Roma - Una veglia per ricordare le "vittime della speranza". Per il terzo anno consecutivo Acli, Centro Astalli, Caritas Italiana, Comunità di Sant'Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Fondazione Migrantes, organizzano una preghiera ecumenica in memoria delle vittime dei viaggi verso l'Europa ("Morire di speranza") . Oggi, giovedì 25 giugno, alle ore 18.00, nella Basilica di Santa Maria Trastevere a Roma, presieduta dal vescovo Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Partecipano comunità e associazioni di immigrati, rifugiati e organizzazioni di volontariato.
Nei primi quattro mesi del 2009 - secondo dati attendibili - i morti nel Canale di Sicilia sono stati 339. In tutto il 2008 erano stati 642. Dal 1988 le morti documentate dalla stampa internazionale sono state 14.661, tra cui si contano 6.327 dispersi. «Pregare per questi uomini e queste donne - scrivono gli organizzatori della veglia - vuole dire anche accendere i riflettori su una situazione che va sempre più aggravandosi».
«Sono ancora tragicamente troppo pochi coloro che riescono ad arrivare alla meta: molti, nessuno sa quanti, non ce la fanno nemmeno a raggiungere le coste nordafricane perché muoiono nella lunga traversata del deserto. Altri trovano la morte in quella striscia di mare che divide l'Africa dall'Europa. Sono uomini e donne in fuga dalla fame, dalla guerra, dalle persecuzioni per le quali in molte parti del mondo ancora si muore. Sono esseri umani talmente disperati da rischiare di mettere a repentaglio la loro stessa vita pur di arrivare alle soglie della salvezza che l'Europa per loro e i propri figli rappresenta».
Le notizie delle ultime settimane sui respingimenti in mare da parte del governo italiano verso la Libia - continuano gli organizzatori - «sono fonte di grave preoccupazione». «Le centinaia di persone tra cui donne e bambini, oltre ad aver rischiato la vita in un viaggio ai limiti della realtà, vengono accompagnati - contro le principali norme del diritto internazionale e del mare - in un paese che non garantisce il rispetto dei diritti umani fondamentali. Di molti purtroppo non si hanno più notizie».
«Dimenticare, rimuovere, rassegnarsi alla normalità delle tragedie dell'immigrazione - concludono - vuol dire lasciare morire ancora una volta le vittime in viaggio verso l'Europa: 'le vittime della speranza'».