[Scelto per voi] di Franco Insardà
Un vero e proprio tsunami. Così è stato definito il successo elettorale di Silvio Berlusconi alle elezioni politiche. Un cataclisma che ha ridisegnato la geografia parlamentare, facendo scomparire molti partiti. Sulla spinta di quel risultato il Cavaliere ha scelto i ministri, ha adottato una serie di provvedimenti, votati velocemente in Parlamento, che gli hanno dato una grande popolarità. Poi su di lui si sono abbattute pesantemente tre tegole: la scuola, l’Alitalia e l’impasse sulle misure anti-recessione. E potrebbero non essere le sole secondo il classico schema dell’effetto domino. Eppure Berlusconi in questi sei mesi di governo ha avuto e dato la netta sensazione di essere una specie di Re Mida. L’Alitalia stava per essere ceduta ad Air France e il Cavaliere, brandendo la spada dell’italianità, ha promesso una cordata italiana per ”salvare” la compagnia di bandiera. C’era da risolvere il problema dei rifiuti in Campania e lui ha riunito il Consiglio dei ministri a Napoli per adottare in tempi rapidi una soluzione. I cittadini chiedevano maggiore sicurezza e il governo ha mandato l’esercito. La sua popolarità ha raggiunto livelli inimmaginabili forse dallo stesso Berlusconi. Un 72 per certo di consensi che gli hanno fatto dire, citando con una punta d’invidia il 91 per cento dei voti del suo amico presidente del Kazakistan: «Adesso possono soltanto scendere». Qualcuno ha letto quella frase in modo diverso e ieri un sondaggio Swg confermava che nell’ultimo mese la fiducia degli italiani nel premier è in calo di cinque-sei punti, soprattutto tra gli elettori di centro. I motivi di questo appannamento sono da ricercarsi proprio nella vicenda della scuola, nella difficoltà di adottare misure contro la recessione e nel caso Alitalia, scoppiato nelle ultime 24 ore. Per la prima volta, quindi, il Cavaliere si trova costretto a fare i conti con la realtà e non soltanto con i sondaggi. Un milione di studenti in piazza, secondo le cifre degli organizzatori, per manifestare la loro contrarietà ai provvedimenti su scuola e università sono un chiaro segnale di malessere dell’intero Paese sul modo di affrontare i problemi reali e quotidiani che il governo sta mettendo in campo. La manifestazione ha lasciato un segno e il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ci ha tenuto a precisare che in piazza ci sarebbero state centomila persone ha annunciato:«Chi occupa abusivamente le scuole impedendo ad altri di studiare sarà denunciato». L’annuncio della detassazione delle tredicesime era stato visto sia dalle famiglie che dalle associazioni di commercianti come un segnale importante per tentare di uscire dalla recessione. Ma le parole del ministro Tremonti hanno gelato tutti. Berlusconi in testa. « Non ci sono soldi» ha detto il ministro dell’Economia nel vertice con gli altri ministri economici . E poi ha aggiunto che parlare di recessione è una formula ottimistica. Lo stesso premier, perdendo un po’ del suo proverbiale ottimismo, commentando la preoccupazione del presidente della Repubblica ha dichiarato: «Siamo tutti preoccupati. Stiamo lavorando, diciamo che abbiamo approvato diverse cose con cui possiamo dare un certo impulso all’economia reale e ai lavori pubblici». Sulle tredicesime, però, ha glissato: « Abbiamo tante cose su cui stiamo lavorando». I cittadini hanno in questo modo la sensazione che il governo si interessi poco alle loro cose e si adoperi soltanto per andare in aiuto delle banche. Le tegole che potrebbero abbattersi sul governo non finiscono qui. Se la Cai dovesse sfilarsi dalla partita Alitalia molti comincerebbero a pensare che la cordata voluta dal Cavaliere si sia trasformata in un nodo scorsoio che si stringe intorno al collo degli italiani. Berlusconi non ne uscirebbe davvero bene. Ha mandato all’aria la trattativa con Air France, ha di fatto consegnato ai soci di Cai l’Alitalia senza debiti e adesso dovrebbe registrare il fallimento dell’operazione. Sarebbe un danno notevole alla sua immagine e alla sua popolarità. Tra l’altro l’opposizione ha denunciato che la famosa norma ”salvamanager”, contenuta nel decreto Alitalia, sarebbe ricomparsa in un disegno in materia di gestione delle crisi aziendali. Tremonti allora minacciò di andare via, ora l’opposizione vuole chiarimenti. Ma sul tavolo c’è anche la partita del contratto degli statali che, nonostante il sì di Cisl e Uil, fa annunciare lo sciopero generale al segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani, incoraggiato anche dalla manifestazione di ieri. E poi tocca alle Regioni che sono sul piede di guerra. Il presidente dei Governatori, Vasco Errani ha detto: «dal governo abbiamo preso soltanto schiaffi. È ora di dare piena applicazione all’intesa siglata con il presidente del Consiglio, lo scorso 2 ottobre». Segnali di insofferenza giungono pure da esponenti della maggioranza. Infatti i capogruppo di Camera e Senato dell’Mpa, Carmelo Lo Monte e Giovanni Pistorio, hanno scritto una lettera a Berlusconi nella quale lamentano «un profondo disappunto in merito a una serie di decisioni del governo che stanno drasticamente riducendo le risorse per il Mezzogiorno». Chiedono al premier la convocazione di una riunione di maggioranza sull’utilizzo improprio dei fondi Fas e «sulla necessità che questi siano destinati al Sud come prevede la legge». Per il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa: «Il disappunto dei parlamentari dell’Mpa è solo la punta dell’iceberg di un più ampio disagio dentro la maggioranza nei confronti di un’azione di governo volta solo a garantire le pretese della Lega». Dulcis in fundo c’è la riforma per le Europee. Anche qui Berlusconi è stato costretto a fare marcia indietro. La riforma tornerà in commissione Affari Costituzionali «per cercare una convergenza così come richiesto e auspicato dal Capo dello Stato» ha annunciato il premier, dopo un incontro con Gianfranco Fini e ha aggiunto: «Se si trova un’intesa bene, altrimenti a noi va benissimo la legge attuale».
(Fonte: Liberal, 31/10/2008)
venerdì 31 ottobre 2008
giovedì 30 ottobre 2008
Famiglia Cristiana sul decreto Gelmini
VIA AUTORITARIA E DECRETI LEGGE NON FANNO BENE ALLA SCUOLA E AL PAESE
NON CHIAMIAMO RIFORMA UN SEMPLICE TAGLIO DI SPESA
Secondo il filosofo Antiseri, «il grembiulino e il voto di condotta sono condivisibili, ma sono cose marginali, direi futili. Colpire la scuola e l'università significa colpire il cuore pulsante di una nazione».
Secondo gli esperti, nell’andamento dell’economia il capitale umano vale fino all’80 per cento della ricchezza. È ovvia, quindi, l’importanza che l’istruzione ha nello sviluppo. Eppure, in Italia c’è chi fa finta d’ignorarlo. E non ci si preoccupa se due terzi della popolazione, tra i 16 e 65 anni, presenta "insufficiente competenza alfabetica funzionale" (cioè, ha difficoltà 17 volte più della media europea a usare il linguaggio scritto per un ragionamento, anche modesto).
Studenti e professori hanno seri motivi per protestare. E non per il voto in condotta o il grembiulino (che possono anche andar bene), ma per i tagli indiscriminati che «colpiscono il cuore pulsante di una nazione», come dice il filosofo Dario Antiseri. Nel mirino c’è una legge approvata di corsa, in piena estate. La dicitura è roboante: "Riforma della scuola"; più prosaicamente "contenimento della spesa", a colpi di decreti, senza dibattito e un progetto pedagogico condiviso da alunni e docenti
Non si garantisce così il diritto allo studio: prima si decide e poi, travolti dalle proteste, s’abbozza una farsa di dialogo. Il bene della scuola (ma anche del Paese) richiede la sospensione o il ritiro del decreto Gelmini. Per senso di responsabilità; l’ostinazione, infatti, è segno di debolezza. Né si potrà pensare di ricorrere a vie autoritarie o a forze di polizia. Un Paese che guarda al futuro investe nella scuola e nella formazione, razionalizzando la spesa, eliminando sprechi, privilegi e "baronìe", nonché le "allegre e disinvolte gestioni".
Ma i tagli annunciati sono pesanti: all’università arriveranno 467 milioni di euro in meno. Nei prossimi cinque anni il Fondo di finanziamento si ridurrà del 10 per cento. Solo il 20 per cento dei professori che andranno in pensione verrà sostituito. Come dire: porte chiuse all’università per le nuove generazioni.
Tremonti ha dettato la linea, la volenterosa Gelmini è andata allo sbaraglio, spacciando per riforma la scure sulla scuola. Nessun Governo era giunto a tanto, anche se i vari ministri dovevano sempre chiedere in ginocchio le briciole al Tesoro. Oggi l’università italiana ha una "produttività" pessima, ha il record mondiale dei fuori corso, la metà delle matricole non arriva alla laurea. Per i dottorati di ricerca stiamo peggio della Grecia: 16 ogni mille abitanti (in Francia sono 76 e in Germania addirittura 81).
Che contributo si può dare alla formazione del capitale umano tra resistenze e tagli di bilancio? Pochi sanno che lo stipendio dei professori universitari non è regolato da contratto nazionale ma, come per magistrati e parlamentari, aumenta automaticamente ogni due anni, senza controllo. Gli stipendi si portano via l’88 per cento del Fondo dello Stato alle università. Percentuale destinata a salire con i tagli, con grave danno a didattica e ricerca. La riforma dell’istruzione la chiedono tutti. Nessuno, però, la ritiene una "priorità". Si procede solo con slogan nelle piazze e improvvisazioni politiche.
Un Paese in crisi trova i soldi per Alitalia e banche: perché non per la scuola? Si richiedono sacrifici alle famiglie, ma costi e privilegi di onorevoli e senatori restano intatti. Quando una Finanziaria s’approva in nove minuti e mezzo; quando, furtivamente, si infilano emendamenti rilevanti tra le pieghe di decreti legge, il Parlamento si squalifica. Ci siamo appena distratti, che già un’altra norma "razziale" impone ai medici di denunciare alla polizia gli immigrati clandestini che bussano al pronto soccorso.
(Fonte: Famiglia Cristiana n°44 - 2008)
NON CHIAMIAMO RIFORMA UN SEMPLICE TAGLIO DI SPESA
Secondo il filosofo Antiseri, «il grembiulino e il voto di condotta sono condivisibili, ma sono cose marginali, direi futili. Colpire la scuola e l'università significa colpire il cuore pulsante di una nazione».
Secondo gli esperti, nell’andamento dell’economia il capitale umano vale fino all’80 per cento della ricchezza. È ovvia, quindi, l’importanza che l’istruzione ha nello sviluppo. Eppure, in Italia c’è chi fa finta d’ignorarlo. E non ci si preoccupa se due terzi della popolazione, tra i 16 e 65 anni, presenta "insufficiente competenza alfabetica funzionale" (cioè, ha difficoltà 17 volte più della media europea a usare il linguaggio scritto per un ragionamento, anche modesto).
