lunedì 4 agosto 2008

Forti con i deboli, deboli con i forti

Notti piene e aule vuote: la maggioranza si fa beffe del Parlamento per fare, forse nemmeno del tutto consapevolmente (ma se è così è ancora più grave), la faccia feroce con i deboli e scodinzolare con i forti

Questa mattina Bruno Tabacci è intervenuto nell'Aula di Montecitorio in occasione del dibattito sulla terza lettura della manovra economica del governo Berlusconi. Il video dell' intervento è visibile all'indirizzo internet:
http://video.camera.it/default.aspx?VideoType=wm&banda=1

A seguire il testo dell' intervento dell'On.Tabacci:

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, onorevoli relatori, colleghi, la maggioranza si ritiene così forte da poter ironizzare con l'opposizione sul fatto che essa non sa fare il suo mestiere; oppure, come ha fatto il collega Jannone, si ironizza sul fatto che questi provvedimenti sarebbero stati fortemente condizionati da lavoro costruttivo dell'opposizione. L'ironia è una cosa che mi attrae sempre molto; però, quando è in palese contrasto con la verità delle cose, rischia di concretizzarsi in richiami molto banali.
Noi non abbiamo messo in discussione l'urgenza della manovra, né abbiamo negato la necessità che si determinasse un miglioramento del saldo di finanza pubblica. Anzi, su questo punto faccio l'augurio al Governo di raggiungere gli obiettivi che ancora ieri sera il relatore ha richiamato: 10 miliardi di euro nel 2009, 17 nel 2010, 30 nel 2011. Questi obiettivi sulla carta sono sicuramente importanti, ma di fronte ad una prospettiva così negativa - in presenza di crescita zero - è lecito avere molti dubbi.
Noi abbiamo svolto in queste settimane obiezioni politiche ed istituzionali di metodo e di merito; anche personalmente ne ho lasciato traccia diffusa nei verbali delle discussioni, sia in Commissione sia in Aula. La terza lettura del provvedimento alla Camera ci conferma però che avevamo ragione nelle nostre preoccupazioni, né può essere ridotta, questa terza lettura, a qualche elemento formale: “abbiamo sbagliato qualcosa”. Ho apprezzato peraltro il ragionamento del collega Cazzola sulla sapienza dei costituenti, anche se questo riferimento al bicameralismo andrebbe poi verificato alla luce degli atteggiamenti che le maggioranze hanno: forse basterebbe che le maggioranze, che di volta in volta si alternano, non si sentissero unte dal Signore (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
Ecco, se fosse così, sarebbe un grande passo in avanti, poiché vorrebbe dire che si potrebbe correggere tranquillamente il bicameralismo, introducendo una sola Camera di riferimento politico, senza per questo compiere errori madornali: basterebbe che il dialogo fra maggioranza ed opposizione - un'espressione così abusata - fosse davvero efficace! In queste settimane, invece, del dialogo non vi è stata neppure l'ombra: casomai, mi è parso che, più che del dialogo, l'ombra fosse del diavolo! Ma, com'è noto, il diavolo fa le pentole e non i coperchi! E i risultati si vedono: siamo qui in terza lettura avendo scoperto che i coperchi non coprono esattamente le pentole.
Insomma, non è vero che avete accolto i punti di vista dell'opposizione: avete fatto come avete voluto e addirittura avete poi tentato - sotto questo profilo, confesso che mi ha un po' sorpreso l'atteggiamento del presidente Giancarlo Giorgetti, che è peraltro un collega che stimo molto - di trasferire la responsabilità sull'opposizione, come avete fatto ad esempio sul tema dei contratti precari. Ma se voi stabilite le procedure, le modalità, il percorso, la marcia, non potete poi dire che alle cinque del mattino - io quella mattina non c'ero ma non è che per questo debba essere richiamato - su un percorso che era già stato indicato come sbagliato vi era qualcuno che non aveva l'occhio troppo sveglio: non si procede così, se si vuole costruire un percorso legislativo consapevole! Né si può dire che le notti si sono sempre fatte: le notti, costruite su questo meccanismo legislativo, non portano in alcuna direzione, ma conducono solo a fare confusione. Tant'è che vi sono gli eccessi: le aule vuote e le notti piene. Ma allora, forse, un punto di equilibrio si potrà pur trovare! E il punto di equilibrio si trova quando nel percorso legislativo ognuno viene messo nella condizione di contribuire in qualcosa: perché se si sa che la presenza è inutile, non si fa una scelta di convenienza, ma una scelta di necessità.
