sabato 23 maggio 2009

GIORNATA DELLA LEGALITA'

Intervento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, alla Cerimonia “Per non dimenticare” nell’ambito della Giornata della legalità.

Incancellabile resta nel mio animo l’emozione che mi colse in quel 23 maggio 1992, quando ebbi la notizia del fatale attentato a Giovanni Falcone, a Francesca Morvillo e ai coraggiosi uomini della loro scorta. Mi diede quella notizia il senatore Gerardo Chiaromonte, Presidente della Commissione parlamentare antimafia, personalità di straordinaria integrità e dedizione allo Stato democratico, legatosi a Giovanni Falcone, come a Paolo Borsellino, in un limpido rapporto di reciproca stima e simpatia. Fu quello un momento terribile per tutti noi che sentimmo scricchiolare le istituzioni repubblicane sotto l’attacco diretto e spietato della mafia.Quattro anni più tardi, avevo appena da qualche ora giurato come ministro dell’Interno del governo Prodi, quando sentii che il primo segno da dare del mio nuovo impegno era quello di volare qui a Palermo per partecipare alla cerimonia in memoria di Falcone convocata nel pomeriggio presso l’Assemblea regionale siciliana.Nel luglio del 1993, ero stato a Catania da Presidente della Camera dei Deputati, per unirmi a una grande manifestazione in onore di Paolo Borsellino, nel primo anniversario del massacro ordito dalla mafia per eliminarlo. E’ nel segno di questa continuità, da me profondamente sentita, che si colloca la mia presenza di oggi come Capo dello Stato, quello Stato che in Giovanni Falcone e in Paolo Borsellino ha avuto dei servitori eccezionali per lealtà e professionalità, dei coraggiosi e sapienti combattenti per la causa della legalità, in difesa della libertà e dei diritti dei cittadini.Li ricordiamo, e sempre continueremo a ricordarli, come grandi esempi morali per i giovani e per tutta l’Italia : esempi di passione civica, di senso delle istituzioni, di abnegazione e spirito di sacrificio, fino all’estremo, nella lotta contro le forze del crimine, della violenza, dell’anti-Stato.Ricordiamo nello stesso tempo Giovanni Falcone e Paolo Borsellino per raccogliere i frutti del loro impegno, per verificare quanto si sia andati avanti e come si debba andare ancora avanti sulla strada da loro tracciata. Quei frutti restano preziosi : ben diversa sarebbe la condizione della Sicilia e dell’Italia se non ci fosse stato in quest’aula lo storico maxiprocesso contro la mafia, istruito dal pool di Falcone e Borsellino e affidato, per il giudizio, alla Corte d’Assise presieduta da Alfonso Giordano, giudice a latere Pietro Grasso, affiancati dai sei giudici popolari. Se il maxiprocesso e la sentenza che lo concluse nel dicembre 1987 segnarono una svolta decisiva nella lotta contro la mafia, essenziali furono i provvedimenti di legge che seguirono, anche su impulso della Commissione parlamentare antimafia e in risposta a una offensiva sanguinosa che sarebbe culminata, appunto, nell’uccisione di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino. Lo stesso Falcone era stato il principale ispiratore, da Direttore degli Affari Penali al Ministero della Giustizia, di quei provvedimenti, tra i quali la legge sui “pentiti” e nuove norme di sistema, sul piano processuale e penitenziario, capaci di meglio contrastare la criminalità organizzata, fino all’istituzione della Direzione Investigativa Antimafia e della Procura nazionale antimafia.Tutto questo va ricordato, insieme con il tragico sacrificio della vita di Falcone e Borsellino. Li onoriamo e li ammiriamo come autentici eroi di quella causa della legalità, della convivenza civile, della difesa dello Stato democratico, con la quale si erano identificati ; e insieme come costruttori di un più valido presidio giuridico e istituzionale di fronte alle sfide della criminalità organizzata. Le amarezze che Giovanni Falcone purtroppo conobbe non gli impedirono di fare fino in fondo la sua parte, lasciandoci in eredità strumenti preziosi da rafforzare e aggiornare via via e da impiegare con determinazione e coerenza. E a questo proposito è giusto rendere omaggio anche agli