Studenti e professori hanno seri motivi per protestare. E non per il voto in condotta o il grembiulino (che possono anche andar bene), ma per i tagli indiscriminati che «colpiscono il cuore pulsante di una nazione», come dice il filosofo Dario Antiseri. Nel mirino c’è una legge approvata di corsa, in piena estate. La dicitura è roboante: "Riforma della scuola"; più prosaicamente "contenimento della spesa", a colpi di decreti, senza dibattito e un progetto pedagogico condiviso da alunni e docenti
Non si garantisce così il diritto allo studio: prima si decide e poi, travolti dalle proteste, s’abbozza una farsa di dialogo. Il bene della scuola (ma anche del Paese) richiede la sospensione o il ritiro del decreto Gelmini. Per senso di responsabilità; l’ostinazione, infatti, è segno di debolezza. Né si potrà pensare di ricorrere a vie autoritarie o a forze di polizia. Un Paese che guarda al futuro investe nella scuola e nella formazione, razionalizzando la spesa, eliminando sprechi, privilegi e "baronìe", nonché le "allegre e disinvolte gestioni".
Ma i tagli annunciati sono pesanti: all’università arriveranno 467 milioni di euro in meno. Nei prossimi cinque anni il Fondo di finanziamento si ridurrà del 10 per cento. Solo il 20 per cento dei professori che andranno in pensione verrà sostituito. Come dire: porte chiuse all’università per le nuove generazioni.
Tremonti ha dettato la linea, la volenterosa Gelmini è andata allo sbaraglio, spacciando per riforma la scure sulla scuola. Nessun Governo era giunto a tanto, anche se i vari ministri dovevano sempre chiedere in ginocchio le briciole al Tesoro. Oggi l’università italiana ha una "produttività" pessima, ha il record mondiale dei fuori corso, la metà delle matricole non arriva alla laurea. Per i dottorati di ricerca stiamo peggio della Grecia: 16 ogni mille abitanti (in Francia sono 76 e in Germania addirittura 81).
Che contributo si può dare alla formazione del capitale umano tra resistenze e tagli di bilancio? Pochi sanno che lo stipendio dei professori universitari non è regolato da contratto nazionale ma, come per magistrati e parlamentari, aumenta automaticamente ogni due anni, senza controllo. Gli stipendi si portano via l’88 per cento del Fondo dello Stato alle università. Percentuale destinata a salire con i tagli, con grave danno a didattica e ricerca. La riforma dell’istruzione la chiedono tutti. Nessuno, però, la ritiene una "priorità". Si procede solo con slogan nelle piazze e improvvisazioni politiche.
Un Paese in crisi trova i soldi per Alitalia e banche: perché non per la scuola? Si richiedono sacrifici alle famiglie, ma costi e privilegi di onorevoli e senatori restano intatti. Quando una Finanziaria s’approva in nove minuti e mezzo; quando, furtivamente, si infilano emendamenti rilevanti tra le pieghe di decreti legge, il Parlamento si squalifica. Ci siamo appena distratti, che già un’altra norma "razziale" impone ai medici di denunciare alla polizia gli immigrati clandestini che bussano al pronto soccorso.
(Fonte: Famiglia Cristiana n°44 - 2008)
mercoledì 29 ottobre 2008
Pd: Iniziativa per i cristiani perseguitati
Roma, 29 ott. (Apcom) - Occorre difendere sempre "la libertà di poter testimoniare Dio anche dove è più rischioso e pericoloso. Oggi dobbiamo testimoniare a favore della libertà di esprimere la propria fede nei luoghi dove appare difficile": è questo il senso che il segretario del Partito democratico, Walter Veltroni, attribuisce all'iniziativa di solidarietà a favore dei cristiani perseguitati nel mondo, soprattutto in India e in Iraq, organizzata a Roma.
L'appello di Benedetto XVI di domenica all'Angelus arriva dopo una sequenza spaventosa di violenze di uccisioni e di brutalità nei confronti dei cristiani. "Noi dobbiamo testimoniare la bellezza del rispetto dell'uno verso l'altro, parole che stasera vorremmo rilanciare da qui - dice Veltroni - ovvero la libertà di poter testimoniare, oltre che le proprie idee politiche, anche di poter testimoniare Dio dove è più rischioso e pericoloso". Per il segretario del Pd, dunque, "non dovrebbe esserci luogo al mondo dove non è possibile professare la propria fede" e "indipendentemente dalle appartenenze politiche rilanciare questo messaggio di libertà di religione". Veltroni ha anche riferito di aver parlato, in udienza privata dal Papa, del progetto di creare un "luogo fisico, una sorta di United religious, nel quale tutte le religioni possano convivere e dialogare. L'idea piacque molto al pontefice".
L'iniziativa a sostegno dei cristiani perseguitati, promossa dal Partito democratico, si è svolta nella chiesa di San Gregorio al Celio. Numerosi esponenti del Pd si sono alternati nella lettura di alcune testimonianze delle vittime di persecuzioni nel mondo. Ad esordire è stata la deputata Paola Binetti, che ha letto un appello del vescovo iracheno monsignor Rabban Al Qas, vescovo di Arbil, nel quale si invitano "tutti a condannare con forza i crimini contro i cristiani che avvengono a Mosul". Il vicesegretario del Pd Dario Franceschini ha letto un brano di don Andrea Santoro, sacerdote romano ucciso in Turchia due anni fa. Il 'governatore' del Lazio Piero Marrazzo un brano di Gandhi, la vicepresidente della Camera Rosy Bindi un passaggio di monsignor Oscar Romero assassinato in Salvador mentre celebrava una messa. Ancora, Giovanna Melandri ha letto la testimonianza di suor Mena violentata da estremisti indù, Mimmo Lucà ha riportato l'ultima intervista del sacerdote morto ieri in Orissa. Sono intervenuti tra gli altri Francesco Rutelli, Beppe Fioroni, Luigi Bobba, Paolo Gentiloni, Enzo Carra, Vannino Chiti e Sergio Mattarella. La serata è stata coordinata dall'esponente del Pd, Andrea Sarubbi.
L'appello di Benedetto XVI di domenica all'Angelus arriva dopo una sequenza spaventosa di violenze di uccisioni e di brutalità nei confronti dei cristiani. "Noi dobbiamo testimoniare la bellezza del rispetto dell'uno verso l'altro, parole che stasera vorremmo rilanciare da qui - dice Veltroni - ovvero la libertà di poter testimoniare, oltre che le proprie idee politiche, anche di poter testimoniare Dio dove è più rischioso e pericoloso". Per il segretario del Pd, dunque, "non dovrebbe esserci luogo al mondo dove non è possibile professare la propria fede" e "indipendentemente dalle appartenenze politiche rilanciare questo messaggio di libertà di religione". Veltroni ha anche riferito di aver parlato, in udienza privata dal Papa, del progetto di creare un "luogo fisico, una sorta di United religious, nel quale tutte le religioni possano convivere e dialogare. L'idea piacque molto al pontefice".
L'iniziativa a sostegno dei cristiani perseguitati, promossa dal Partito democratico, si è svolta nella chiesa di San Gregorio al Celio. Numerosi esponenti del Pd si sono alternati nella lettura di alcune testimonianze delle vittime di persecuzioni nel mondo. Ad esordire è stata la deputata Paola Binetti, che ha letto un appello del vescovo iracheno monsignor Rabban Al Qas, vescovo di Arbil, nel quale si invitano "tutti a condannare con forza i crimini contro i cristiani che avvengono a Mosul". Il vicesegretario del Pd Dario Franceschini ha letto un brano di don Andrea Santoro, sacerdote romano ucciso in Turchia due anni fa. Il 'governatore' del Lazio Piero Marrazzo un brano di Gandhi, la vicepresidente della Camera Rosy Bindi un passaggio di monsignor Oscar Romero assassinato in Salvador mentre celebrava una messa. Ancora, Giovanna Melandri ha letto la testimonianza di suor Mena violentata da estremisti indù, Mimmo Lucà ha riportato l'ultima intervista del sacerdote morto ieri in Orissa. Sono intervenuti tra gli altri Francesco Rutelli, Beppe Fioroni, Luigi Bobba, Paolo Gentiloni, Enzo Carra, Vannino Chiti e Sergio Mattarella. La serata è stata coordinata dall'esponente del Pd, Andrea Sarubbi.
martedì 28 ottobre 2008
PER UNA SCUOLA CAPACE DI FUTURO
Il mondo dell'associazionismo lancia l'appello e si mobilita per una nuova attenzione ed una nuova responsabilità sociale per la riqualificazione della scuola italiana. "Un Forum nazionale della scuola per un confronto realmente aperto e costruttivo"Roma, 28 ottobre 2008 - "Pensiamo sia arrivato il momento di chiedersi quale sia il compito che l'Italia vuole affidare alla scuola, quale sia la sua responsabilità sociale. Per rispondere a questa domanda non si può procedere legiferando per decreti, ma è necessario lanciare una grande discussione con un metodo di larga condivisione che possa individuare obiettivi di qualità, su cui le tante risorse presenti nella scuola e nel territorio si possano impegnare, per mettere in campo gli strumenti, le azioni, il percorso per non lasciare le cose come stanno e per non tornare indietro".Questa la base dell'appello "Per una scuola capace di futuro" lanciato dal mondo dell'associazionismo e attualmente sottoscritto da ACLI, ARCI, Legambiente, Anpas, Arci Ragazzi, Arci Servizio Civile, Auser, CGIL, Etzi Cisl, Forum Ambientalista, Lega Cooperative sociali, Isde, Lunaria, Mce, Movimento dei Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino, Tavolo Della Pace, Uisp, Unieda."E' importante - hanno dichiarato i promotori - che in questo momento l'associazionismo si metta in moto per rivendicare una nuova attenzione ai temi dell'educazione, dell'istruzione e della ricerca, nella convinzione che la crisi del sistema scolastico non possa essere risolta né guardando al passato né seguendo priorità di cassa. Vorremo, quindi, che si avviasse nel paese un confronto vero e serio sui nodi da sciogliere e sulle soluzioni possibili o auspicabili perché crediamo che rientri nella nostra responsabilità sociale provare a creare uno spazio utile in questo senso".
L'appello, ancora aperto a raccogliere nuove adesioni, sottolinea alcuni punti fondanti, per i quali la scuola deve essere autorevole e seria, ma questo non passa attraverso la legittimazione di nuovi autoritarismi; è occasione fondamentale per educare alla cittadinanza attiva, per comprendere e per vivere la partecipazione e la condivisione dei valori fondamentali, unica condizione per motivare e rendere formativa l'ubbidienza e l'ordine; deve costruire strumenti e cultura capaci di consentire a tutti, per il prosieguo della loro vita, di sapersi inserire nel mondo che cambia e non può limitarsi a trasmettere nozioni e tecniche che rapidamente diventano desuete; è il terreno principale in cui i ragazzi si incontrano con gli altri, uguali e diversi, ed imparano la difficile arte del dialogo e del rispetto tra culture e tra persone. Non può trasformarsi per nessuno nel luogo della separazione, della prepotenza e della violenza.Mobilitare la società civile verso una nuova attenzione ed una nuova responsabilità per la riqualificazione della scuola italiana, questa quindi la finalità delle associazioni che hanno proposto l'organizzazione di un "Forum nazionale per la scuola" per coinvolgere le tante energie di cittadinanza che credono nel ruolo fondamentale della scuola e hanno voglia di impegnarsi nella sua riqualificazione.
