Paolo Giaretta guiderà il Pd del Veneto fino alle elezioni europee ed amministrative della prossima primavera. Poi sarà il congresso a cercare quel ricambio generazione che l'ex sindaco di Padova sperava di innescare da subito. Lo ha confermato ieri lo stesso segretario di fronte ai 400 delegati regionali convocati a Padova per approvare il nuovo statuto del partito, assicurando che nelle prossime elezioni amministrative i candidati a sindaco e a presidente della provincia saranno selezionati con le primarie.
Ma è l'appello all'Udc l'aspetto politico più rilevante della sua relazione. Cogliendo l'affanno di un centrodestra bloccato dall'irrigidimento della Lega in Regione, Giaretta si è augurato che il partito di Casini «comprenda come vi sia una incompatibilità politica e culturale con la Lega dei Tosi e dei Gentilini, e si renda conto che vi è uno spazio per un serio rapporto politico con il Pd». Una strategia questa che potrebbe avere sviluppi a breve scadenza proprio su Padova, e in particolare per la candidatura alla presidenza della Provincia, dove il centrosinistra ha congelato ogni scelta interna in attesa di un segnale da parte dell'Udc.
Giaretta ha scaldato la platea attaccando Pdl e Lega ed affondando il colpo contro il presidente Giancarlo Galan. «Non facciamoci fuorviare dalle feroci divisioni tra Pdl e Lega ha avvertito - Sono semplicemente espressione di un durissimo braccio di ferro per la spartizione del potere dopo il forte travaso di voti che ha dovuto subire il Pdl. Alle prossime regionali il Pdl dovrà chinare la testa ed onorare il patto nazionale sottoscritto con la Lega, perché in questa terra di federalisti la politica la fanno a Roma». A Galan ha ricordato che sono 15 anni che governa la Regione senza che sia ancora stato aperto il Passante di Mestre, senza che la Pedemontana abbia fatto nemmeno un metro, senza che la Romea Commerciale abbia fatto nemmeno un metro, senza che la grande multiutility veneta abbia mai visto la luce, senza che il polo fieristico veneto sia mai nato.
Tornando alle vicende interne al Pd, Giaretta ha ammesso che davvero, dopo l'assemblea di luglio, aveva seriamente pensato di lasciare la segreteria. «Avevo sottovalutato ha spiegato - l'impegno necessario ad organizzare, animare ed indirizzare anche con la presenza fisica dei vertici». «Ho anche pensato ha proseguito che passata la fase di primo impianto potesse essere utile avere alla guida del partito una persona che avesse un bagaglio politico più leggero del mio, perché quando si ha un'esperienza più lunga si fa con più frequenza l'errore di guardare indietro, al passato».
Il Dottor Sottile di democristiana memoria - inchiodato suo malgrado alla poltrona di segretario regionale per mancanza di alternative e per imbarazzanti alchimie procedurali che ne avrebbero reso incerta la sostituzione si è presentato ieri negli inediti panni di Paolo il Vecchio. Certo, su quel gesto qualcuno ha malignato, interpretandolo come vile ed opportunistico, «ma se c'è da combattere una buona battaglia ha tagliato corto non mi sottraggo», annunciando di aver che ha già chiesto al suo capogruppo a Palazzo Madama la dispensa per restare meno a Roma e più nel Veneto.
Un "diamoci una mossa" subito tradotto in alcune iniziative concrete, a comunicare dall'organizzazione di due conferenze regionali: la prima programmatica e la seconda dei circa 500 circoli veneti, per fare il punto sulla esperienza del radicamento territoriale del partito. Nella gestione del partito, Giaretta cercherà di accentuare la collegialità dei vari organismi, puntando sulla valorizzazione dei coordinatori provinciali e la costituzione di un a conferenza dei sindaci.
Giaretta aveva aperto la sua relazione ricordando l'elezione di Barack Obama a presidente degli Stati Uniti. «Ha vinto un leader ha ricordato che porta il suo secondo nome di origine araba, in un paese choccato dalla tragica storia dell'11 settembre, in cui la destra americana ha cercato in ogni modo di suscitare paure e diffidenze». «La vittoria di Obama ha auspicato il segretario Pd ci incoraggia a ritrovare la forza e l'ispirazione che ha accompagnato la nascita del Pd».