uomini di governo – in particolare ai ministri della Giustizia e dell’Interno – e alle forze parlamentari che assecondarono gli sforzi e le idee di Falcone e Borsellino.La mafia e altre organizzazioni criminali hanno da allora subito profonde evoluzioni e trasformazioni : assumendo nuove fonti delittuose di arricchimento e di estensione del loro potere, anche e in particolare attraverso collegamenti transnazionali sempre più penetranti e pericolosi. Lo Stato democratico deve quindi, procedendo decisamente oltre i rilevanti successi conseguiti anche di recente, fronteggiare – sul piano del contrasto di polizia e della repressione penale – la mafia e altre organizzazioni criminali in tutte le loro espressioni, quelle tradizionali tuttora perversamente operanti e quelle nuove, inserite in un contesto mondiale profondamente mutato.E’ quello che si sta facendo, anche attraverso misure di legge (come quelle poco fa richiamate dai ministri Alfano e Maroni), sottoposte dal governo all’esame del Parlamento e in parte già approvate. In particolare, misure di prevenzione personale e patrimoniale, anche applicabili in modo disgiunto ; nonché misure volte – lungo la strada aperta dalla legge Rognoni-La Torre – ad aggredire i patrimoni e il potere economico della mafia.E anche in questa prospettiva di ulteriore innovazione e sviluppo dell’azione antimafia, si conferma vitale il ruolo di una istituzione voluta da Falcone e Borsellino, la Procura nazionale antimafia, oggi guidata da un magistrato di incontestabile esperienza, dirittura e autorevolezza. Occorre più che mai assicurare alla Procura nazionale antimafia la possibilità di operare in un clima di piena, leale collaborazione e di esercitare integralmente le sue attribuzioni.Infine, il ricordo di Giovani Falcone e di Paolo Borsellino è dedicato anche, e in egual misura, all’altro versante fondamentale della lotta contro la mafia : quello della mobilitazione collettiva, del costante dispiegamento delle migliori energie della società civile, allo scopo di trasmettere e diffondere la memoria storica delle drammatiche e tragiche vicende vissute dall’Italia negli scorsi decenni, di alimentare la cultura della legalità, di affermare l’imperativo del resistere e reagire alle pressioni e intimidazioni della mafia. E a questo proposito, intendo esprimere il più profondo apprezzamento a tutte le associazioni anti-mafia, anti-racket e anti-usura, fino alle più recenti come “Addio pizzo” e “Liberofuturo”, per il loro impegno e la loro tenacia ; il più vivo apprezzamento per tanti imprenditori e commercianti che hanno alzato e stanno alzando la testa, e ad organizzazioni come la Confindustria siciliana sostenuta da quella nazionale per le scelte nette e coraggiose adottate e perseguite.Sappiamo che contano altre cose importanti, per sconfiggere la mafia e la criminalità in Sicilia e nel Mezzogiorno. Conta, come ho già detto in precedenti occasioni, la qualità della politica, il prestigio delle istituzioni democratiche, l’efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni. Conta la crescita della coscienza civica e della fiducia nello Stato di diritto : fiducia che costituisce un vero e proprio “capitale sociale” e che può rafforzarsi solo in un clima di rispetto, in ogni circostanza, degli equilibri costituzionali da parte di tutti coloro che sono chiamati ad osservarli. E conta ogni intervento capace di incidere sul divario tra Nord e Sud, sull’arretratezza, per molteplici aspetti, delle condizioni del Mezzogiorno, sulla carenza di prospettive di occupazione qualificata.Anche nel perseguire questi obbiettivi, determinante può essere la sollecitazione, lo stimolo, la discesa in campo, un nuovo slancio di partecipazione democratica delle giovani generazioni. Saluto le loro rappresentanze radunatesi in questa solenne giornata a Palermo, anche grazie all’impulso e al sostegno del ministro Gelmini. E’ ad esse che guardiamo, nello stringerci oggi nuovamente nell’abbraccio solidale ai famigliari di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino e nel ricordo riconoscente del loro sacrificio e della loro opera.