L'appello, ancora aperto a raccogliere nuove adesioni, sottolinea alcuni punti fondanti, per i quali la scuola deve essere autorevole e seria, ma questo non passa attraverso la legittimazione di nuovi autoritarismi; è occasione fondamentale per educare alla cittadinanza attiva, per comprendere e per vivere la partecipazione e la condivisione dei valori fondamentali, unica condizione per motivare e rendere formativa l'ubbidienza e l'ordine; deve costruire strumenti e cultura capaci di consentire a tutti, per il prosieguo della loro vita, di sapersi inserire nel mondo che cambia e non può limitarsi a trasmettere nozioni e tecniche che rapidamente diventano desuete; è il terreno principale in cui i ragazzi si incontrano con gli altri, uguali e diversi, ed imparano la difficile arte del dialogo e del rispetto tra culture e tra persone. Non può trasformarsi per nessuno nel luogo della separazione, della prepotenza e della violenza.Mobilitare la società civile verso una nuova attenzione ed una nuova responsabilità per la riqualificazione della scuola italiana, questa quindi la finalità delle associazioni che hanno proposto l'organizzazione di un "Forum nazionale per la scuola" per coinvolgere le tante energie di cittadinanza che credono nel ruolo fondamentale della scuola e hanno voglia di impegnarsi nella sua riqualificazione.
Hanno aderito:Legambiente, ACLI, ARCI, Anpas, Arci Ragazzi, Arci Servizio Civile, Auser, CGIL, Etzi Cisl, Forum Ambientalista, Lega Cooperative sociali, Isde, Lunaria, Mce, Movimento dei Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino, Tavolo Della Pace, Uisp, Unieda.Per aderire: presidente.nazionale@acli.it
(Ufficio stampa Acli)
venerdì 24 ottobre 2008
WELFARE: ACLI, IL LIBRO VERDE? E' INGIALLITO IN FRETTA
Le osservazioni delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiane al documento del ministro Sacconi. Domani il termine di consegna dei contributi delle parti sociali
Roma, 24 ottobre 2008 - Doveva essere un Libro sul futuro, ma rischia di rimanere legato al passato, «superato dagli eventi». Il Libro Verde sul welfare del ministro Sacconi, presentato appena tre mesi fa, appare "ingiallito" in fretta alle Acli, che hanno inviato oggi al ministero le proprie osservazioni in un documento di 15 pagine. Scade infatti domani il termine per le parti sociali per presentare commenti e suggerimenti alla proposta del governo. «Le vicende internazionali delle ultime settimane - spiega il presidente nazionale Andrea Olivero - ne hanno messo in discussione molti dei presupposti. La tendenza alla privatizzazione, la fiducia nella finanziarizzazione del welfare, alla luce del terremoto mondiale dei mercati e delle sue ripercussioni, appaiono oggi anacronistici, vanno ripensati profondamente». Le Acli portano l'esempio della previdenza complementare: i fondi aperti hanno perso nell'ultimo anno dal 3 al 12%; quelli negoziali lo 0,5%; il Tfr invece viaggia su una media di rivalutazione superiore al 3%.
Un nuovo patto sociale
Le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani chiedono al ministro un «
nuovo patto sociale» per ridisegnare il futuro del welfare. Un patto che leghi insieme «le responsabilità di ogni persona, della società civile organizzata e delle Istituzioni variamente articolate»; espressione di una «democrazia autenticamente partecipativa»; realizzabile solo all'interno di un «modello sociale integrato». «Condividiamo senz'altro - dice Olivero - l'idea del ministro di investire sul protagonismo delle persone e sulla loro "vita attiva", ma questo può essere fatto solo investendo contemporaneamente sullo sviluppo delle reti sociali, perché la persona non è l'individuo, ma il soggetto nella concretezza delle sue relazioni familiari e sociali; e la vita attiva non è solo quella "produttiva", o "produttivistica", ma anche quella che si esprime attraverso la cura degli affetti e delle relazioni, o l'esercizio di una cittadinanza responsabile e solidale: l'impegno sociale, il volontariato». Il modello è quello di «un welfare mix fondato sulla solidarietà e sulla collaborazione tra istituzioni e non profit, capace di mutare le condizioni che generano bisogno e povertà ma anche in grado di promuovere responsabilità personale e sociale senza abbandonare chi è in difficoltà».
Le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani chiedono al ministro un «
nuovo patto sociale» per ridisegnare il futuro del welfare. Un patto che leghi insieme «le responsabilità di ogni persona, della società civile organizzata e delle Istituzioni variamente articolate»; espressione di una «democrazia autenticamente partecipativa»; realizzabile solo all'interno di un «modello sociale integrato». «Condividiamo senz'altro - dice Olivero - l'idea del ministro di investire sul protagonismo delle persone e sulla loro "vita attiva", ma questo può essere fatto solo investendo contemporaneamente sullo sviluppo delle reti sociali, perché la persona non è l'individuo, ma il soggetto nella concretezza delle sue relazioni familiari e sociali; e la vita attiva non è solo quella "produttiva", o "produttivistica", ma anche quella che si esprime attraverso la cura degli affetti e delle relazioni, o l'esercizio di una cittadinanza responsabile e solidale: l'impegno sociale, il volontariato». Il modello è quello di «un welfare mix fondato sulla solidarietà e sulla collaborazione tra istituzioni e non profit, capace di mutare le condizioni che generano bisogno e povertà ma anche in grado di promuovere responsabilità personale e sociale senza abbandonare chi è in difficoltà».
No all'ulteriore de-regolamentazione del mercato del lavoro
La tesi centrale del Libro Verde afferma che "una società attiva è insieme più competitiva" e "più giusta e inclusiva". Secondo le Acli «l'assunto va trasformato in un interrogativo: come rendere una società competitiva più giusta e inclusiva?» Per questo, contrariamente a ciò che propone il documento del ministero, «l'ulteriore de-regolamentazione del lavoro non è la strada giusta per consentire di vivere una vita buona e dignitosa». «Semmai è opportuno - scrivono le Acli - ri-adeguare leggi e strumenti esistenti per garantire una continuità di cittadinanza del lavoro e una stabilità nella discontinuità dei tragitti lavorativi, anche per evitare che la flessibilità lavorativa si trasformi in precarietà professionale e di vita».
Tra le proposte delle Acli: «una legislazione che riconosca la formazione permanente come diritto civico, realmente esigibile lungo tutto l'arco della vita»; «un sistema nazionale di certificazione delle competenze» allo scopo di garantire la portabilità dei percorsi formativi nel mercato del lavoro e del percorso di vita; un ripensamento degli ammortizzatori sociali, con particolare attenzione alla fase d'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro e prevedendo «un intervento di base esteso ai lavoratori atipici, fino ad oggi esclusi». Le Acli propongono di adottare «il conto individuale di sicurezza sociale» sul modello francese, come forma di aiuto economico per integrare il reddito dei lavoratori che non riescono a raggiungere soglie minime di retribuzione annua. E di riformulare la proposta di reddito minimo di cittadinanza, come reddito minimo garantito condizionato, legato cioè a precisi requisiti (di reddito, di situazione di bisogno ecc.) e connesso alla definizione di piani individuali di inserimento lavorativo. Sul piano della sicurezza del lavoro, infine, l'invito a predisporre un piano di tutela sociale a sostegno delle famiglie delle vittime di morti bianche e per i lavoratori che rimangono invalidi.
La tesi centrale del Libro Verde afferma che "una società attiva è insieme più competitiva" e "più giusta e inclusiva". Secondo le Acli «l'assunto va trasformato in un interrogativo: come rendere una società competitiva più giusta e inclusiva?» Per questo, contrariamente a ciò che propone il documento del ministero, «l'ulteriore de-regolamentazione del lavoro non è la strada giusta per consentire di vivere una vita buona e dignitosa». «Semmai è opportuno - scrivono le Acli - ri-adeguare leggi e strumenti esistenti per garantire una continuità di cittadinanza del lavoro e una stabilità nella discontinuità dei tragitti lavorativi, anche per evitare che la flessibilità lavorativa si trasformi in precarietà professionale e di vita».
Tra le proposte delle Acli: «una legislazione che riconosca la formazione permanente come diritto civico, realmente esigibile lungo tutto l'arco della vita»; «un sistema nazionale di certificazione delle competenze» allo scopo di garantire la portabilità dei percorsi formativi nel mercato del lavoro e del percorso di vita; un ripensamento degli ammortizzatori sociali, con particolare attenzione alla fase d'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro e prevedendo «un intervento di base esteso ai lavoratori atipici, fino ad oggi esclusi». Le Acli propongono di adottare «il conto individuale di sicurezza sociale» sul modello francese, come forma di aiuto economico per integrare il reddito dei lavoratori che non riescono a raggiungere soglie minime di retribuzione annua. E di riformulare la proposta di reddito minimo di cittadinanza, come reddito minimo garantito condizionato, legato cioè a precisi requisiti (di reddito, di situazione di bisogno ecc.) e connesso alla definizione di piani individuali di inserimento lavorativo. Sul piano della sicurezza del lavoro, infine, l'invito a predisporre un piano di tutela sociale a sostegno delle famiglie delle vittime di morti bianche e per i lavoratori che rimangono invalidi.
Il protagonismo delle famiglie, anche quelle immigrate
La proposta contenuta nel Libro Verde della "centralità della persona, in sé e nelle sue proiezioni relazionali a partire dalla famiglia", è «fondamentale» per le Acli: «La famiglia è il punto di partenza e il metro di giudizio per promuovere l'inclusione sociale». «Ma il protagonismo della famiglia - aggiungono le associazioni cristiane dei lavoratori - va sostenuto sia nella sua capacità di auto-promozione e auto-tutela, che nelle sue difficoltà, attraverso politiche integrate e mirate, che superino la logica emergenziale e assistenziale». «Non tutte le famiglie sono uguali - spiega Olivero - per opportunità, risorse, competenze. La logica della sussidiarietà non può essere separata dalla solidarietà».Le Acli chiedono una riforma del welfare misurata sul «parametro familiare»: a partire dall'investimento sul lavoro femminile (riduzione del cuneo fiscale); l'aumento dei servizi materno-infantili; la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro; l'agevolazione nell'acquisto della casa, il pagamento dei mutui e l'affitto per le giovani coppie; il sostegno per la cura dei malati e degli anziani (il Fondo per la non-autosufficienza); l'adozione di un nuovo regime fiscale "a misura di famiglia" (deduzioni e quoziente familiare). Anche le famigliare immigrate - affermano le Acli - sono «un investimento da promuovere», in quanto «costruttrici di una immigrazione più integrata e quindi più "sicura"». Nel Libro Verde non se ne parla, come non si parla mai del tema dell'immigrazione e dell'integrazione. Le Acli propongono nel loro documento una serie di misure specifiche: dall'accesso alla casa ai diritti previdenziali, dalla sicurezza sul lavoro all'apprendimento della lingua e della cultura italiana.
