Le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani esprimono il loro «forte rammarico» per l'approvazione da parte della Camera, con voto di fiducia, dei maxiemendamenti al disegno di legge in materia di sicurezza, che «provoca una profonda frattura nell'ordinamento nazionale, introducendo una serie di misure restrittive nei confronti dei cittadini immigrati, che agiscono nella sfera dei diritti fondamentali e della dignità umana».
«Nonostante i reiterati appelli promossi in questi mesi dalle organizzazioni sociali e dalla Chiesa - commenta il presidente delle Acli Andrea Olivero - il Governo ha scelto di procedere con il voto di fiducia su una materia che interroga profondamente le coscienze degli italiani e divide le stessa maggioranza parlamentare». L'auspicio è che «si trovi ancora al Senato si trovi la ragionevolezza necessaria» per modificarne i contenuti».
L'introduzione del reato di clandestinità nel nostro Paese - insistono le Acli - obbligherà ogni pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio (vigili urbani, infermieri, insegnanti, impiegati pubblici) a denunciare il cittadino straniero irregolare, provocando «forti limitazioni nell'esercizio dei diritti fondamentali» e favorendo «un clima pericoloso di paura e di sospetto, che alimenterà la clandestinità anziché combatterla».
Sulla questione degli immigrati respinti sulle coste libiche, le Acli chiedono garanzie sulla loro sorte. «Chieda il Governo formalmente alla Libia - propone Olivero - il permesso di inviare una commissione parlamentare mista italiana ed europea per accertarsi delle condizioni delle persone respinte. Il diritto internazionale ci impone di garantire la sicurezza dei richiedenti asilo».