venerdì 12 settembre 2008

Sintesi convegno Acli a Perugia

DESTRA E SINISTRA: PER 1 ITALIANO SU 2 "NON CONTANO ORMAI NULLA"

“Contano solo i risultati”. Le parole della politica perdono il legame con le origini: il federalismo? È di destra; l’uguaglianza resiste a sinistra. I sentimenti nei confronti della politica: rabbia, sconforto, disgusto, ma anche speranza. Il voto secondo i valori: al primo posto la famiglia

Perugia, 11 settembre 2008 – Arrabbiati, sconfortati, ma non senza speranza. A pochi mesi dal voto che ha sconvolto gli assetti politici tradizionali – con la scomparsa dal parlamento di sigle e partiti storici e l’insediamento di un governo “forte” – le Acli sondano i sentimenti degli italiani nei confronti della politica con un’indagine di cui anticipano oggi alcuni risultati.
L’occasione è l’apertura del tradizionale appuntamento nazionale di studi dell’Associazione – a Perugia, da oggi fino al 13 settembre – dedicato alla crisi dei contenitori tradizionali della politica e al futuro della democrazia. “Destra e sinistra dopo le ideologie. Democrazia rappresentativa e democrazia d’opinione” è il titolo del Convegno giunto alla sua 41° edizione. L’indagine esplorativa – i cui risultati complessivi verranno presentati domani – è stata realizzata nel mese di luglio dall’Iref, l’Istituto di ricerca delle Acli, su un campione di 1500 individui rappresentativi della popolazione italiana per sesso, età e ripartizione geografica.

I SENTIMENTI: RABBIA, SCONFORTO, MA ANCHE SPERANZA
Al primo posto negli umori degli italiani c’è la rabbia nei confronti della “casta” (32%). Nel tempo dell’antipolitica prevalgono i sentimenti negativi, lo sconforto (29%) e persino il disgusto (25%). Ma il quadro non è del tutto nero. E’ alta la percentuale di chi nutre ancora speranza nei confronti della politica (30%). Una speranza non accompagnata da altrettanta fiducia (15%), ma che è il segno comunque di un’aspettativa alta nei confronti di chi oggi governa il Paese. Pochi gli “appassionati” (5%) e pochi anche i nostalgici (6%). Più diffuse l’indifferenza (14%) e la noia (12%). Per un italiano su 4 è “tutto inutile”: la casta dei politici non risolverà mai i problemi dell’Italia.

6 SU 10 SI TENGONO INFORMATI, MA IL 56% NON UTILIZZA MAI IL WEB
Passando dai sentimenti ai comportamenti, il 18% degli intervistati dichiara di non interessarsi di politica, perché crede che siano i politici di professione a doversene occupare. Il 16% esprime un rifiuto netto, mentre 6 italiani su 10 dichiarano di tenersi comunque informati sulle vicende politiche. L’83% segue quotidianamente i telegiornali, il 35% legge i quotidiani tutti i giorni o quasi (esclusi quelli sportivi). Il 56% dichiara di non utilizzare mai Internet come strumento di informazione.

DI POLITICA SI PARLA IN FAMIGLIA (38%)
Chi “parla” di politica lo fa soprattutto in famiglia (38%) oppure al lavoro (15%). E se solo il 5% si sente “politicamente impegnato”, il 22% dichiara di aver fatto discussioni con amici, parenti e conoscenti nell’ultimo anno per convincerli a votare un candidato. Le altre forme di partecipazione più praticate sono la segnalazione alle autorità competenti di questioni e problemi riguardanti il proprio quartiere o la propria città (14%), oppure la firma di petizioni per questioni sociali o politiche e l’adesione ad una proposta di referendum (13%).

IL FEDERALISMO? E’ DI DESTRA
Le parole tradizionali della politica – lavoro, libertà, pace… – perdono la loro connotazione originaria. Non sono cioè – per la maggior parte degli italiani – “né di destra né di sinistra”. I consueti vocabolari e armamentari retorici appaiono sempre più insufficienti. La parola più marcata ideologicamente è “federalismo”, che è “di destra” per il 55% degli italiani. A destra anche la sicurezza (40%) e l’identità (32%) – con uno scarto ampio rispetto alla sinistra (+29 e +14) – la famiglia (31%) e la legalità (29%). Dall’altra parte, uguaglianza (38%), solidarietà (33%) e partecipazione (31%) rimangono le parole che caratterizzano di più la sinistra. La semplificazione del quadro politico seguita alle ultime elezioni è stata “salutare” per il 40% degli intervistati, mentre per il 30% si è trattato di un impoverimento del pluralismo politico.

CONTANO SOLO I RISULTATI: 56%
La pregiudiziale ideologica non funziona più al momento del voto. Solo il 17% degli intervistati non voterebbe mai un politico perché “di destra”, il 15% direbbe no se fosse “di sinistra”. 6 italiani su 10 voterebbero indistintamente a destra o sinistra se il politico fosse “capace di risolvere i problemi del Paese” e “onesto”. Gli stessi contenitori politici tengono sempre meno: il 32% degli intervistati non si sente rappresentato da nessuna tra le definizioni politiche vigenti (sinistra, centro, destra, centro-sinistra, centro-destra). Le convinzioni ideologiche non contano ormai nulla per più di un italiano su due (56%), perché contano solamente i risultati ottenuti dai governi.

IL VOTO SECONDO I VALORI: LA FAMIGLIA AL PRIMO POSTO (81%)
Eppure non è solo al pragmatismo che guardano gli italiani. Tra il post-ideologico e l'antipolitica, la partita dei valori rimane aperta al momento del voto. Gli italiani infatti dichiarano di scegliere in base alle proprie convinzioni personali – "i valori in cui credo" – per il 38%. Il 30% valuta il programma politico più efficace e concreto, mentre solo il 10% dichiara di subire il fascino dei leader carismatici e comunicativi. E quali sono questi valori in cui credono gli italiani? Al primo posto, indiscutibilmente, la famiglia (81%), quindi il lavoro sicuro (33%), l’amicizia (15%), la fede religiosa (15%), l’autonomia e la libertà individuale (11%).

NAPOLITANO: ACLI, "IDEOLOGIE SUPERATE, DEMOCRAZIA RESTA VALORE IRRINUNCIABILE"
«Le ideologie sono superate, ma la democrazia rimane un valore irrinunciabile». Il presidente delle Acli Andrea Olivero interviene a commento delle parole del Capo dello Stato Giorgio Napolitano pronunciate ad Helsinki, in Finlandia, sulla "piena identificazione che ci dovrebbe essere da parte di tutti nei principi e nei valori della Costituzione"Il presidente delle Acli, che proprio domani inaugureranno a Perugia una 3 giorni di studi dedicata alla "Destra e sinistra dopo le ideologie", prende spunto dalle polemiche di questi giorni per le celebrazioni del 65° anniversario dell'8 settembre: «Il superamento delle ideologie e delle retoriche di destra e di sinistra è un processo non solo auspicabile ma inevitabile. Ma se l'approccio ideologico è insufficiente, non significa che tutto è uguale e tutto è indifferente. Rimane sempre da difendere e coltivare una democrazia dei valori condivisi sui quali è costruita la nostra Costituzione».

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