La proposta contenuta nel Libro Verde della "centralità della persona, in sé e nelle sue proiezioni relazionali a partire dalla famiglia", è «fondamentale» per le Acli: «La famiglia è il punto di partenza e il metro di giudizio per promuovere l'inclusione sociale». «Ma il protagonismo della famiglia - aggiungono le associazioni cristiane dei lavoratori - va sostenuto sia nella sua capacità di auto-promozione e auto-tutela, che nelle sue difficoltà, attraverso politiche integrate e mirate, che superino la logica emergenziale e assistenziale». «Non tutte le famiglie sono uguali - spiega Olivero - per opportunità, risorse, competenze. La logica della sussidiarietà non può essere separata dalla solidarietà».Le Acli chiedono una riforma del welfare misurata sul «parametro familiare»: a partire dall'investimento sul lavoro femminile (riduzione del cuneo fiscale); l'aumento dei servizi materno-infantili; la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro; l'agevolazione nell'acquisto della casa, il pagamento dei mutui e l'affitto per le giovani coppie; il sostegno per la cura dei malati e degli anziani (il Fondo per la non-autosufficienza); l'adozione di un nuovo regime fiscale "a misura di famiglia" (deduzioni e quoziente familiare). Anche le famigliare immigrate - affermano le Acli - sono «un investimento da promuovere», in quanto «costruttrici di una immigrazione più integrata e quindi più "sicura"». Nel Libro Verde non se ne parla, come non si parla mai del tema dell'immigrazione e dell'integrazione. Le Acli propongono nel loro documento una serie di misure specifiche: dall'accesso alla casa ai diritti previdenziali, dalla sicurezza sul lavoro all'apprendimento della lingua e della cultura italiana.
La sostenibilità
«Non sono i costi il vero elemento di criticità del nostro sistema di welfare - affermano le Acli - ma la debolezza della rete territoriale dei servizi, con evidenti disparità tra nord e sud del Paese». Le Acli propongono il rilancio della legge 328 del 2000 che prevedeva lo sviluppo di sistemi territoriali integrati di servizi ed interventi con il coinvolgimento a pieno titolo del terzo settore nella fase di progettazione e gestione, non di mera esecuzione. Ma nel Libro Verde non c'è riferimento alcuno a questa normativa.«Riformare il welfare riducendo le risorse a disposizione del pubblico, significa porlo in liquidazione
» affermano invece le Acli, che ricordano alcuni dati Eurostat. La spesa italiana per prestazioni agli invalidi e inabili assorbe l'1,5% del Pil, contro il 2,1% dell'Europa; la spesa per prestazioni in favore delle famiglie, della maternità e dei figli a carico è la metà della media europea (1,1% del Pil contro il 2,1% europeo), la spesa per promuovere l'inclusione e la partecipazione sociale è vicina allo zero, mentre in Europa assorbe lo 0,4% del Pil. Stesso discorso per la spesa di sostegno all'accesso o alla conduzione della casa di abitazione. «Concordiamo - afferma il presidente Andrea Olivero - con l'idea del Libro Verde di un welfare propositivo e non difensivo, ma questo non si può fare se si continua a pensare le politiche sociali solo per difetto come crisi e come costo, anziché come promotrici di sviluppo umano, sociale ed anche economico».
«Non sono i costi il vero elemento di criticità del nostro sistema di welfare - affermano le Acli - ma la debolezza della rete territoriale dei servizi, con evidenti disparità tra nord e sud del Paese». Le Acli propongono il rilancio della legge 328 del 2000 che prevedeva lo sviluppo di sistemi territoriali integrati di servizi ed interventi con il coinvolgimento a pieno titolo del terzo settore nella fase di progettazione e gestione, non di mera esecuzione. Ma nel Libro Verde non c'è riferimento alcuno a questa normativa.«Riformare il welfare riducendo le risorse a disposizione del pubblico, significa porlo in liquidazione
» affermano invece le Acli, che ricordano alcuni dati Eurostat. La spesa italiana per prestazioni agli invalidi e inabili assorbe l'1,5% del Pil, contro il 2,1% dell'Europa; la spesa per prestazioni in favore delle famiglie, della maternità e dei figli a carico è la metà della media europea (1,1% del Pil contro il 2,1% europeo), la spesa per promuovere l'inclusione e la partecipazione sociale è vicina allo zero, mentre in Europa assorbe lo 0,4% del Pil. Stesso discorso per la spesa di sostegno all'accesso o alla conduzione della casa di abitazione. «Concordiamo - afferma il presidente Andrea Olivero - con l'idea del Libro Verde di un welfare propositivo e non difensivo, ma questo non si può fare se si continua a pensare le politiche sociali solo per difetto come crisi e come costo, anziché come promotrici di sviluppo umano, sociale ed anche economico».
(Comunicato Acli)
Si dice classi ponte, leggasi classi ghetto
Per il ministro Gelmini le "classi di inserimento" per bambini immigrati «non sono un problema di razzismo, ma un problema didattico». Per Alessandra Mussolini, presidente della Commissione parlamentare per l'infanzia, sono «un provvedimento di stampo razzista».
La Lega cavalca l’onda e va all’arrembaggio dell’immigrato. La "fantasia padana" non ha più limiti, né pudore. Prima le impronte ai rom, poi il permesso a punti e i 200 euro per il rinnovo, poi l’impedimento dei ricongiungimenti familiari, e ora una mozione, avanzata a sera tardi in Parlamento, per le classi differenziali, col pretesto di insegnare l’italiano agli stranieri. Il problema dell’inserimento degli stranieri a scuola è reale, ma le risposte sono "criptorazziste", non di integrazione.
Chi pensa a uno "sviluppo separato" in Italia, sappia che quel concetto in altra lingua si chiama "apartheid", andata in scena in Sudafrica per molti anni: autobus, cinema e scuole separati. L’onorevole Casini ha parlato di proposta vergognosa: «Di questo passo, andrà a finire che ai bambini delle classi separate cuciranno sul vestito la lettera "i" come immigrato». E il Secolo d’Italia, quotidiano di An, nel tentativo di frenare la Lega, ha scritto: "Scordatevi l’apartheid".
La questione dell’italiano è solo una scusa. Tutti sanno che le cosiddette "classi di inserimento" non sono efficaci. I risultati migliori si ottengono con classi ordinarie e con ore settimanali di insegnamento della lingua. In Italia questo, in parte, avviene. Lo prevedono le "Linee guida" (2006) dell’allora ministro Moratti per l’accoglienza degli alunni immigrati, approvate anche dalla Lega. C’è un progetto che prevede un finanziamento di 5 milioni di euro per insegnare tre diversi livelli di lingua italiana. Il Governo potrebbe rispolverarlo e far cadere (per amor di patria) la prima "mozione razziale" approvata dal Parlamento italiano. Oppure, guardare a esperienze come a Firenze dove un pulmino passa a prendere i bambini stranieri a scuola, li porta ai corsi d’italiano e poi li riporta in classe.
La mozione, poi, va letta fino in fondo. Prevede che i bambini immigrati, oltre alla lingua italiana, debbano apprendere il «rispetto di tradizioni territoriali e regionali», della «diversità morale e della cultura religiosa del Paese accogliente», il «sostegno alla vita democratica» e la «comprensione dei diritti e dei doveri». Qualcuno sa dire come spiegarlo a un bambino di 5-6 anni, che deve ancora apprendere l’italiano?
Se l’integrazione è un bene (tutti la vogliono), dev’essere interattiva. E allora, perché non insegniamo agli alunni italiani il rispetto delle "tradizioni territoriali e regionali" degli immigrati? Ha detto bene il cardinale Scola: «I buoni educatori devono saper favorire l’integrazione tra le culture, che è una ricchezza per tutti». Il rischio, altrimenti, è una società spaccata in due, di cui una con meno diritti dell’altra.
Alle difficoltà reali si risponde con proposte adeguate, come s’è fatto col maestro di sostegno. In Italia non abbiamo più classi speciali per portatori di handicap, ci sono scuole dove sordi e muti stanno insieme a chi parla e sente. La mozione approvata dal Parlamento fa scivolare pericolosamente la scuola verso la segregazione e la discriminazione. Si dice "classi ponte", ma si legge "classi ghetto".
Negli anni Sessanta, quando bambini napoletani, calabresi o siciliani andavano a scuola a Novara, nessuno s’è sognato di metterli in una "classe differenziale" perché imparassero italiano, usi e tradizioni del Nord, né di far loro dei test d’ingresso. Perché ora ci pensa il novarese Cota?
Chi pensa a uno "sviluppo separato" in Italia, sappia che quel concetto in altra lingua si chiama "apartheid", andata in scena in Sudafrica per molti anni: autobus, cinema e scuole separati. L’onorevole Casini ha parlato di proposta vergognosa: «Di questo passo, andrà a finire che ai bambini delle classi separate cuciranno sul vestito la lettera "i" come immigrato». E il Secolo d’Italia, quotidiano di An, nel tentativo di frenare la Lega, ha scritto: "Scordatevi l’apartheid".
La questione dell’italiano è solo una scusa. Tutti sanno che le cosiddette "classi di inserimento" non sono efficaci. I risultati migliori si ottengono con classi ordinarie e con ore settimanali di insegnamento della lingua. In Italia questo, in parte, avviene. Lo prevedono le "Linee guida" (2006) dell’allora ministro Moratti per l’accoglienza degli alunni immigrati, approvate anche dalla Lega. C’è un progetto che prevede un finanziamento di 5 milioni di euro per insegnare tre diversi livelli di lingua italiana. Il Governo potrebbe rispolverarlo e far cadere (per amor di patria) la prima "mozione razziale" approvata dal Parlamento italiano. Oppure, guardare a esperienze come a Firenze dove un pulmino passa a prendere i bambini stranieri a scuola, li porta ai corsi d’italiano e poi li riporta in classe.
La mozione, poi, va letta fino in fondo. Prevede che i bambini immigrati, oltre alla lingua italiana, debbano apprendere il «rispetto di tradizioni territoriali e regionali», della «diversità morale e della cultura religiosa del Paese accogliente», il «sostegno alla vita democratica» e la «comprensione dei diritti e dei doveri». Qualcuno sa dire come spiegarlo a un bambino di 5-6 anni, che deve ancora apprendere l’italiano?
Se l’integrazione è un bene (tutti la vogliono), dev’essere interattiva. E allora, perché non insegniamo agli alunni italiani il rispetto delle "tradizioni territoriali e regionali" degli immigrati? Ha detto bene il cardinale Scola: «I buoni educatori devono saper favorire l’integrazione tra le culture, che è una ricchezza per tutti». Il rischio, altrimenti, è una società spaccata in due, di cui una con meno diritti dell’altra.
Alle difficoltà reali si risponde con proposte adeguate, come s’è fatto col maestro di sostegno. In Italia non abbiamo più classi speciali per portatori di handicap, ci sono scuole dove sordi e muti stanno insieme a chi parla e sente. La mozione approvata dal Parlamento fa scivolare pericolosamente la scuola verso la segregazione e la discriminazione. Si dice "classi ponte", ma si legge "classi ghetto".
Negli anni Sessanta, quando bambini napoletani, calabresi o siciliani andavano a scuola a Novara, nessuno s’è sognato di metterli in una "classe differenziale" perché imparassero italiano, usi e tradizioni del Nord, né di far loro dei test d’ingresso. Perché ora ci pensa il novarese Cota?