Sul piano del metodo istituzionale, avete voluto modificare la legge n. 468 del 1978 con una procedura di un decreto-legge. Avrò detto almeno cinque o sei volte, intervenendo sia in Commissione sia in Aula che quella era una forzatura che portava all'umiliazione del Parlamento e che non avrebbe dato i risultati sperati. È stato necessario il richiamo del Presidente della Repubblica: sono consapevole della diversità di peso e di prestigio, ma sono cose sulle quali vi avevamo richiamato! L'idea che bastasse un decreto ministeriale, un atto amministrativo, per modificare il percorso della legge di bilancio era davvero un fuor d'opera!
Sul piano dei contenuti, poi, si tratta di una manovra di contenimento in cui prevale più la paura che non il coraggio, per citare il titolo del libro di Tremonti. E poi vi sono i roboanti proclami - la Robin tax, la perequazione fiscale, la carta sociale, la tessera dei poveri - che fanno dire a Berlusconi «Noi facciamo una politica di sinistra»: a me quello sembra un annuncio obliquo e un po' irridente! Non perché un Governo di destra non possa fare una politica di sinistra (è avvenuto nelle migliori democrazie): ma stupisce che questo venga accentuato ed enfatizzato come se fosse una linea! Il che, peraltro, ha fatto storcere il naso ai colleghi di AN, che si sono cominciati a chiedere: «Beh, se il Governo fa una politica di sinistra, noi che ci stiamo a fare?». Vedete quali effetti contraddittori vengono dalle parole!
E poi, la riserva dei manifesti ideologici della Lega! Mi fa piacere che siano entrambi in aula il collega Fugatti e il presidente Giancarlo Giorgetti. Fugatti è un parlamentare molto attivo, che si è concentrato molto sulla manovra; diversamente - ho letto in una sua intervista - egli dice che avrebbe potuto lanciare molti altri provvedimenti di legge e fare molto di più. Beh, collega, io ho apprezzato quel che lei ha fatto: è già molto! Immagino che lei interpreti perfettamente talune intuizioni del presidente Giorgetti, ma vorrei che queste cose fossero esplicite.
L'intervento sulle autorità indipendenti non è stato uno scivolone: lo avete costruito a tavolino. Voi volete cambiare il ruolo delle autorità indipendenti in agenzie di Governo: è un errore clamoroso! Anche quello sui servizi pubblici locali, non è stato uno scivolone: è stata una scelta fatta a tavolino. Voi avete l'idea che per difendere il ruolo che la Lega ha in alcune amministrazioni periferiche ci possa essere una doppia realtà: a Roma si privatizza, mentre in periferia si ripubblicizza. È un errore grave! Quanto agli immigrati poi, le fobie sugli immigrati travolgono anche i diritti degli italiani perché determinano una confusione legislativa, politica ed istituzionale. E così le correzioni talvolta sono peggiori del buco creato e non tutte le cose risultano come dovrebbero essere!
L'onorevole Cazzola ci ha dato la dimostrazione pratica che sono intervenuti contrasti neppure irrilevanti all'interno del Governo; di qualcosa avevamo avuta contezza leggendo qualche intervista del Ministro del lavoro, ma lei ha esplicitamente spiegato come avete concorso a correggere alcuni errori. Queste cose si possono fare senza metter fuori i manifesti! Si può discutere su queste cose e si può anche avere un'idea sul tipo di immigrazione da rendere esplicita nel nostro Paese, però lo si deve fare con la necessaria intelligenza.
Il fatto che oggi voi nascondiate in misura evidente contrasti che sono, invece, di tutta evidenza vi porterà incontro nel prossimo autunno, a mio giudizio, a qualche ulteriore sorpresa. Stesso discorso vale per i tagli lineari della spesa: si trattano in modo analogo cose profondamente diverse. Quando non c'è selezione e la ricerca puntuale della qualità della spesa si determinano inevitabilmente nel Governo contrasti, che per ora sono sopiti dal timore del peggio. Ho sentito anche ieri il Ministro per i beni e le attività culturali dire: ma perché dovete tagliare proprio a me, che esprimo un'identità importante del mio Paese, il patrimonio culturale? Ognuno di questi colleghi del Governo ha buone motivazioni, solo che un'azione lungimirante non può essere la sommatoria delle legittime aspettative dei singoli responsabili! Bisogna svolgere un'azione molto delicata e difficile, e cioè un'azione selettiva che emerge da una cultura di Governo e dalla capacità di indicare una strada: un taglio lineare non origina una cultura di Governo, ma è un taglio lineare brutale! Si tratta, peraltro, del preannuncio di un taglio che, di per sé, non determina, come effetto, quello del contenimento della spesa. L'economia va male, ma non si cambiano le attese evocando la crisi del 1929; non è sufficiente fare ciò e mi pare anche che sia del tutto sbagliato.
