenziamento è una risposta grossolana a problemi seri e gravi». Prende posizione anche l’UDC Maurizio Ronconi: «Se questo dovesse essere il metro» per un licenziamento, dice, «prima di De Angelis sarebbero da licenziare tanti amministratori che non sono ancora riusciti a rendere accettabile il servizio pubblico». «Dichiarare la guerra ai macchinisti, come le Fs sembrano voler fare è atto infausto», dice Ezio Gallori, il leader storico dei Cobas dei macchinisti che ha rivelato il licenziamento, «perché il 50 per cento della regolarità del servizio è dovuta ai macchinisti, al loro stato d’animo, al loro impegno. Per il segretario Pdci Diliberto, il licenziamento «è un provvedimento antisindacale che Trenitalia dovrebbe ritirare». E il vicepresidente dei senatori Pd Luigi Zanda dice che chiedera al governo «di venire in Parlamento a spiegare cosa sta succedendo nelle nostre ferrovie». De Angelis, dal canto suo, dice: «Sono responsabile per la sicurezza: penso che il mio dovere sia dire prima che ci sono dei problemi, di evitare di andare ai funerali».
(Fonte: Il Giornale di Vicenza)

BERLUSCONI BUGIARDO

A SEGUIRE LE DICHIARAZIONI DI BERLUSCONI RESE AI MEDIA ESATTAMENTE UN ANNO FA, IN CUI CRITICAVA I GIORNALISTI "COMUNISTI" DI ESSERSI INVENTATI L'IDEA CHE LUI VOLESSE FONDARE UN NUOVO PARTITO, IL PDL.
L'articolo che segue è del 19/8/2007 ed è stato preso dal sito del tgcom.

Berlusconi:"Nuovo partito? Fantasie"
"Forza Italia rimane insostituibile"

Le indiscrezioni pubblicate dal quotidiano La Stampa sulla ipotesi di dar vita a un nuovo partito è una "fantasia di ferragosto" visto che Forza Italia "resta baluardo della libertà e della democrazia nel nostro Paese" ed è pertanto "insostituibile": così replica Silvio Berlusconi. "Mi auguro - conclude il presidente di Fi - che la scarsità di notizie in questo periodo non induca altri giornali a dedicarsi a queste sfrenate fantasie".
"Leggo sulla Stampa una fantasia di Ferragosto, costruita di sana pianta", si legge nella nota di Berlusconi resa nota dal portavoce Paolo Bonaiuti ai giornalisti che seguono l'ex premier a Porto Rotondo. "Tanto per cominciare, non sarò il 24 agosto a Courmayeur per fondare un nuovo partito. E, per continuare, Forza Italia è il partito che ho l'orgoglio di aver fondato nel 1994 e che resta il baluardo della libertà e della democrazia nel nostro Paese". Il giornale diretto da Giulio Anselmi pubblica nell'edizione di domenica un'intervista a Michela Vittoria Brambilla, presidente dei Circoli della libertà, la quale afferma: "Il Partito della libertà c'è già, si deve soltanto dargli la veste formale". Secondo il quotidiano sarebbe proprio la Brambilla la segretaria della nuova formazione politica che avrebbe dovuto fondare nuovo partito unico del centrodestra per "rispondere alla crisi della politica" e "colmare la grande frattura nata tra Paese e politica, tra cittadini e istituzioni". La Stampa pubblica indiscrezioni secondo le quali Berlusconi "fonderà un nuovo partito", il Partito della libertà appunto, di cui sarà presidente. L'obiettivo è "rimettere in piedi l'Italia", come l'ex premier avrebbe confidato ad alcuni amici in una cena dopo la vittoria del Milan al San Siro del 'Trofeo Berlusconi'. L'annuncio della costituzione del soggetto unitario del centrodestra sarebbe dovuta avvenire venerdì prossimo a una manifestazione a Courmayeur. Tutte notizie però smentite dallo stesso leader della Casa delle Libertà.

(Fonte: http://www.tgcom.mediaset.it/politica/articoli/articolo375739.shtml)

lunedì 18 agosto 2008

Pdl chiude la porta a Santanché e Casini

Roma, 18 ago. (Apcom) - Le porte del Popolo della libertà sono chiuse per Pier Ferdinando Casini e Daniela Santanché, secondo il reggente di Alleanza nazionale Ignazio La Russa.
"Il Pdl nascerà con chi vi ha aderito alle elezioni e finché durerà la fase costituente escludo apporti esterni, così come escludo che anche nel lungo periodo possano aggiungersi nuove sigle", afferma La Russa in un'intervista al 'Quotidiano nazionale'.
Per quanto riguarda la Destra di Storace e Santanché "per entrare in casa d'altri bisogna che qualcuno apra la porta dal di dentro", afferma La Russa senza giri di parole, "invece siamo intenzionati a tenerla chiusa: non li vogliamo". Stesso discorso per l'Udc di Casini. "Sono convinto - spiega La Russa - che lo straordinario successo del governo di questi primi due mesi è frutto della compattezza della coalizione e dell'equilibrio del governo. Mi chiedo cosa sarebbe accaduto sull'immigrazione clandestina e l'uso dell'esercito se l'Udc fosse stata nostra alleata. Avrebbe sollevato inutili polemiche e avrebbe fatto da sponda persino a 'Famiglia cristiana'".