(Fonte: Famiglia Cristiana, n°43)
giovedì 23 ottobre 2008
Tabacci: premier vuole assomigliare a Putin
(ASCA) - Roma, 22 ott - ''La scuola e gli studenti sono argomenti delicati che non meritano di essere trattati con sbrigativita' da parte del Presidente del Consiglio''. Lo afferma in una nota Bruno Tabacci dell'Unione di Centro.''Minacciare sgomberi di edifici scolastici, che e' comunque bene che gli studenti non occupino - aggiunge Tabacci - e liquidare temi pedagogici seri come una 'campagna di disinformazione' e' una forzatura che in questo clima rischia di diventare una provocazione. Purtroppo, quando parla, Berlusconi tradisce il desiderio di assomigliare sempre piu' al suo grande amico Putin''.
sabato 18 ottobre 2008
Enrico Letta: Sì alle preferenze
«I cittadini italiani vogliono scegliere chi mandare in Parlamento. Se Silvio Berlusconi insiste nella sua battaglia contro le preferenze andrà a sbattere contro un muro». Lo ha affermato Enrico a margine di un convegno indetto dalla fondazione Liberal sulla modifica del sistema di voto per il Parlamento europeo. «La partita che si sta giocando in Parlamento è un tornante vero della democrazia. Governo e maggioranza vogliono in sostanza riproporre ciò che è stato fatto con la legge elettorale nazionale che ha condotto a una involuzione del sistema politico italiano, fatto di soggetti politici deboli sovrastati da leadership forti.
Questo ci ha condotto allo svilimento e all'impoverimento della politica che registriamo quotidianamente anche nella debolezza del Parlamento. C'è una grande battaglia politica da fare non solo in Parlamento ma anche nel Paese. Siamo di fronte a una vicenda che può cambiare la democrazia: se perdiamo questa battaglia, perdiamo anche la possibilità di vincere la partita della legge elettorale nazionale. Ma per far questo - aggiunge - occorre sensibilizzare l'opinione pubblica, fare uscire questa vicenda dal circolo della classe politica e portarla nel Paese, tra i cittadini. Sono convinto che se Berlusconi ha l'intenzione di andare avanti a testa bassa va a sbattere contro un muro. L'effetto di una legge elettorale senza preferenze - ha concluso - è sotto gli occhi di tutti. Basta guardare il nostro Parlamento, nominato e non eletto, per cui un Parlamento drogato e privo di contrappesi. Non dico che ci siano pericoli per la democrazia, ma certo il nostro è un Parlamento che guarda solo in alto, è capace di prendere decisioni e si affida sempre e solo al leader che ti ha nominato e ti ha concesso di diventare deputato o senatore».
(Fonte: www.enricoletta.it)
Questo ci ha condotto allo svilimento e all'impoverimento della politica che registriamo quotidianamente anche nella debolezza del Parlamento. C'è una grande battaglia politica da fare non solo in Parlamento ma anche nel Paese. Siamo di fronte a una vicenda che può cambiare la democrazia: se perdiamo questa battaglia, perdiamo anche la possibilità di vincere la partita della legge elettorale nazionale. Ma per far questo - aggiunge - occorre sensibilizzare l'opinione pubblica, fare uscire questa vicenda dal circolo della classe politica e portarla nel Paese, tra i cittadini. Sono convinto che se Berlusconi ha l'intenzione di andare avanti a testa bassa va a sbattere contro un muro. L'effetto di una legge elettorale senza preferenze - ha concluso - è sotto gli occhi di tutti. Basta guardare il nostro Parlamento, nominato e non eletto, per cui un Parlamento drogato e privo di contrappesi. Non dico che ci siano pericoli per la democrazia, ma certo il nostro è un Parlamento che guarda solo in alto, è capace di prendere decisioni e si affida sempre e solo al leader che ti ha nominato e ti ha concesso di diventare deputato o senatore».
(Fonte: www.enricoletta.it)
venerdì 17 ottobre 2008
Più democratica elezione Miss Italia
Riformare la legge elettorale per le europee togliendo il voto di preferenza? "E' piu' democratica l'elezione di Miss Italia, il televoto degli spettatori e la giuria di esperti". E' di questo avviso l'esponente del Pd Francesco Rutelli, che partecipa all'evento organizzato da Liberal, presso il Centro Congressi Capranichetta, per lanciare una campagna in difesa del voto di preferenza alle prossime elezioni europee. "Non abbiamo piu' i collegi elettorali", ha spiegato Rutelli, "non vogliono piu' le preferenze, non c'e' una modalita' democratica per scegliere i candidati, sceglie solo uno chi debba essere eletto. E' molto piu' democratica l'elezione di Miss Italia".
(Fonte: La Repubblica)
(Fonte: La Repubblica)
Preferenze: Marini garante Pd
Franco Marini si fa garante dell'impegno del Partito democratico in difesa del voto di preferenza alle prossime elezioni europee e lo fa di fronte al leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini. Dopo aver ricordato il proprio impegno per la formazione di un governo che portasse a termine la riforma della legge elettorale, Franco Marini ha chiesto direttamente a Casini: "Hai ancora dubbi sulla concretezza dell'impegno del Partito democratico?"
giovedì 16 ottobre 2008
La Lega propone classi differenziate
(dal blog http://blog.brunotabacci.it/)
Cari amici del blog,
Ieri sera alla Camera ho assistito per un lungo tempo ad un dibattito angosciante su una mozione presentata dall’on. Cota della Lega Nord e sottoscritta da numerosi parlamentari della stessa Lega e del Pdl su una mozione relativa agli studenti stranieri nelle classi italiane (la mozione 1/00033; chi volesse la potrà leggere e trovare sul sito www.camera.it) che intende impegnare il Governo a formare classi cosiddette “ponte” per gli studenti extracomunitari nelle scuole italiane di ogni ordine e grado. In pratica classi differenziate. Ho ascoltato tutta una serie di interventi in aula che mi hanno piuttosto disturbato per l’ipocrisia che grondavano. Fino al momento in cui non ho resistito ed ho chiesto di poter intervenire per poter almeno esprimere la mia posizione su questo tema. Riporto le mie parole qui di seguito e mi piacerebbe che si aprisse un dibattito anche tra gli amici del blog.
BRUNO TABACCI. "Signor Presidente, intervengo semplicemente per svolgere un'osservazione che credo sia più che legittima: poiché - mi rivolgo al collega Cota di cui ho grande stima - la sua mozione, in fondo, tende ad introdurre, attraverso le cosiddette classi ponte, delle classi differenziate, voglio ricordare a me stesso che, a metà degli anni Ottanta, quando ancora nel nostro Paese non vi erano gli immigrati, io ho condotto una battaglia, da presidente della regione, affinché i bambini handicappati fossero inseriti all'interno delle scuole statali normali (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Io mi onoro di questa battaglia e non vorrei che, parafrasando la Rupe Tarpea, qualcuno immaginasse che un bambino di colore è diverso da un bambino handicappato, e quelli erano bambini handicappati nostri! Sì - lo ripeto - questa è una battaglia di cui rivendico fino in fondo la dignità e l'impegno (Commenti del deputato Valentina Aprea) e lei, onorevole Aprea, è bene che stia tranquilla. È una battaglia giusta e seria e non faccio cenno ad alcun'altra cosa se non a questa, che rivendico in toto (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori)".
mercoledì 15 ottobre 2008
Rai: Donadi, fiduciosi in Pd-UdC
"Comprendiamo e siamo grati al Pd e all'Udc che, da mesi, con lealtà sostengono la candidatura di Leoluca Orlando alla Vigilanza Rai. E' evidente che più tempo passa più questa coerenza rappresenta una scelta impegnativa e posso comprendere che cedere alle inaccettabili richieste del Pdl può diventare un'opzione. Noi ci rimettiamo con fiducia e rispetto all'atteggiamento di Pd e Udc". Cosi' il capogruppo Idv alla Camera, Massimo Donadi, ai giornalisti che chiedono se l'Idv invitato dal Pd a presentare un altro candidato, rinuncerebbe alla presidenza Orlando.
domenica 12 ottobre 2008
CRISI FINANZIARIA: ACLI, NON BASTANO RASSICURAZIONI GOVERNO A TRANQUILLIZZARE FAMIGLIE
Subito un piano di agevolazioni per chi ha difficoltà nel pagamento dei mutui. Coinvolgere le organizzazioni di rappresentanza nel controllo e nella riscrittura delle regole
Roma - Non bastano le rassicurazioni del governo a "tranquillizzare" le famiglie italiane esposte alle conseguenze della grave crisi finanziaria che sta attraversano l'Italia e l'Europa. E' quanto sostengono le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani in una nota elaborata dal proprio dipartimento welfare.«Già ora, infatti, - affermano le Acli - oltre ai danni sul patrimonio, le famiglie si trovano anche a subire la beffa delle rate dei mutui più salate e dei nuovi rincari per i beni di prima necessità». «Anche se la situazione è meno problematica di quella americana, bisogna evitare di commettere errori che potrebbero danneggiare le famiglie italiane già in difficoltà».Le Acli chiedono al governo di individuare «da subito» soluzioni che prevedano maggiore trasparenza dei mercati: «una sorta di ri-regulation capace di immettere fiducia nel sistema». Unitamente a un «piano di agevolazioni» per le famiglie che presentano difficoltà nei pagamenti del mutuo così da incidere da subito sulle cause della crisi.Sul lungo periodo, la preoccupazione delle Acli è quella di agire tempestivamente per «evitare che si verifichi di nuovo una situazione che metta in difficoltà gli ignari risparmiatori». Due le strade indicate: da una parte «l'educazione al consumo sobrio e responsabile» e la «formazione finanziaria delle persone». Secondo un'indagine della Banca d'Italia, infatti, soltanto il 47% delle famiglie italiane sa rispondere in modo corretto alle domande inerenti la cultura finanziaria. Un analfabetismo che colpisce in particolar modo gli anziani e le famiglie popolari.Dall'altra parte, scrivono le Acli, per arrivare a un sistema trasparente e in grado di tutelare e rispettare gli interessi delle famiglie, è necessario il «coinvolgimento delle organizzazioni di rappresentanza nel processo di riscrittura delle regole e di controllo». «Bisogna insomma evitare - conclude la nota - che a riscrivere le regole del gioco siano di nuovo coloro che fin qui ci hanno condotto».