Quanto alla modifica dell'articolo 20 in materia di requisiti per percepire l'assegno sociale, ricordo che l'assegno sociale è una prestazione assistenziale per i residenti in Italia con oltre 65 anni. Già la Camera aveva sbagliato, con una forzatura evidentissima, raddoppiando da cinque a dieci anni il periodo di soggiorno legale nel territorio nazionale, e le modifiche introdotte dal Senato con riferimento al requisito di aver prestato legalmente attività lavorativa con un reddito almeno pari all'assegno sociale per almeno dieci anni hanno inciso anche sui diritti dei cittadini italiani (da cui la necessità di tentare un'interpretazione che fosse più aderente alle esigenze di coloro che si trovano in tali condizioni). Ma io vi domando: i cittadini extracomunitari che lavorano in nero a tre o quattro euro all'ora che cosa sono, i moderni schiavi? Onorevole Fugatti, sono forse questi gli schiavi dell'area più ricca del Paese? Quei 2,5 - forse 3 - milioni di lavoratori che fanno i mestieri che né noi né i nostri figli intendiamo più fare che cosa sono, gli schiavi moderni? Per questi non è previsto l'assegno sociale? Vi vantate che questi il giorno devono lavorare e la sera, quando andate al bar, vi vantate di essere rigorosamente xenofobi, poiché questa fobia porta nella direzione sbagliata? Ma cosa faremmo, anche nella ricca Padania, se non avessimo il supporto di centinaia di migliaia di lavoratori che svolgono attività nel comparto dell'edilizia, ma non solo (bisognerebbe infatti andare a vedere nelle valli bresciane e in quelle bergamasche, dove si trovano anche delle fabbriche importanti, per capire di che cosa si tratta)?
Non mi riferisco solo ai caseifici padani, quelli che producono il reggiano o il padano ma anche a quelli che svolgono lavori in settori importanti, compresi i metallurgici. Di questi cosa ne facciamo? Voi fate la faccia feroce con i deboli, ma siete deboli con i poteri forti. Con le banche, con i banchieri, con i concessionari, con i petrolieri, voi non contate niente perché proprio negli ultimi giorni, sotto il vostro naso, con la vostra compiacenza, ma del tutto inutile, si è compiuta la definizione di una nuova governance in Mediobanca che cambia gli assetti politico-economici del Paese in maniera radicale. Ma forse neanche ve ne accorgete o fate finta di non avvedervene. Comunque, è irrilevante che in quei giorni non vi sia stata una presa di posizione da parte di un solo politico della maggioranza su argomenti di tale natura, nel momento stesso in cui veniva fuori la vicenda dell'Alitalia che è la cartina di tornasole.
In ordine alla vicenda dell'Alitalia, in realtà, avete preparato un piatto molto divertente a questi «grandi imprenditori coraggiosi» che fanno la replica degli imprenditori padani (anche quelli dovevano essere coraggiosi). Voi non mettete le mani nelle tasche dei cittadini, ma davvero? Allora come coprirete i 5 mila esuberi? Mettendo le mani nelle tasche dei cittadini con la fiscalità generale attraverso la cassa integrazione guadagni straordinaria! E poi i debiti di Alitalia dove li collocherete? Metterete le mani nelle tasche dei cittadini italiani intervenendo con la fiscalità generale! Però, vi sono gli imprenditori coraggiosi, quelli che mettono una fiche e che magari la possono tenere per 18 o 20 mesi. Cosa faranno tra 20 mesi? La venderanno ai francesi? Mi auguro che svolgerete una gara perché non potete pensare di trasferire l'Alitalia così. Ci potrebbero essere dei nuovi gruppi che, nelle condizioni mutate, sono interessati. È un affare che si veda ad occhio nudo. Potrebbero puntarci anche i figli di Berlusconi. Lo aveva già detto. Ma è chiaro che una società costruita in tali termini diventa molto appetibile e interessante. Pertanto, lo ripeto, fate la faccia feroce con i deboli, ma scodinzolate nei confronti dei poteri forti rispetto ai quali avete indubbiamente inventato la Robin Hood tax (si tratta di una bella invenzione comunicazionale); ma tali poteri, in realtà, non li ho visti tremebondi anche quando li abbiamo auditi: non ho visto impallidire i banchieri dinanzi alle minacce di Tremonti, ma sono rimasti assolutamente sicuri.