venerdì 15 agosto 2008

GANDHI: "FATE BATTERE I VOSTRI CUORI ALL'UNISONO"

Estratto del discorso tenuto da Gandhi alla Conferenza delle relazioni interasiatiche, New Delhi, 2 aprile 1947. Il testo, recuperato su iniziativa di Telecom Italia, è un omaggio alla riflessione di tutti. Traduzione e commento a cura di Tara Gandhi.

Signora Presidente e amici, [...] lo splendore che vedete e tutto quello che vi mostrano le città indiane non è la vera India. Certamente, il massacro che avviene sotto i vostri occhi, mi dispiace, vergognoso come dicevo ieri, dovete seppellirlo qui. Il ricordo di questo massacro non deve oltrepassare i confini dell’India, ma quello che voglio voi capiate, se potete, è che il messaggio dell’Oriente, dell’Asia, non deve essere appreso attraverso la lente occidentale, o imitando gli orpelli, la polvere da sparo, la bomba atomica dell’Occidente. Se volete dare di nuovo un messaggio all’Occidente, deve essere un messaggio di “Amore”, un messaggio di “Verità”. Ci deve essere una conquista (applausi) per favore, per favore, per favore. Questo interferisce con il mio discorso, e interferisce anche con la vostra comprensione. Voglio catturare i vostri cuori, e non voglio ricevere i vostri applausi. Fate battere i vostri cuori all’unisono con le mie parole, e io credo che il mio lavoro sarà compiuto. Voglio lasciarvi con il pensiero che l’Asia debba conquistare l’Occidente. Poi, la domanda che mi ha fatto un mio amico ieri: “Se credevo in un mondo unico?”. Certo, credo in un mondo unico. Come posso fare diversamente, quando divento erede di un messaggio di amore che questi grandi, inconquistabili maestri ci hanno lasciato? Potete esprimere questo messaggio di nuovo ora, in questa era di democrazia, nell’era del risveglio dei più poveri dei poveri, potete esprimere questo messaggio con maggiore enfasi. Poi completerete la conquista di tutto l’Occidente, non attraverso la vendetta perché siete stati sfruttati, e nello sfruttamento voglio ovviamente includere l’Africa, e spero che quando vi reincontrerete in India la prossima volta ci sarete tutti: spero che voi, nazioni sfruttate della terra, vi incontrerete, se a quell’epoca ci saranno ancora nazioni sfruttate. Ho forte fiducia che se unite i vostri cuori, non solo le vostre menti, e capite il segreto dei messaggi che i saggi uomini d’Oriente ci hanno lasciato, e che se veramente diventiamo, meritiamo e siamo degni di questo grande messaggio, allora capirete facilmente che la conquista dell’Occidente sarà stata completata e che questa conquista sarà amata anche dall’Occidente stesso. L’Occidente di oggi desidera la saggezza. L’Occidente di oggi è disperato per la proliferazione della bomba atomica, perché significa una completa distruzione, non solo dell’Occidente, ma la distruzione del mondo, come se la profezia della Bibbia si avverasse e ci fosse un vero e proprio diluvio universale. Voglia il cielo che non ci sia quel diluvio, e non a causa degli errori degli umani contro se stessi. Sta a voi consegnare il messaggio al mondo, non solo all’Asia, e liberare il mondo dalla malvagità, da quel peccato. Questa è la preziosa eredità che i vostri maestri, i miei maestri, ci hanno lasciato.
M. K. Gandhi
Come voi tutti sapete, L’ONU ha dichiarato il 2 ottobre, data di nascita di Mahatma Gandhi, la Giornata Internazionale della Non-violenza. Oggi Mahatma Gandhi appartiene a tutto il mondo. Siamo nel contesto della celebrazione mondiale di Satyagraha – la verità e la non-violenza – come praticata, sperimentata e vissuta da Mohandas Karamchand Gandhi. Mi chiedo se durante la storia, i concetti filosofici e morali della verità siano stati oggetto di una celebrazione così collettiva e cosciente nel mondo. Satyagraha – non-violenza e verità – sono inseparabili dal coraggio di Mahatma Gandhi. Il coraggio di Gandhi ha ispirato l’amore e la fiducia negli altri. La verità, l’audacia e la compassione saranno sempre rilevanti, e oggi ne abbiamo disperatamente bisogno. È molto significativo ed importante che Telecom Italia non limiti la celebrazione della filosofia di Gandhi al 2 ottobre e che stia pensando di diffondere il suo messaggio a tutto il mondo attraverso il vostro grande e bellissimo Paese: l’Italia, amata da tutti. Personalmente ho compreso la filosofia di Gandhi non come studiosa o storica, ma dalle impressioni dei primi 14 anni della mia vita, quando ero molto vicina a lui e a sua moglie Kasturba. E adesso capisco sempre di più che il messaggio di Gandhi è una sfida diretta per la propria coscienza. Insieme a tutti voi rendo omaggio ai più grandi flussi spirituali e creativi dell’uomo e della natura, del passato e del presente, che hanno mantenuto in vita in ognuno di noi la scintilla dell’amore eterno. Insieme a voi, con l’impegno di onorare tutta la vita questa consapevolezza.
Tara Gandhi Bhattacharjee