venerdì 10 ottobre 2008
Grandi crac piccoli imbrogli
[Scelto per voi]
di LUIGI LA SPINA
È una consuetudine, per la verità non solo italiana, quella di nascondere dietro grandi progetti, nati da ottime intenzioni, piccoli imbrogli, nati da personali interessi. Tradizione rispettata anche nel decreto Alitalia, una legge che dovrebbe consentire il salvataggio della nostra compagnia di bandiera, ma che avrebbe potuto anche salvare dai guai giudiziari alcuni grandi manager italiani, da Tanzi, a Cragnotti, a Geronzi.Come al solito, è stata rispettata anche un’altra tradizione: quando viene svelato il trucco, la ricerca dei mandanti della poco onorevole operazione si perde nell’anonimato di piccoli peones parlamentari, subito scaricati da tutti e costretti a immolarsi, solitari e comodi capri espiatori, al ludibrio generale. Con i presunti beneficiari che si dichiarano ignari di tutto, i presunti sostenitori della maggioranza che si ritraggono indignati dal sospetto che si possa dubitare della loro superficialità e persino i presunti avversari dell’opposizione che proclamano non si possa non credere alla loro dabbenaggine.Veri, verosimili o fantasiosi i retroscena che si raccontano in queste ore sulla vicenda, sarebbe troppo cinico, ma soprattutto poco avveduto, l’atteggiamento di chi tende a circoscrivere la vicenda come uno dei tanti episodi di malcostume politico, una gaglioffa furbata che solo l’arroganza del potere poteva pensare passasse impunita. A tutti costoro, in buona o cattiva fede, manca completamente la sensibilità nell’avvertire i sentimenti che in questi giorni agitano il nostro Paese. Quando, di fronte alla gravissima crisi finanziaria mondiale, alla possibile incombente crisi economica, la credibilità e la fiducia dell’opinione pubblica in coloro che li governano è l’unica arma contro il dilagare di una incontrollata paura. Il vero pericolo di fronte al quale nulla varrebbero i provvedimenti che governi e autorità finanziarie di tutto il mondo hanno approvato.A questo proposito, bisogna dare atto a Casini che ha denunciato la questione in Parlamento e soprattutto a Tremonti di aver colto la gravità del segnale che la classe politica, tra complicità e indifferenza, stava mandando ai cittadini. Il ministro del Tesoro, con un drastico aut-aut che metteva in gioco la sua permanenza alla guida del dicastero, ha costretto alla frettolosa e vergognosa ritirata proponenti dichiarati e ispiratori occulti dell’emendamento truffaldino.La «ragion di Stato» e anche la responsabilità di tutti coloro che, in questi giorni, hanno il compito di informare l’opinione pubblica, giornalisti compresi, corrono su un binario assai stretto. Da una parte, occorre non drammatizzare una situazione che soprattutto e solo dal panico potrebbe essere compromessa, con conseguenze catastrofiche. Dall’altra, non nascondere con generiche promesse di assolute garanzie la gravità dei fatti avvenuti e di quelli che potrebbero avvenire. Anche perché la rapidità con cui le bugie sparse a piene mani, in queste ore, sono state svelate, può compromettere la credibilità di qualsiasi promessa o semplicemente previsione sul futuro avanzate da quegli stessi protagonisti della crisi.L’elenco delle false rassicurazioni, purtroppo, è lungo. Ci avevano detto che le difficoltà finanziarie avrebbero toccato solo le banche americane, spregiudicate e irresponsabili. Poi, che solo qualche banca europea poteva essere contagiata, ma che sicuramente tutte le banche italiane avevano una capitalizzazione largamente sufficiente a fronteggiare qualsiasi esigenza di liquidità. Infine, che l’economia reale, quella che non si regge sulle carte, ma sulle fabbriche e sulle merci, era al riparo, dietro solidi salvagenti. Tutti conforti verbali che si sono trasformati in inquietanti boomerang nell’opinione degli italiani.I banchieri non possono operare senza la fiducia. I governanti senza la credibilità delle loro parole. Se dietro alle parole vuote si nascondono, poi, piccole o grandi truffe, non possono lamentarsi di non riuscire a convincere gli italiani, anche quando avrebbero ragionevoli argomenti per riuscirci.
di LUIGI LA SPINA
È una consuetudine, per la verità non solo italiana, quella di nascondere dietro grandi progetti, nati da ottime intenzioni, piccoli imbrogli, nati da personali interessi. Tradizione rispettata anche nel decreto Alitalia, una legge che dovrebbe consentire il salvataggio della nostra compagnia di bandiera, ma che avrebbe potuto anche salvare dai guai giudiziari alcuni grandi manager italiani, da Tanzi, a Cragnotti, a Geronzi.Come al solito, è stata rispettata anche un’altra tradizione: quando viene svelato il trucco, la ricerca dei mandanti della poco onorevole operazione si perde nell’anonimato di piccoli peones parlamentari, subito scaricati da tutti e costretti a immolarsi, solitari e comodi capri espiatori, al ludibrio generale. Con i presunti beneficiari che si dichiarano ignari di tutto, i presunti sostenitori della maggioranza che si ritraggono indignati dal sospetto che si possa dubitare della loro superficialità e persino i presunti avversari dell’opposizione che proclamano non si possa non credere alla loro dabbenaggine.Veri, verosimili o fantasiosi i retroscena che si raccontano in queste ore sulla vicenda, sarebbe troppo cinico, ma soprattutto poco avveduto, l’atteggiamento di chi tende a circoscrivere la vicenda come uno dei tanti episodi di malcostume politico, una gaglioffa furbata che solo l’arroganza del potere poteva pensare passasse impunita. A tutti costoro, in buona o cattiva fede, manca completamente la sensibilità nell’avvertire i sentimenti che in questi giorni agitano il nostro Paese. Quando, di fronte alla gravissima crisi finanziaria mondiale, alla possibile incombente crisi economica, la credibilità e la fiducia dell’opinione pubblica in coloro che li governano è l’unica arma contro il dilagare di una incontrollata paura. Il vero pericolo di fronte al quale nulla varrebbero i provvedimenti che governi e autorità finanziarie di tutto il mondo hanno approvato.A questo proposito, bisogna dare atto a Casini che ha denunciato la questione in Parlamento e soprattutto a Tremonti di aver colto la gravità del segnale che la classe politica, tra complicità e indifferenza, stava mandando ai cittadini. Il ministro del Tesoro, con un drastico aut-aut che metteva in gioco la sua permanenza alla guida del dicastero, ha costretto alla frettolosa e vergognosa ritirata proponenti dichiarati e ispiratori occulti dell’emendamento truffaldino.La «ragion di Stato» e anche la responsabilità di tutti coloro che, in questi giorni, hanno il compito di informare l’opinione pubblica, giornalisti compresi, corrono su un binario assai stretto. Da una parte, occorre non drammatizzare una situazione che soprattutto e solo dal panico potrebbe essere compromessa, con conseguenze catastrofiche. Dall’altra, non nascondere con generiche promesse di assolute garanzie la gravità dei fatti avvenuti e di quelli che potrebbero avvenire. Anche perché la rapidità con cui le bugie sparse a piene mani, in queste ore, sono state svelate, può compromettere la credibilità di qualsiasi promessa o semplicemente previsione sul futuro avanzate da quegli stessi protagonisti della crisi.L’elenco delle false rassicurazioni, purtroppo, è lungo. Ci avevano detto che le difficoltà finanziarie avrebbero toccato solo le banche americane, spregiudicate e irresponsabili. Poi, che solo qualche banca europea poteva essere contagiata, ma che sicuramente tutte le banche italiane avevano una capitalizzazione largamente sufficiente a fronteggiare qualsiasi esigenza di liquidità. Infine, che l’economia reale, quella che non si regge sulle carte, ma sulle fabbriche e sulle merci, era al riparo, dietro solidi salvagenti. Tutti conforti verbali che si sono trasformati in inquietanti boomerang nell’opinione degli italiani.I banchieri non possono operare senza la fiducia. I governanti senza la credibilità delle loro parole. Se dietro alle parole vuote si nascondono, poi, piccole o grandi truffe, non possono lamentarsi di non riuscire a convincere gli italiani, anche quando avrebbero ragionevoli argomenti per riuscirci.
(Fonte: La Stamp, 10/10/2008)
mercoledì 8 ottobre 2008
Le ACLI comunicano
Elettori, non sudditi
La finanza senza regole e la crisi delle famiglie chiedono più politica. Ma non deleghe in bianco (da Aesse 10 2008)
In tempi di crisi economica, di fronte all’impoverimento di tante famiglie – in difficoltà ad arrivare a fine mese, a pagare i mutui per l’acquisto della casa o gli affitti e le bollette salite alle stelle – sembra un po’ strano parlare di legge elettorale. Si rischia di essere percepiti lontani dai problemi, appassionati di “politichese” piuttosto che attenti alla realtà che ci circonda. Lo sanno bene i partiti politici, che approfittando con realismo di questo disinteresse generale, stanno pensando di completare il memorabile “porcellum” di tre anni or sono con la riforma anche della legge elettorale per le Europee. E di apporre qualche modifica solo formale alla attuale legge elettorale, per evitare il referendum che, rinviato lo scorso anno, rimane una scadenza ineludibile per il mondo politico italiano. Eppure il tema non può essere passato sotto silenzio, perché da esso dipende in misura non secondaria il futuro del nostro Paese. Non è indifferente poter scegliere il proprio rappresentante in Parlamento tra due o più candidati, vagliandone la biografia, le capacità, le idee. Come potrebbe un cittadino diversamente sentirsi protagonista e non suddito? Il sistema delle liste bloccate che abbiamo conosciuto nelle ultime due tornate elettorali cancella la democrazia intesa come partecipazione, dando tutto il potere a una casta – le segreterie dei partiti o i leader, più o meno carismatici, di questa stagione – e sottraendolo al popolo. Qualcuno ricorda che analogo sistema esiste in molte altre democrazie, ma si dimentica delle differenze: si può accettare la lista chiusa solo dove vi siano vere primarie – regolamentate e sicure – oppure collegi uninominali piuttosto piccoli, tali da consentire ai cittadini di conoscere i candidati. «La democrazia è rimasta un sostantivo, non è diventata verbo: democratizzare», ci ha ricordato nelle scorse settimane il professor Belderrain, dell’Università argentina di La Plata. Via via negli anni abbiamo costruito un sistema efficiente per governare la complessità del mondo contemporaneo – adottando sistemi quasi sempre rigorosamente democratici nella forma – ma poco ci siamo preoccupati, in Italia come in gran parte degli Stati occidentali, di ampliare gli spazi dell’esercizio del potere da parte del popolo. Il sistema della delega, sicuramente necessario per semplificare le dinamiche dell’esercizio del potere, non può essere assolutizzato: al contrario, a ogni delega deve corrispondere un più convinto impegno verso la partecipazione, dal basso, di tutti i cittadini. Se questo non avviene, se ci si arrende alla logica del presunto efficientismo dei partiti, la politica si allontanerà ancor più dal cuore delle persone e, cosa più grave, non saprà rispondere alle attese di servizio al bene comune.La finanza senza regole, la speculazione dei monopolisti, la crisi dei sistemi di welfare richiedono più politica, intesa come democrazia, partecipazione e trasparenza. Non una delega in bianco.
Andrea Olivero
ITALIANI NEL MONDO: PROTESTE DALL'AMERICA LATINA CONTRO I TAGLI DEL GOVERNO IN FINANZIARIA
Meno 50 milioni rispetto al 2008. La protesta delle Acli da Brasile, Argentina e UruguaySan Paolo, 8 ottobre 2008 - Arriva dall'America Latina la protesta contro i tagli ai capitoli degli italiani all'estero previsti dalla finanziaria 2009: meno 50 milioni di euro contro gli 82 milioni stanziati per i nostri connazionali l'anno precedente.Da San Paolo in Brasile, ma anche dall'Argentina e dall'Uruguay, dove si stanno svolgendo i congressi nazionali delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani, giunge la presa di posizione delle Acli che chiedono al Governo di «riportare il capitolo di bilancio destinato agli italiani all'estero allo stesso livello della passata finanziaria». «Non si possono illudere a parole i nostri connazionali nel mondo e poi nei fatti operare in senso contrario» denuncia il presidente delle Acli italiane delle Acli internazionali (Fai) Andrea Olivero.Per il responsabile della "Rete mondiale aclista", Michele Consiglio, «i tagli comporterebbero gravi e seri problemi per tutta la comunità degli italiani all'estero». Colpiti in particolare i corsi di lingua e cultura, l'assistenza e il funzionamento degli organi Comites e Cgie. «La lingua e la cultura - spiega Consiglio - rappresentano gli elementi fondamentali per alimentare l'identità italiana e promuovere l'Italia nel mondo attraverso i formifabili "ambasciatori popolari" che sono i nostri italiani presenti all'estero. «L'assistenza è un modo per essere vicino a quanti, soprattutto anziani, vivono all'estero in condizioni indigenti. L'indebolimento delle istituzione rappresentative, Comites e Cgie, ridurrebbe fortemente il coinvolgimento la partecipazione democratica dei nostri connazionali». «Non è questo il modo - concludono le Acli - di valorizzare l'esperienza e il patrimonio rappresentato dai nostri migranti».