Lo stesso vale in ordine all'articolo 21, vale a dire le modifiche alla disciplina del contratto di lavoro a tempo determinato. Il datore di lavoro è tenuto unicamente a indennizzare il lavoratore. Inoltre, prevedete che tale norma si applichi unicamente ai giudizi in corso. Penso che sarebbe meglio sopprimere tale disposizione ma poiché si deva andare in vacanza non vi è il tempo per farlo. Tuttavia, vi consiglio di compiere un ulteriore approfondimento e un'ulteriore valutazione, perché la norma introdotta determina un contrasto con il principio di ragionevolezza di cui all'articolo 3 della Costituzione.
Concludo il mio intervento svolgendo ancora una riflessione sui profili preoccupanti dell'articolo 60 da noi sollevati più volte. La Camera aveva previsto la possibilità di effettuare rimodulazioni con decreti del Ministro dell'economia e delle finanze, in contrasto con l'articolo 81 della Costituzione. Non so se gli altri componenti del Governo si siano pienamente accorti di tali questioni. Presumo che vi sia un patto, più o meno tacito, e forse se ne accorgeranno o forse sono molto disattenti. Ora, con l'ulteriore modifica introdotta nel corso dell'esame al Senato i suddetti decreti perderanno efficacia fin dall'inizio se il Parlamento non approverà la corrispondente variazione in sede di esame del disegno di legge di assestamento. In altri termini, si tratta di un recupero del potere parlamentare. I Parlamenti nascono e originano non solo dal problema delle tasse ma anche dalla decisione in ordine alle spese, perché altrimenti non vi sarebbe ragione di tenere in piedi un'Assemblea come la nostra. Si trattava di un aspetto di tutta evidenza. Altro che sperimentazione! Tremonti ha fretta e pertanto vuole sperimentare in questo esercizio e nel prossimo. In realtà, voleva mettere il bavaglio ai suoi Ministri. Ma il bavaglio si mette sul terreno della politica! Credo che quando si è convincenti si riesce a spiegare un Governo che ha una linea, una direttrice, una capacità di convincere i propri concittadini che è bene in questo momento tagliare le spese in maniera intelligente, dare ad esse profondità e qualificazione dal momento che è nell'interesse generale che si deve fare ciò.
Se voi non avete fatto questo lavoro politico, potete davvero pensare che basta introdurre una norma in via sperimentale per risolvere il problema? È chiaro che ci sarà un inghippo, un inceppo, di fronte al primo assestamento il problema si porrà. Allora, non siete stati neppure saggi, né preveggenti su questa posizione. Tutte queste ragioni ci portano a dire - ho concluso - che non siamo stati disattenti sulla manovra del Governo, siamo stati presenti e molto impegnati. Quindi, non permettetevi più di dare questi giudizi sommari nei confronti dell'opposizione. Infatti, anche quando quest'ultima viene fatta con una soavità di tratto o senza mai assumere atteggiamenti provocatori o senza abbandonare l'aula o senza fare ostruzionismo, ciò non significa nulla: solo gli smemorati non hanno ben presente che le parole hanno un loro peso e una loro forza. Ma quelli che non lo sono dovrebbero ricordarsi che poi le parole valgono perché ritornano. C'è un ritorno della parola.
Le cose dette, infatti, hanno un loro valore a futura memoria, anche per le istituzioni, che hanno una loro vita e una loro continuità. Considero che questa terza lettura smascheri un po' degli infingimenti che avete introdotto in questo luglio così operoso. Vedremo adesso quali saranno gli effetti di questa vostra operosità. Ovviamente l'augurio ve lo faccio sincero perché guardo all'interesse generale del mio Paese. Se debbo giudicare i vostri comportamenti politici, la mia critica è molto radicale e severa. Ma di questo ci sarà sicuramente tempo per parlare nuovamente (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).

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