DON SCIORTINO, LA SANTE SEDE NON CI SCONFESSA

"Mai ci siamo sognati di rappresentare ufficialmente il Vaticano o la Cei, che hanno loro organi ufficiali di stampa: l'Osservatore Romano e l'Avvenire". Lo afferma il direttore di Famiglia Cristiana, don Antonio Sciortino, rispondendo all'Agi. Per questo, spiega, "la dichiarazione di padre Lombardi è formalmente corretta. Mi pare invece scorretto - aggiunge il sacerdote paolino - se qualcuno volesse interpretare questa dichiarazione come una sconfessione: Famiglia Cristiana, come tutti gli altri organi di stampa cattolici, si ispira al Vangelo e sono in sintonia con la Dottrina Sociale della Chiesa. Noi in particolare - conclude - sui temi di cui si discute abbiamo ospitato con grande risalto gli interventi del presidente dei dicasteri vaticani competenti (Giustizia e Pace e Pastorale delle Migrazioni), il card. Renato Raffaele Martino". (AGI)

martedì 12 agosto 2008

FAMIGLIA CRISTIANA LA VERA OPPOSIZIONE

MILITARI IN STRADA E SINDACI SCERIFFI: IL RISCHIO È UNA GUERRA TRA POVERI
IL PRESIDENTE SPAZZINO NEL "PAESE DA MARCIAPIEDE"

Bene fa il Governo a prendere provvedimenti su annosi problemi (nella foto: Berlusconi a Napoli). Ma riuscirà a fugare il sospetto che quando è al potere la destra i ricchi si impinguano e le famiglie si impoveriscono?
È un "Paese da marciapiede" quello che sta consumando gli ultimi giorni di un’estate all’insegna della vacanza povera, caratterizzata da un crollo quasi del 50% delle presenze alberghiere nei luoghi di vacanza. Dopo vari contrasti tra Maroni e La Russa, sui marciapiedi delle città arrivano i soldati, stralunati ragazzi messi a fare compiti di polizia che non sanno svolgere (neanche fossimo in Angola), e vengono cacciati i mendicanti senza distinguere quelli legati ai racket dell’accattonaggio da quelli veri.

A Roma il sindaco Alemanno, che pure mostra in altri campi idee molto più avanzate di quelle che il pregiudizio antifascista gli attribuisce, caccia i poveri in giacca e cravatta anche dai cassonetti e dagli avanzi dei supermercati. Li chiamano scarti, ma lì si trovano frutta e verdura che non sono belli da esporre sui banchi di vendita. E allora se vogliamo salvare l’estetica, perché non facciamo il "banco delle occasioni", coprendo con un gesto di pietà (anche qui "estetico"), un rito che fa male alle coscienze? Nei centri Ikea lo si fa, e nessuno si scandalizza. Anzi.
Ma dai marciapiedi sparisce anche la prostituzione (sarà la volta buona?) e sarebbe ingeneroso non dare merito al Governo di aver dato ai sindaci i poteri per il decoro e la sicurezza dei propri cittadini. A patto, però, che la "creatività" dei sindaci non crei problemi istituzionali con questori e prefetti e non brilli per provvedimenti tanto ridicoli quanto inutili; e che il Governo non ci prenda gusto a scaricare su altri le sue responsabilità, come con l’uscita tardiva e improvvida (colpo di sole agostano?) della Meloni e di Gasparri, che hanno chiesto ai nostri olimpionici di non sfilare per protesta contro la Cina (il gesto forte, se ne sono capaci, lo facciano loro, i soliti politici furbetti che vogliono occupare sempre la scena senza pagare pegno!).
Tornando al "Paese da marciapiede", ha fatto bene il cardinale Martino, presidente del Pontificio consiglio per i migranti, ad approvare la lotta al racket dell’accattonaggio senza ledere il diritto di chiedere l’elemosina da parte di chi è veramente povero. Il cardinal Martino ha posto un dubbio atroce: la proibizione dell’accattonaggio serve a nascondere la povertà del Paese e l’incapacità dei governanti a trovare risposte efficaci, abituati come sono alla "politica del rattoppo", o a quella dei lustrini?
La verità è che "il Paese da marciapiede" i segni del disagio li offre (e in abbondanza) da tempo, ma la politica li toglie dai titoli di testa, sviando l’attenzione con le immagini del "Presidente spazzino", l’inutile "gioco dei soldatini" nelle città, i finti problemi di sicurezza, la lotta al fannullone (che, però, è meritoria, e Brunetta va incoraggiato). Ma c’è il rischio di provocare una guerra fra poveri, se questa battaglia non la si riconduce ai giusti termini, con serietà e senza le "buffonate", che servono solo a riempire pagine di giornali.
Alla fine della settimana scorsa sono comparse le stime sul nostro prodotto interno lordo (Pil) e, insieme, gli indici che misurano la salute delle imprese italiane. Il Pil è allo zero, ma le nostre imprese godono di salute strepitosa, mostrando profitti che non si registravano da decenni. L’impresa cresce, l’Italia retrocede. Mentre c’è chi accumula profitti, mangiare fuori costa il 141% in più rispetto al 2001, ma i buoni mensa sono fermi da anni. L’industria vola, ma sui precari e i contratti è refrattaria. La ricchezza c’è, ma per le famiglie è solo un miraggio. Un sondaggio sul tesoretto dei pensionati che sarà pubblicata su Club 3 dice che gli anziani non ce la fanno più ad aiutare i figli, o lo fanno con fatica: da risorsa sono diventati un peso.
È troppo chiedere al Governo di fugare il sospetto che quando governa la destra la forbice si allarga, così che i ricchi si impinguano e le famiglie si impoveriscono?

(Fonte: "Famiglia Cristiana", n°32)

lunedì 4 agosto 2008

Forti con i deboli, deboli con i forti

Notti piene e aule vuote: la maggioranza si fa beffe del Parlamento per fare, forse nemmeno del tutto consapevolmente (ma se è così è ancora più grave), la faccia feroce con i deboli e scodinzolare con i forti

Questa mattina Bruno Tabacci è intervenuto nell'Aula di Montecitorio in occasione del dibattito sulla terza lettura della manovra economica del governo Berlusconi. Il video dell' intervento è visibile all'indirizzo internet:
http://video.camera.it/default.aspx?VideoType=wm&banda=1

A seguire il testo dell' intervento dell'On.Tabacci:

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, onorevoli relatori, colleghi, la maggioranza si ritiene così forte da poter ironizzare con l'opposizione sul fatto che essa non sa fare il suo mestiere; oppure, come ha fatto il collega Jannone, si ironizza sul fatto che questi provvedimenti sarebbero stati fortemente condizionati da lavoro costruttivo dell'opposizione. L'ironia è una cosa che mi attrae sempre molto; però, quando è in palese contrasto con la verità delle cose, rischia di concretizzarsi in richiami molto banali.
Noi non abbiamo messo in discussione l'urgenza della manovra, né abbiamo negato la necessità che si determinasse un miglioramento del saldo di finanza pubblica. Anzi, su questo punto faccio l'augurio al Governo di raggiungere gli obiettivi che ancora ieri sera il relatore ha richiamato: 10 miliardi di euro nel 2009, 17 nel 2010, 30 nel 2011. Questi obiettivi sulla carta sono sicuramente importanti, ma di fronte ad una prospettiva così negativa - in presenza di crescita zero - è lecito avere molti dubbi.
Noi abbiamo svolto in queste settimane obiezioni politiche ed istituzionali di metodo e di merito; anche personalmente ne ho lasciato traccia diffusa nei verbali delle discussioni, sia in Commissione sia in Aula. La terza lettura del provvedimento alla Camera ci conferma però che avevamo ragione nelle nostre preoccupazioni, né può essere ridotta, questa terza lettura, a qualche elemento formale: “abbiamo sbagliato qualcosa”. Ho apprezzato peraltro il ragionamento del collega Cazzola sulla sapienza dei costituenti, anche se questo riferimento al bicameralismo andrebbe poi verificato alla luce degli atteggiamenti che le maggioranze hanno: forse basterebbe che le maggioranze, che di volta in volta si alternano, non si sentissero unte dal Signore (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
Ecco, se fosse così, sarebbe un grande passo in avanti, poiché vorrebbe dire che si potrebbe correggere tranquillamente il bicameralismo, introducendo una sola Camera di riferimento politico, senza per questo compiere errori madornali: basterebbe che il dialogo fra maggioranza ed opposizione - un'espressione così abusata - fosse davvero efficace! In queste settimane, invece, del dialogo non vi è stata neppure l'ombra: casomai, mi è parso che, più che del dialogo, l'ombra fosse del diavolo! Ma, com'è noto, il diavolo fa le pentole e non i coperchi! E i risultati si vedono: siamo qui in terza lettura avendo scoperto che i coperchi non coprono esattamente le pentole.
Insomma, non è vero che avete accolto i punti di vista dell'opposizione: avete fatto come avete voluto e addirittura avete poi tentato - sotto questo profilo, confesso che mi ha un po' sorpreso l'atteggiamento del presidente Giancarlo Giorgetti, che è peraltro un collega che stimo molto - di trasferire la responsabilità sull'opposizione, come avete fatto ad esempio sul tema dei contratti precari. Ma se voi stabilite le procedure, le modalità, il percorso, la marcia, non potete poi dire che alle cinque del mattino - io quella mattina non c'ero ma non è che per questo debba essere richiamato - su un percorso che era già stato indicato come sbagliato vi era qualcuno che non aveva l'occhio troppo sveglio: non si procede così, se si vuole costruire un percorso legislativo consapevole! Né si può dire che le notti si sono sempre fatte: le notti, costruite su questo meccanismo legislativo, non portano in alcuna direzione, ma conducono solo a fare confusione. Tant'è che vi sono gli eccessi: le aule vuote e le notti piene. Ma allora, forse, un punto di equilibrio si potrà pur trovare! E il punto di equilibrio si trova quando nel percorso legislativo ognuno viene messo nella condizione di contribuire in qualcosa: perché se si sa che la presenza è inutile, non si fa una scelta di convenienza, ma una scelta di necessità.
Sul piano del metodo istituzionale, avete voluto modificare la legge n. 468 del 1978 con una procedura di un decreto-legge. Avrò detto almeno cinque o sei volte, intervenendo sia in Commissione sia in Aula che quella era una forzatura che portava all'umiliazione del Parlamento e che non avrebbe dato i risultati sperati. È stato necessario il richiamo del Presidente della Repubblica: sono consapevole della diversità di peso e di prestigio, ma sono cose sulle quali vi avevamo richiamato! L'idea che bastasse un decreto ministeriale, un atto amministrativo, per modificare il percorso della legge di bilancio era davvero un fuor d'opera!
Sul piano dei contenuti, poi, si tratta di una manovra di contenimento in cui prevale più la paura che non il coraggio, per citare il titolo del libro di Tremonti. E poi vi sono i roboanti proclami - la Robin tax, la perequazione fiscale, la carta sociale, la tessera dei poveri - che fanno dire a Berlusconi «Noi facciamo una politica di sinistra»: a me quello sembra un annuncio obliquo e un po' irridente! Non perché un Governo di destra non possa fare una politica di sinistra (è avvenuto nelle migliori democrazie): ma stupisce che questo venga accentuato ed enfatizzato come se fosse una linea! Il che, peraltro, ha fatto storcere il naso ai colleghi di AN, che si sono cominciati a chiedere: «Beh, se il Governo fa una politica di sinistra, noi che ci stiamo a fare?». Vedete quali effetti contraddittori vengono dalle parole!