IMMIGRAZIONE: LE ACLI CONTRO IL PERMESSO DI SOGGIORNO A PUNTI. "NON SI GIOCA CON LA VITA DELLE PERSONE
"Roma, 8 ottobre 2008 - Le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani respingono come «offensiva della dignità degli immigrati» la proposta di introdurre con un emendamento al disegno di legge sulla sicurezza il "permesso di soggiorno a punti" per i cittadini extracomunitari, alla stregua della patente di guida.«Non si gioca con la vita delle persone» afferma il presidente nazionale delle Acli Andrea Olivero. «Il permesso di soggiorno è uno strumento normativo che ratifica un diritto, non è un concorso a punti. La legislazione sull'immigrazione, così come quella penale, ha gli strumenti per revocare eventualmente questo titolo qualora se ne verifichino le condizioni. Tutto il resto è discriminatorio. Chi fa proposte di questo tipo si assume la responsabilità politica e morale di favorire quel clima pericoloso di "regressione culturale" di cui ha parlato autorevolmente il presidente della Conferenza episcopale».La perplessità delle Acli non riguarda solamente la boutade del permesso a punti. Il presidente Olivero raccoglie la denuncia di mons. Agostino Marchetto, segretario del Pontificio consiglio per i migranti, e rilancia: «Dobbiamo invertire la "tendenza al ribasso" nei confronti degli immigrati, caratterizzata dall'erosione degli standard umanitari e dell'introduzione di norme meramente restrittive o punitive». E al ministro dell'Interno Roberto Maroni, che oggi alla Camera ha voluto scongiurare il rischio razzismo invitando ad evitare allarmismi, il presidente delle Acli risponde: «Nessun allarmismo, ma neanche è possibile far finta di non vedere ciò che accade». «Soprattutto - concludono le Acli - si stenta davvero a riconoscere quali siano le politiche di integrazione "vere" e "reali" di cui parla oggi il ministro».
lunedì 6 ottobre 2008
Benedetto XVI: "Dare importanza ai veri valori"
Città del Vaticano, 6 ott. (Adnkronos) - Il crollo delle grandi banche sta dimostrando che i soldi non sono niente: la carriera, i soldi, il successo non possono dare senso alla vita. E' quanto ha spiegato questa mattina Benedetto XVI parlando a braccio all'apertura del Sinodo generale dei vescovi. ''Vediamo adesso - ha affermato Ratzinger con riferimento all'attuale crisi finanziaria - nel crollo delle grandi banche che i soldi scompaiono, sono niente, e tutte queste cose che sembrano vere in realtà sono di secondo ordine''. Un principio che deve essere ricordato da chi ''costruisce solo sulle cose che sono visibili, come il successo, la carriera, i soldi''. ''Solo la parola di Dio - ha aggiunto - è una realtà solida''.
Elia: Addio ad un grande Popolare
Muore Leopoldo Elia, presidente emerito della Consulta
È deceduto domenica sera a Roma Leopoldo Elia, presidente emerito della Corte Costituzionale. « Elia è stato un maestro del costituzionalismo italiano – è il cordoglio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano -, per cultura, esperienza vissuta nelle istituzioni, capacità di dialogo e fermezza di convinzioni». Nato a Fano il 4 novembre 1925, si era laureato il 25 novembre del 1947 in giurisprudenza, nell'Università di Roma, col massimo dei voti e la lode discutendo una tesi su "L'avvento del governo parlamentare in Francia". Funzionario dell'Ufficio Legislativo del Senato, è stato Segretario del Gruppo dei Parlamentari Italiani al Consiglio d'Europa ed all'Assemblea Comune CECA, e ha successivamente svolto funzioni direttive nel Segretariato dell'Assemblea, incaricato di formulare una costituzione per l'Europa. Libero docente di diritto costituzionale, all'unanimità, nel 1959, ha poi vinto il consenso alla cattedra nella stessa disciplina nel 1962. Ha insegnato, per incarico, istituzioni di diritto pubblico nella facoltà di economia e commercio dell'Università di Urbino (sede di Ancona) dal 1960 al 1963; e, come professore di ruolo, diritto costituzionale nella facoltà di giurisprudenza dell'Università di Ferrara nell'anno accademico 1962-1963, dell'Università di Torino dal 1963 al 1970 e dell'Università "La Sapienza" di Roma dal 1970 al 1997, tranne che nei periodi in cui è stato posto in aspettativa quale giudice costituzionale e per mandato parlamentare. Vice Presidente del Consiglio Superiore dell'Istituto Universitario Europeo di Firenze. Il 30 aprile del 1976 è stato eletto giudice della Corte Costituzionale dal Parlamento in seduta comune. Il 21 settembre del 1981 è stato eletto Presidente della Corte Costituzionale e tale è rimasto fino alla scadenza della carica di giudice costituzionale (7 maggio 1985). In questa circostanza i colleghi gli hanno conferito il titolo di Presidente emerito della Corte costituzionale. Nell'anno accademico 1985-86 ha ripreso l'insegnamento di diritto costituzionale nella Facoltà di giurisprudenza dell'Università "La Sapienza". Direttore della rivista "Giurisprudenza costituzionale" dal 1968 al 1976, ne ha riassunto la direzione nel 1986. È stato altresì condirettore della sezione "Diritto pubblico" dell'Enciclopedia del diritto. Il 14 giugno del 1987 è stato eletto senatore, per il Collegio Roma VIII, per la X legislatura è stato Ministro per le riforme elettorali ed istituzionali nel Governo presieduto da Carlo Azeglio Ciampi. Il 27 marzo 1994 è stato eletto deputato, nelle liste del Partito Popolare italiano, nella circoscrizione di Lazio 2, per la XII legislatura. Il 21 aprile del 1996 è stato eletto senatore, per il collegio di Milano 5, per la XIII legislatura. In quest'ultima legislatura è stato presidente del gruppo senatoriale del PPI.
ELIA: CASINI, modello per chi si riconosce in Italia moderata
(ANSA) - ROMA, 6 OTT - 'Leopoldo Elia non e' stato solo un grande giurista, un profondo conoscitore e convinto difensore della Costituzione. E' stato anche un maestro, un modello per tutti coloro che si riconoscono in un'Italia moderata, onesta, competente, appassionata. Lo ricordo con commozione per la sua signorilita', la straordinaria competenza, la versatilita' della sua passione civile e politica, sempre al servizio dell'Italia'. Lo afferma Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc.
ELIA: BINDI, HA TESTIMONIATO LEGAME TRA CATTOLICI E DEMOCRAZIA
(AGI) - Roma, 6 ott. - “Leopoldo Elia ha testimoniato con grande rigore e forza intellettuale, il legame profondo tra i cattolici italiani e la democrazia”. A dichiararlo e’ stata la vicepresidente della Camera Rosy Bindi. Elia, ha sottolineato in una nota, “ha coniugato l’amore per il diritto e la ricerca scientifica con una grande passione civile. Con il suo impegno politico e culturale, accompagnato da una limpida tensione morale e un vigile senso del limite, e’ stato un servitore dell’Italia e della Costituzione al pari di altri indimenticabili maestri da Giuseppe Dossetti a Vittorio Bachelet a Pietro Scoppola a Nino Andreatta”.
“In questi anni difficili nei quali si e’attentato alla integrita’ della Costituzione ci e’ sempre stato vicino e come una sentinella ci metteva in guardia dai rischi e dai pericoli che stava correndo la nostra democrazia”, ha ricordato, “avremmo avuto ancora tanto bisogno di lui. Il suo insegnamento, i suoi scritti, il ricordo della sua testimonianza saranno una luce nel nostro cammino ancora cosi’ difficile e pieno di insidie”. (AGI)
Morte Elia, Castagnetti: è stato un grande giurista e un grande cattolico-democratico
"Leopoldo Elia è stato un grande maestro del diritto costituzionale oltrechè un instancabile difensore e nondimeno innovatore della democrazia italiana.Insieme a Nino Andreatta e a Pietro Scoppola ha rappresentato un punto di riferimento ineludibile per diverse generazioni di giovani cattolici impegnati sul terreno della politica. Quando si parla del pensiero cattolico–democratico ci si riferisce, oggi e sicuramente anche in futuro, a ciò che hanno prodotto sul piano culturale uomini come loro. Un pensiero rigoroso di piena fedeltà al Vangelo e alla Costituzione, che ha dimostrato la possibilità e l’opportunità per la politica di tale incontro virtuoso.Leopoldo Elia oltrechè giurista insigne è stato uomo politico e ministro di particolare raffinatezza, mite e profondo, rispettoso del pensiero altrui e fermissimo difensore del proprio. Maestro vero, ha cresciuto tantissimi discepoli preoccupandosi sempre di rendere lieve il peso della sua straordinaria ricchezza scientifica e umana. Aveva da ultimo accettato, con la consueta generosità, nonostante fosse pienamente consapevole dell’implacabile progresso della sua malattia, di presiedere il comitato scientifico della nuova fondazione “Persona, Comunità, Democrazia”. Anche di ciò noi amici che come lui proveniamo dalla tradizione cattolico–popolare, vogliamo dirgli grazie"
ELIA: IANNACCONE (MPA), DA LUI INSEGNAMENTO ONESTA’ E MITEZZA
(AGI) - Roma, 6 ott. - “Leopoldo Elia e’ stato un grande costituzionalista che ha saputo dare, con la sua vita, un insegnamento di onesta’ e di mitezza a tutta la classe politica del nostro Paese, quella di ieri e quella di oggi”. Lo ha dichiarato Arturo Iannaccone, parlamentare dell’Mpa, in una nota.
“Insigne giurista, stimato per la sua ostinazione nel difendere la Carta Costituzionale e per l’alto senso delle istituzioni, Elia e’ stato un testimone autentico di quegli insegnamenti evangelici che ha saputo coniugare con gli alti ruoli istituzionali da Lui svolti al servizio del Paese”, ha sottolineato.
