Olivero: «Misure ingiuste e controproducenti, favoriscono clandestinità e insicurezza»
Roma, 23 settembre 2008 - «Stupisce davvero come neppure più la Chiesa sembra venire ascoltata da questo Governo sul tema dell'immigrazione». Il presidente nazionale delle Acli interviene con un giudizio severo sui contenuti dei decreti legislativi approvati questa mattina dal Consiglio dei ministri riguardanti i ricongiungimenti familiari e le procedure per il riconoscimento dello status di rifugiato. «Proprio ieri - commenta Andrea Olivero - il cardinale Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale, aveva chiesto "risposte positive" per un'integrazione sociale "equilibrata" a partire dalle domande di ricongiungimento familiare. Il Governo invece - insensibile a questi richiami così come alle tragiche vicende dei giorni scorsi a Milano, piuttosto che a Castelvolturno - risponde con un inasprimento assolutamente ingiustificato dei requisiti per ottenere il ricongiungimento degli immigrati regolari con i propri familiari. E persino per quanto riguarda i rifugiati, si predispone un inasprimento delle misure nei confronti dei richiedenti, quando ancora manca in Italia, unico paese in Europa, una legge che regoli seriamente il diritto d'asilo».
«Il peggio - continua il presidente delle Acli - è che queste misure restrittive non sono solo ingiuste, ma controproducenti. L'inasprimento delle procedure per l'entrata o la permanenza regolare nel nostro Paese non fa altro che aumentare il tasso di immigrazione clandestina, aggiungendo ai nuovi arrivi - che sono tutt'altro che cessati, al contrario di quanto profetizzava in primavera il Governo - le situazioni di ritorno alla clandestinità causate dalla lentezza burocratica. La vicenda del decreto flussi, in questo senso, è un esempio fin troppo lampante».
«Ma soprattutto - conclude Olivero - ostacolare il ricongiungimento familiare significa boicottare lo strumento principale di integrazione sociale degli stranieri in Italia, con tutte le conseguenze che ciò comporta sul piano della dignità delle persone, del futuro delle cosiddette seconde generazioni e della stessa sicurezza dei cittadini».
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