E poi, la riserva dei manifesti ideologici della Lega! Mi fa piacere che siano entrambi in aula il collega Fugatti e il presidente Giancarlo Giorgetti. Fugatti è un parlamentare molto attivo, che si è concentrato molto sulla manovra; diversamente - ho letto in una sua intervista - egli dice che avrebbe potuto lanciare molti altri provvedimenti di legge e fare molto di più. Beh, collega, io ho apprezzato quel che lei ha fatto: è già molto! Immagino che lei interpreti perfettamente talune intuizioni del presidente Giorgetti, ma vorrei che queste cose fossero esplicite.
L'intervento sulle autorità indipendenti non è stato uno scivolone: lo avete costruito a tavolino. Voi volete cambiare il ruolo delle autorità indipendenti in agenzie di Governo: è un errore clamoroso! Anche quello sui servizi pubblici locali, non è stato uno scivolone: è stata una scelta fatta a tavolino. Voi avete l'idea che per difendere il ruolo che la Lega ha in alcune amministrazioni periferiche ci possa essere una doppia realtà: a Roma si privatizza, mentre in periferia si ripubblicizza. È un errore grave! Quanto agli immigrati poi, le fobie sugli immigrati travolgono anche i diritti degli italiani perché determinano una confusione legislativa, politica ed istituzionale. E così le correzioni talvolta sono peggiori del buco creato e non tutte le cose risultano come dovrebbero essere!
L'onorevole Cazzola ci ha dato la dimostrazione pratica che sono intervenuti contrasti neppure irrilevanti all'interno del Governo; di qualcosa avevamo avuta contezza leggendo qualche intervista del Ministro del lavoro, ma lei ha esplicitamente spiegato come avete concorso a correggere alcuni errori. Queste cose si possono fare senza metter fuori i manifesti! Si può discutere su queste cose e si può anche avere un'idea sul tipo di immigrazione da rendere esplicita nel nostro Paese, però lo si deve fare con la necessaria intelligenza.
Il fatto che oggi voi nascondiate in misura evidente contrasti che sono, invece, di tutta evidenza vi porterà incontro nel prossimo autunno, a mio giudizio, a qualche ulteriore sorpresa. Stesso discorso vale per i tagli lineari della spesa: si trattano in modo analogo cose profondamente diverse. Quando non c'è selezione e la ricerca puntuale della qualità della spesa si determinano inevitabilmente nel Governo contrasti, che per ora sono sopiti dal timore del peggio. Ho sentito anche ieri il Ministro per i beni e le attività culturali dire: ma perché dovete tagliare proprio a me, che esprimo un'identità importante del mio Paese, il patrimonio culturale? Ognuno di questi colleghi del Governo ha buone motivazioni, solo che un'azione lungimirante non può essere la sommatoria delle legittime aspettative dei singoli responsabili! Bisogna svolgere un'azione molto delicata e difficile, e cioè un'azione selettiva che emerge da una cultura di Governo e dalla capacità di indicare una strada: un taglio lineare non origina una cultura di Governo, ma è un taglio lineare brutale! Si tratta, peraltro, del preannuncio di un taglio che, di per sé, non determina, come effetto, quello del contenimento della spesa. L'economia va male, ma non si cambiano le attese evocando la crisi del 1929; non è sufficiente fare ciò e mi pare anche che sia del tutto sbagliato.
Quanto alla modifica dell'articolo 20 in materia di requisiti per percepire l'assegno sociale, ricordo che l'assegno sociale è una prestazione assistenziale per i residenti in Italia con oltre 65 anni. Già la Camera aveva sbagliato, con una forzatura evidentissima, raddoppiando da cinque a dieci anni il periodo di soggiorno legale nel territorio nazionale, e le modifiche introdotte dal Senato con riferimento al requisito di aver prestato legalmente attività lavorativa con un reddito almeno pari all'assegno sociale per almeno dieci anni hanno inciso anche sui diritti dei cittadini italiani (da cui la necessità di tentare un'interpretazione che fosse più aderente alle esigenze di coloro che si trovano in tali condizioni). Ma io vi domando: i cittadini extracomunitari che lavorano in nero a tre o quattro euro all'ora che cosa sono, i moderni schiavi? Onorevole Fugatti, sono forse questi gli schiavi dell'area più ricca del Paese? Quei 2,5 - forse 3 - milioni di lavoratori che fanno i mestieri che né noi né i nostri figli intendiamo più fare che cosa sono, gli schiavi moderni? Per questi non è previsto l'assegno sociale? Vi vantate che questi il giorno devono lavorare e la sera, quando andate al bar, vi vantate di essere rigorosamente xenofobi, poiché questa fobia porta nella direzione sbagliata? Ma cosa faremmo, anche nella ricca Padania, se non avessimo il supporto di centinaia di migliaia di lavoratori che svolgono attività nel comparto dell'edilizia, ma non solo (bisognerebbe infatti andare a vedere nelle valli bresciane e in quelle bergamasche, dove si trovano anche delle fabbriche importanti, per capire di che cosa si tratta)?
Non mi riferisco solo ai caseifici padani, quelli che producono il reggiano o il padano ma anche a quelli che svolgono lavori in settori importanti, compresi i metallurgici. Di questi cosa ne facciamo? Voi fate la faccia feroce con i deboli, ma siete deboli con i poteri forti. Con le banche, con i banchieri, con i concessionari, con i petrolieri, voi non contate niente perché proprio negli ultimi giorni, sotto il vostro naso, con la vostra compiacenza, ma del tutto inutile, si è compiuta la definizione di una nuova governance in Mediobanca che cambia gli assetti politico-economici del Paese in maniera radicale. Ma forse neanche ve ne accorgete o fate finta di non avvedervene. Comunque, è irrilevante che in quei giorni non vi sia stata una presa di posizione da parte di un solo politico della maggioranza su argomenti di tale natura, nel momento stesso in cui veniva fuori la vicenda dell'Alitalia che è la cartina di tornasole.
