venerdì 12 settembre 2008

Indagine Acli: il partito post-ideologico

POLITICA: ACLI, IL “PARTITO” POST-IDEOLOGICO AL 46%
Le aree socio-politiche disegnate dall'istituto di ricerca delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani: la destra, la sinistra e l'antipolitica

Perugia, 12 settembre 2008 – Per loro, in politica, le convinzioni ideologiche non contano ormai nulla: contano solo i risultati ottenuti dai governi. Lavoro, uguaglianza, sicurezza, identità: le parole della politica non sono né di destra né di sinistra. Alle ultime elezioni hanno votato prevalentemente per il centro-destra, ma potrebbero votare indistintamente un uomo di sinistra, se fosse capace di risolvere i problemi del Paese, e se fosse onesto. Pragmatici, non rinunciano però al momento del voto ad affermare le proprie convinzioni personali, i valori in cui credono.

Sono gli elettori del “partito” post-ideologico secondo le Acli, che hanno presentato questa mattina a Perugia, nella seconda giornata del loro convegno di studi, i risultati di un'indagine esplorativa realizzata dall'Iref su “La destra e la sinistra nel tempo dell'antipolitica”. L'istituto di ricerca delle Acli ha sondato un campione rappresentativo di 1500 individui per coglierne sentimenti, atteggiamenti e comportamenti nei confronti della società, della politica e delle tradizionali categorie di destra e di sinistra. Provando a disegnare un quadro dello spazio politico italiano diviso in quattro grandi aree in base alle opinioni, gli orientamenti politici e le condizioni sociali degli intervistati. Il gruppo più consistente è quello definito “post-ideologico”, che comprende la maggioranza relativa degli intervistati – 46% – e mostra appunto una visione della politica che si colloca al di fuori dello schema destra-sinistra, eppure ugualmente distante dagli atteggianti di antipolitica che caratterizzano un'altra porzione abbondante del campione (22%). Per gli italiani post-ideologici – tutt’altro che disinformati sulle questioni politiche (il 70% segue il dibattito pubblico, con uno scarto di +10% rispetto al campione) – le soluzioni per i problemi dell'Italia potrebbe trovarsi più facilmente nel dialogo tra maggioranza e opposizione. E' in questo gruppo che si colloca la maggioranza dei cattolici praticanti (53%).

Ma le culture politiche tradizionali non sono del tutto scomparse dallo spazio politico italiano. Un terzo dei cittadini (32%) si radica infatti in due aree molto schierate dal punto di vista ideologico, manifestando orientamenti di destra (17%) e di sinistra (15%) antitetici. Lo zoccolo duro della sinistra italiana è formato da persone che hanno votato in maggioranza il PD, assecondando in qualche modo la sfida veltroniana della vocazione maggioritaria, ma sostenendo anche con una dote cospicua di voti la sinistra Arcobaleno. Le convinzioni ideologiche contano eccome per questi “elettori”, che ritengono l'aggancio ai valori un elemento determinante ai fini delle proprie determinazioni politiche (+9% rispetto al campione). A differenza dell'area post-ideologica, però, la dimensione etica rimane saldamente nell'alveo di una grande narrazione collettiva. Le parole d'ordine della politica continuano a funzionare: uguaglianza, solidarietà, pace, lavoro e partecipazione sono invariabilmente di sinistra, come del resto tutto il lessico politico, appannaggio completo della propria “parte”. Il sentimento prevalente di questi cittadini “schierati” è in questo momento la rabbia (+22% rispetto al campione) nei confronti della politica. Le ultime elezioni sono state una vera iattura (+50% rispetto al dato medio). Ma tutto ciò non fa venir meno le attitudini all'impegno politico e alla partecipazione che più di ogni altre caratterizzano questo raggruppamento della popolazione italiana. Dall'altra sponda, a destra, uguale passione e coinvolgimento rispetto alle questioni politiche, ma con uno spirito comprensibilmente opposto visto il felice esito elettorale: speranza e fiducia sono infatti i sentimenti prevalenti in questi cittadini che si dichiarano orgogliosamente di destra, hanno votato in massa il PDL e hanno la sicurezza al primo posto tra le parole e i valori rappresentativi della loro parte. Non stupisce da questo punto di vista l’atteggiamento di particolare chiusura negli confronti degli stranieri visti come una minaccia per l’ordine pubblico (+9% rispetto la campione) o comunque una fonte di disturbo (+10%).

Rimane l’area della cosiddetta “antipolitica”, che occupa attualmente secondo la ricerca delle Acli il 22% dello spazio politico. Sono cittadini che rispetto alle tradizionali categorie di destra, di centro e di sinistra, rifiutano assolutamente di definirsi. Non si sentono vicini a nessuna forza politica. In maggioranza non hanno votato alle ultime elezioni politiche. Non hanno fiducia nelle istituzioni e rispetto ai problemi del paese pensano che sia “tutto inutile”, perché la casta dei politici non sarà mai in grado di fare qualcosa. Un atteggiamento di totale rifiuto e disaffezione nei confronti della politica, della quale infatti non parlano mai.

Nessun commento: