Con un editoriale in prima pagina sul 'Foglio', Giuliano Ferrara critica severamente Silvio Berlusconi per la gestione delle vicende che lo hanno coinvolto nell'ultimo mese e mezzo. "Può essere che abbia ragione" Berlusconi a denunciare un "piano eversivo contro di lui", scrive l'Elefantino, ma "il problema è che le armi affilate di questa campagna provengono tutte da Berlusconi in persona e dal suo entourage".
Elenca Ferrara: "Una licenziosità di comportamento difficile da classificare e che abbiamo cercato di spiegare e difendere su queste colonne fin dove possibile, uno stile di vita esposto comunque ai noti meccanismi di condizionamento e di ricatto, vero o falso che sia il singolo racconto scandalistico, che sono l'eterna tentazione di coloro che frequentano in condizioni non perfettamente trasparenti gli uomini pubblici". E poi "un'autodifesa spesso risibile, esposta al ludibrio della stampa italiana e internazionale, difficile da capire nella logica di uno staff compos sui, capace di fare il proprio mestiere".
Ultimo esempio l'"utilizzatore finale" utilizzato da Ghedini: "Una bestialità culturale e civile" che "riduce la storia in cui si cerca di invischiare il suo cliente, il che è veramente grave, a qualcosa di simile a quella che capitò all'onorevole Cosimo Mele". A giudizio di Ferrara, però, il premier "non può comportarsi come un deputato di provincia preso con le mani nel vasetto della marmellata".
'Il Foglio' mette il premier davanti a un'alternativa secca: "O accetta di naufragare in un lieto fine fatto di feste e belle ragazze, oppure si mette in testa di ridare il senso e la dignità di una grande avventura politica" all'insieme delle sue opere". Perché "il premier non si fa rappresentare da dichiarazioni slabbrate, non naviga per settimane tra mezze bugie che alimentano sospetti anche e soprattutto sugli aspetti più candidi del suo comportamento, non si dà per accessibile al primo che passa".
Al contrario "un capo di governo parla al Paese, agisce sulle cose che contano, evita di farsi intrappolare nello scandalismo, parla un linguaggio di verità". Altrimenti, avverte Ferrara, "si andrà avanti con questo clima da 24 luglio permanente", ovvero la vigilia del Gran Consiglio che determinò la caduta di Mussolini, "in un clima di sospetti arroventato anche da una classe dirigente di maggioranza e di governo attenta alle proprie convenienze e opportunisticamente piegata, orecchio a terra, a captare i rumori e i rumors di un imminente declino".
(Fonte: RaiNews24)