In ordine alla vicenda dell'Alitalia, in realtà, avete preparato un piatto molto divertente a questi «grandi imprenditori coraggiosi» che fanno la replica degli imprenditori padani (anche quelli dovevano essere coraggiosi). Voi non mettete le mani nelle tasche dei cittadini, ma davvero? Allora come coprirete i 5 mila esuberi? Mettendo le mani nelle tasche dei cittadini con la fiscalità generale attraverso la cassa integrazione guadagni straordinaria! E poi i debiti di Alitalia dove li collocherete? Metterete le mani nelle tasche dei cittadini italiani intervenendo con la fiscalità generale! Però, vi sono gli imprenditori coraggiosi, quelli che mettono una fiche e che magari la possono tenere per 18 o 20 mesi. Cosa faranno tra 20 mesi? La venderanno ai francesi? Mi auguro che svolgerete una gara perché non potete pensare di trasferire l'Alitalia così. Ci potrebbero essere dei nuovi gruppi che, nelle condizioni mutate, sono interessati. È un affare che si veda ad occhio nudo. Potrebbero puntarci anche i figli di Berlusconi. Lo aveva già detto. Ma è chiaro che una società costruita in tali termini diventa molto appetibile e interessante. Pertanto, lo ripeto, fate la faccia feroce con i deboli, ma scodinzolate nei confronti dei poteri forti rispetto ai quali avete indubbiamente inventato la Robin Hood tax (si tratta di una bella invenzione comunicazionale); ma tali poteri, in realtà, non li ho visti tremebondi anche quando li abbiamo auditi: non ho visto impallidire i banchieri dinanzi alle minacce di Tremonti, ma sono rimasti assolutamente sicuri.
Lo stesso vale in ordine all'articolo 21, vale a dire le modifiche alla disciplina del contratto di lavoro a tempo determinato. Il datore di lavoro è tenuto unicamente a indennizzare il lavoratore. Inoltre, prevedete che tale norma si applichi unicamente ai giudizi in corso. Penso che sarebbe meglio sopprimere tale disposizione ma poiché si deva andare in vacanza non vi è il tempo per farlo. Tuttavia, vi consiglio di compiere un ulteriore approfondimento e un'ulteriore valutazione, perché la norma introdotta determina un contrasto con il principio di ragionevolezza di cui all'articolo 3 della Costituzione.
Concludo il mio intervento svolgendo ancora una riflessione sui profili preoccupanti dell'articolo 60 da noi sollevati più volte. La Camera aveva previsto la possibilità di effettuare rimodulazioni con decreti del Ministro dell'economia e delle finanze, in contrasto con l'articolo 81 della Costituzione. Non so se gli altri componenti del Governo si siano pienamente accorti di tali questioni. Presumo che vi sia un patto, più o meno tacito, e forse se ne accorgeranno o forse sono molto disattenti. Ora, con l'ulteriore modifica introdotta nel corso dell'esame al Senato i suddetti decreti perderanno efficacia fin dall'inizio se il Parlamento non approverà la corrispondente variazione in sede di esame del disegno di legge di assestamento. In altri termini, si tratta di un recupero del potere parlamentare. I Parlamenti nascono e originano non solo dal problema delle tasse ma anche dalla decisione in ordine alle spese, perché altrimenti non vi sarebbe ragione di tenere in piedi un'Assemblea come la nostra. Si trattava di un aspetto di tutta evidenza. Altro che sperimentazione! Tremonti ha fretta e pertanto vuole sperimentare in questo esercizio e nel prossimo. In realtà, voleva mettere il bavaglio ai suoi Ministri. Ma il bavaglio si mette sul terreno della politica! Credo che quando si è convincenti si riesce a spiegare un Governo che ha una linea, una direttrice, una capacità di convincere i propri concittadini che è bene in questo momento tagliare le spese in maniera intelligente, dare ad esse profondità e qualificazione dal momento che è nell'interesse generale che si deve fare ciò.
Se voi non avete fatto questo lavoro politico, potete davvero pensare che basta introdurre una norma in via sperimentale per risolvere il problema? È chiaro che ci sarà un inghippo, un inceppo, di fronte al primo assestamento il problema si porrà. Allora, non siete stati neppure saggi, né preveggenti su questa posizione. Tutte queste ragioni ci portano a dire - ho concluso - che non siamo stati disattenti sulla manovra del Governo, siamo stati presenti e molto impegnati. Quindi, non permettetevi più di dare questi giudizi sommari nei confronti dell'opposizione. Infatti, anche quando quest'ultima viene fatta con una soavità di tratto o senza mai assumere atteggiamenti provocatori o senza abbandonare l'aula o senza fare ostruzionismo, ciò non significa nulla: solo gli smemorati non hanno ben presente che le parole hanno un loro peso e una loro forza. Ma quelli che non lo sono dovrebbero ricordarsi che poi le parole valgono perché ritornano. C'è un ritorno della parola.
Le cose dette, infatti, hanno un loro valore a futura memoria, anche per le istituzioni, che hanno una loro vita e una loro continuità. Considero che questa terza lettura smascheri un po' degli infingimenti che avete introdotto in questo luglio così operoso. Vedremo adesso quali saranno gli effetti di questa vostra operosità. Ovviamente l'augurio ve lo faccio sincero perché guardo all'interesse generale del mio Paese. Se debbo giudicare i vostri comportamenti politici, la mia critica è molto radicale e severa. Ma di questo ci sarà sicuramente tempo per parlare nuovamente (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).