Francesco Cassandro
Ma è l'appello all'Udc l'aspetto politico più rilevante della sua relazione. Cogliendo l'affanno di un centrodestra bloccato dall'irrigidimento della Lega in Regione, Giaretta si è augurato che il partito di Casini «comprenda come vi sia una incompatibilità politica e culturale con la Lega dei Tosi e dei Gentilini, e si renda conto che vi è uno spazio per un serio rapporto politico con il Pd». Una strategia questa che potrebbe avere sviluppi a breve scadenza proprio su Padova, e in particolare per la candidatura alla presidenza della Provincia, dove il centrosinistra ha congelato ogni scelta interna in attesa di un segnale da parte dell'Udc.
Giaretta ha scaldato la platea attaccando Pdl e Lega ed affondando il colpo contro il presidente Giancarlo Galan. «Non facciamoci fuorviare dalle feroci divisioni tra Pdl e Lega ha avvertito - Sono semplicemente espressione di un durissimo braccio di ferro per la spartizione del potere dopo il forte travaso di voti che ha dovuto subire il Pdl. Alle prossime regionali il Pdl dovrà chinare la testa ed onorare il patto nazionale sottoscritto con la Lega, perché in questa terra di federalisti la politica la fanno a Roma». A Galan ha ricordato che sono 15 anni che governa la Regione senza che sia ancora stato aperto il Passante di Mestre, senza che la Pedemontana abbia fatto nemmeno un metro, senza che la Romea Commerciale abbia fatto nemmeno un metro, senza che la grande multiutility veneta abbia mai visto la luce, senza che il polo fieristico veneto sia mai nato.
Tornando alle vicende interne al Pd, Giaretta ha ammesso che davvero, dopo l'assemblea di luglio, aveva seriamente pensato di lasciare la segreteria. «Avevo sottovalutato ha spiegato - l'impegno necessario ad organizzare, animare ed indirizzare anche con la presenza fisica dei vertici». «Ho anche pensato ha proseguito che passata la fase di primo impianto potesse essere utile avere alla guida del partito una persona che avesse un bagaglio politico più leggero del mio, perché quando si ha un'esperienza più lunga si fa con più frequenza l'errore di guardare indietro, al passato».
Il Dottor Sottile di democristiana memoria - inchiodato suo malgrado alla poltrona di segretario regionale per mancanza di alternative e per imbarazzanti alchimie procedurali che ne avrebbero reso incerta la sostituzione si è presentato ieri negli inediti panni di Paolo il Vecchio. Certo, su quel gesto qualcuno ha malignato, interpretandolo come vile ed opportunistico, «ma se c'è da combattere una buona battaglia ha tagliato corto non mi sottraggo», annunciando di aver che ha già chiesto al suo capogruppo a Palazzo Madama la dispensa per restare meno a Roma e più nel Veneto.
Un "diamoci una mossa" subito tradotto in alcune iniziative concrete, a comunicare dall'organizzazione di due conferenze regionali: la prima programmatica e la seconda dei circa 500 circoli veneti, per fare il punto sulla esperienza del radicamento territoriale del partito. Nella gestione del partito, Giaretta cercherà di accentuare la collegialità dei vari organismi, puntando sulla valorizzazione dei coordinatori provinciali e la costituzione di un a conferenza dei sindaci.
Giaretta aveva aperto la sua relazione ricordando l'elezione di Barack Obama a presidente degli Stati Uniti. «Ha vinto un leader ha ricordato che porta il suo secondo nome di origine araba, in un paese choccato dalla tragica storia dell'11 settembre, in cui la destra americana ha cercato in ogni modo di suscitare paure e diffidenze». «La vittoria di Obama ha auspicato il segretario Pd ci incoraggia a ritrovare la forza e l'ispirazione che ha accompagnato la nascita del Pd».
Francesco Cassandro
(Fonte: Il Gazzettino)
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