Accadde ieri

Nel 1974 a San Benedetto Val di Sambro sulla linea ferroviaria Firenze - Bologna, in prossimità dell'uscita dalla lunga galleria appenninica un ordigno ad alto potenziale esplose all'1:23 nella toilette della vettura numero 5 del treno Italicus, affollato di gente che si stava spostando per le vacanze estive. I soccorsi, difficilissimi nel buio del tunnel, estrassero dalle lamiere del treno 12 morti e 44 feriti. L’attentato è noto come tragedia dell'Italicus e riconducibile alla strategia della tensione che tentò di destabilizzare la democrazia in Italia. Sul treno era salito anche Aldo Moro in procinto raggiungere la famiglia in vacanza in Trentino, ma era poi sceso prelevato da alcuni funzionari per condurlo a firmare alcune carte al Ministero. Ordine Nero rivendicò l’attentato attraverso un volantino che minacciava altro sangue: “Abbiamo voluto dimostrare alla nazione che siamo in grado di mettere le bombe dove vogliamo, in qualsiasi ora, in qualsiasi luogo, dove e come ci pare. Vi diamo appuntamento per l'autunno; seppelliremo la democrazia sotto una montagna di morti.”
(Fonte: 55news)

sabato 2 agosto 2008

AESSE: CLANDESTINO A CHI?

Storie di "pericolosi irregolari" nel nuovo numero della rivista delle Acli
Il presidente Olivero sulla politica di piazza «prolungamento della televisione»

Negli ultimi mesi la presenza di immigrati senza documenti nel nostro Paese sembra essere diventato il vero problema del Paese. L'esercito nelle strade. Lo stato di emergenza nazionale proclamato in tutto il territorio. Ma a chi ci riferiamo quando parliamo di irregolari? Provano a spiegarlo nelle Acli nell'ultimo numero di Aesse (Azione sociale), il mensile associativo da oggi consultabile anche online, che dedica a questo tema la copertina e il primo piano: "Clandestino a chi?", storie di "pericolosi irregolari" in Italia.
Le altre storie raccontate in questo numero: i ragazzi minorenni del carcere di Nitida: "All'inferno ci sono già stato"; la vita delle famiglie "extralarge"; i giovani italiani in Australia. Le esperienze positive di Scommessa Italia: l'orto dei non vedenti a Torino. Dalle Acli di Venezia, i "Gas che fanno bene", i gruppi di acquisto solidale che permettono alle famiglie di risparmiare, tutelare l'ambiente e sostenere le piccole imprese locali. Dalle Acli di Milano, la rivista bilingue Albanoi, per favorire l'integrazione tra italiani e albanesi.
Gli editoriali. Il presidente delle Acli Andrea Olivero sui rischi della politica in piazza, «che può essere strumentalizzata da parte di chi non ha interesse che siano i cittadini a far sentire la propria voce, ma al contrario che tutti ascoltino la loro. In una situazione di democrazia mediatica (...) la piazza diviene un prolungamento della televisione, un fondale per lo spettacolo di una minoranza». L'economista Luigi Campiglio sull'impennata inflazionistica, che riguardando soprattutto i beni alimentari, gli affitti e i trasporti, «riduce in misura maggiore il tenore di vita delle famiglie con i redditi più bassi». Quindi Roberto Della Rocca, dell'Associazione italiana vittime del terrorismo, che racconta l'altra faccia degli "anni di piombo", quella poco illuminata dai riflettori dei media, il silenzio, il dolore e la dignità dei familiari delle vittime che chiedono giustizia contro chi tenta di indurre all'oblio la memoria collettiva.
(Comunicato Stampa: www.acli.it)