Lo scomparso presidente emerito della Corte costituzionale, ha aggiunto, “e’ stato un punto di riferimento insostituibile per tante generazioni di cattolici impegnati nella vita pubblica. Esprimiamo alla famiglia i sentimenti del nostro piu’ profondo cordoglio per la sua scomparsa”. (AGI)
ELIA: QUAGLIARIELLO, ERA AVVERSARIO CON CONCEZIONE LIMPIDA
(AGI) - Roma, 6 ott. - “Ricordo Leopoldo Elia come un avversario che aveva una concezione diversa dello sviluppo del percorso costituzionale, ma l’ha sempre illustrata in maniera limpida. Alla famiglia e al suo partito va il mio sincero cordoglio”. Lo dichiara Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo vicario del PdL al Senato. Cosi’ Gaetano Quagliariello, vicepresidente vicario dei senatori Pdl, ricorda Leopoldo Elia. (AGI)
ELIA: FINOCCHIARO, ERA DIFENSORE DELLA COSTITUZIONE
(AGI) - Roma, 6 ott - “Esprimo profondo e commosso cordoglio, anche a nome delle senatrici e dei senatori del Pd, per la morte del Presidente emerito Leopoldo Elia. Credo che il modo migliore di ricordarlo sia parlare di lui come ‘difensore della Costituzione’, come lui stesso amava definirsi. Gli saremo per sempre grati per il suo impegno a tutela della nostra Carta fondamentale e dei diritti di tutti”. Lo dice Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato. “Leopoldo Elia e’ stato - sottolinea Anna Finocchiaro - oltre che un grandissimo costituzionalista, anche un uomo politico schierato con sensibilita’, rigore e dedizione in difesa della nostra Carta fondamentale, come architrave della vita politica, sociale economica del nostro Paese. Credo che il suo impegno e il suo lavoro siano quanto mai attuali e per noi saranno, per sempre, una guida”.(AGI)
ELIA: IL CORDOGLIO DELL’ASSOCIAZIONE EX PARLAMENTARI
(AGI) - Roma, 6 ott. - L’Associazione degli ex parlamentari ha espresso il suo cordoglio per la scomparsa di Leopoldo Elia, presidente emerito della Corte costituzionale. “La sua morte”, ha dichiarato il presidente dell’Associazione, Franco Coccia, “costituisce una grave perdita per il nostro Paese. Il senatore Elia e’ stato un illustre giurista impegnato nella difesa della nostra Costituzione e dello stato di diritto”.
In particolare la nostra associazione, ha sottolineato, “perde con lui un valoroso componente che si e’ speso con rara generosita’ per le nostre iniziative impegnandosi piu’ volte come relatore nei convegni e nei seminari dando cosi’ un alto contributo di dottrina e di impegno politico e istituzionale”. (AGI)
ELIA: BERTINOTTI, HA RESO VIVA LEZIONE COSTITUZIONE
(AGI) - Roma, 6 ott. - L’ex presidente della Camera Fausto Bertinotti, appresa la notizia della scomparsa del professor Leopoldo Elia, ha inviato alla famiglia una telegramma di cordoglio. Questo il testo del messaggio.
“Ho appreso con sincera commozione la notizia della scomparsa del professor Leopoldo Elia, presidente emerito della Corte Costituzionale”, si legge, “studioso e intellettuale che ha contribuito a rendere viva la lezione della Costituzione repubblicana, ne ha interpretato, in tutto il suo percorso intellettuale, il senso piu’ profondo e ne ha messo in luce l’attualita’ in un confronto lucido e appassionato con la realta’ del Paese”.
Elia, ha ricordato Bertinotti, era un “cattolico che ha saputo esprimere una lezione di laicita’” e un “democratico che ha saputo vedere nelle lotte e nei diritti degli ultimi il fondamento dell’ordinamento della Repubblica”. Ora, ha concluso, “manchera’ all’Italia la sua testimonianza. Mi piacerebbe che molti, per rendergli omaggio, rileggessero le parole da lui pronunciate in occasione del sessantesimo anniversario della Costituzione italiana. In questo difficile momento, giungano a voi tutti i sentimenti del mio piu’ profondo cordoglio e della mia piu’ sincera ed affettuosa vicinanza”. (AGI)
ELIA: MAURO (LEGA), BRILLANTE STUDIOSO VITA POLITICA ITALIANA
(AGI) - Roma, 6 ott. - “Con la scomparsa di Leopoldo Elia se ne va anche un fine costituzionalista e uno dei piu’ brillanti studiosi della vita politica del nostro paese”. Cosi’ la vicepresidente del Senato, Rosi Mauro sulla morte avvenuta oggi di uno dei piu’ insigni maestri del diritto costituzionale. “Fervente cattolico - sottolinea la vicepresidente del Senato - Leopoldo Elia ha espresso nel migliore dei modi la sintesi politica dei moderati in Parlamento. I suoi studi sulla istituzione della politica saranno punto di riferimento per tutti coloro che sapranno trarre i fondamenti per un nuovo percorso costituzionale e per un dialogo costruttivo sulle riforme”. (AGI)
Elia: Soro, "uomo della Costituzione, sua opera dettata da straordinaria passione civile".
Dichiarazione on. Antonello Soro, presidente deputati Pd "La scomparsa di Leopoldo Elia colpisce e rattrista. Con lui perdiamo una delle figure più eminenti del costituzionalismo italiano. Presidente emerito della Corte, studioso e maestro di diritto, Elia è stato un punto di riferimento per diverse generazioni di giuristi. La sua opera, i suoi studi, la sua dottrina non sono rimasti confinati nella fredda e asettica dimensione della teoria ma hanno assunto pregnanza e significato proprio grazie alla straordinaria passione civile che ha caratterizzato la sua opera.Leopoldo Elia è stato un uomo della Costituzione nel senso più pieno e completo. Proprio la sua passione civile ha messo al centro del suo impegno quello che è stato definito “patriottismo costituzionale”, e cioè la difesa dello spirito costituente come premessa e nutrimento delle convivenza civile e della democrazia.Leopoldo Elia è stato un intellettuale di primissimo piano che ha messo la sua intelligenza e la sua dottrina al servizio della politica con grande generosità e umiltà. Dopo l’intensa stagione alla Corte, culminata con la presidenza e caratterizzata da un importante e originale elaborazione giuridica tradotta in fondamentali sentenze che lo videro protagonista, Elia accettò la chiamata all’impegno parlamentare. Ricoprì ruoli di primissimo piano, nella Dc, nel Ppi e infine con la Margherita. E’ stato presidente del gruppo parlamentare del Senato e ministro. Ma questi incarichi, quegli onori, non li ha mai cercati, così come ha sempre rifuggito la ribalta del protagonismo, l’esibizione, il potere per il potere. In questo suo stile semplice e sobrio, fatto di ironia e mitezza, dobbiamo leggere la traccia profonda dell’insegnamento cristiano, compreso quello che convoca all’impegno politico come servizio, come esercizio di carità e assunzione di responsabilità verso gli altri. Questa delicatezza, che a tratti poteva essere scambiata per timidezza, non gli impediva di essere determinatissimo, coraggioso e intransigente quando vedeva messi a rischio i valori in cui credeva. Così lo ricordiamo appassionato e strenuo difensore della democrazia e delle istituzioni parlamentari, fino all’ultimo, pronto a denunciare le degenerazioni e le derive stravolgenti l’equilibrio tra poteri che rischiano di alterare in una direzione non democratica l’impianto costituzionale.Ricordo la sua recente commemorazione di Aldo Moro per il gruppo parlamentare del Pd, nel maggio scorso. Ricordo il suo discorso intenso e commosso, le sue parole dedicate a quello che era il suo maestro, non solo per quello che riguardava la politica. E rintraccio ora, in quella commozione forse un presagio, ma anche la consapevolezza di una fedeltà condivisa al cattolicesimo democratico. In cammino nella storia, con la fede e la libertà dei figli di Dio."
SINISCALCHI (CSM), Leopoldo Elia: Un grande paladino della Costituzione e della democrazia repubblicana
Roma – Vincenzo Siniscalchi, avvocato, più volte deputato dell'Ulivo ed attualmente vice-Presidente della V Commissione sugli incarichi direttive e semidirettivi del CSM: "A Leopoldo Elia dobbiamo momenti di tenuta ferma dei valori della legalità e di una politica fatta di sincero sentimento democratico e tesa sempre a costruire una dimensione di riforme limpide per gli assetti ordinamentali. Ne ricorderemo sempre anche la grande probità ed il tratto semplice del suo essere un grande esponente della cultura giuridica".
ELIA: NENCINI, INTERPRETE FEDELE DELLA COSTITUZIONE
(AGI) - Firenze, 6 ott. - Il Consiglio regionale della Toscana si unisce al cordoglio per la scomparsa di Leopoldo Elia, presidente emerito della Corte Costituzionale. Il presidente Riccardo Nencini, interpreta a nome di tutta l'Assemblea toscana, il senso della "perdita di una tra le piu' alte figure delle nostre istituzioni", e manifesta "la piu' sentita vicinanza alla famiglia". "Proprio mentre si celebra il sessantesimo anniversario della Costituzione italiana - dichiara Riccardo Nencini - perdiamo uno degli interpreti piu' fedeli, lineari e autorevoli della nostra Carta costituzionale, che Leopoldo Elia seppe difendere con impegno e lucidita'. Un uomo di rara qualita' morale e dirittura democratica, come ho potuto constatare anche personalmente negli anni delle comuni frequentazioni delle aule parlamentari". (AGI)
Scompare Leopoldo Elia, padre del costituzionalismo
ROMA - “Le Marche oggi perdono uno dei figli più illustri che hanno contribuito a scrivere le pagine più importanti della storia italiana”: con queste parole il presidente Gian Mario Spacca esprime profondo cordoglio per la morte del professore fanese Leopoldo Elia, presidente emerito della Corte Costituzionale, deceduto ieri mattina, domenica 5 ottobre, a Roma all'età di 83 anni. “Elia" aggiunge Spacca "è stato una personalità di grande rilievo politico e culturale che si è battuta con fermezza a difesa dei fondamentali principi e valori del costituzionalismo. A nome della comunità marchigiana, terra a cui è sempre rimasto legato, esprimo la più sentita commozione per la perdita di un grande maestro che ha prestato il suo prezioso contributo per lo sviluppo democratico del paese”.
ELIA: FOLLINI (PD), GRAVE PERDITA PER “PARTITO COSTITUZIONE”
(AGI) - Roma, 6 ott. - Il senatore del Pd Marco Follini ha ricordato con commozione lo scomparso presidente emerito della Corte costituzionale Leopoldo Elia. “La scomparsa di Leopoldo Elia e’ una grave perdita per il grande ‘Partito Costituzionalista’ del nostro Paese”, ha dichiarato in una nota, “quel ‘Partito’ che per decenni ha assicurato all’Italia coesione, senso di giustizia e rispetto della legge”. (AGI)
ELIA: VELTRONI, CON LUI SE NE VA UOMO DELLA COSTITUZIONE
(AGI) - Roma, 6 ott. - “Con Leopoldo Elia la democrazia italiana perde un uomo di grandissimo livello intellettuale, morale e politico”. Cosi’ il leader del Pd, Walter Veltroni ricorda Leopoldo Elia. “Elia - sottolinea Veltroni - nella sua lunga vita pubblica si e’ diviso tra gli studi giuridici e costituzionali e l’impegno civile, dagli anni della collaborazione con Aldo Moro a quelli della Corte Costituzionale, di cui e’ stato presidente per un quinquennio fondamentale. Elia per chiunque di noi l’abbia conosciuto, era un uomo di straordinaria intelligenza e insieme gentilezza, che anche in Parlamento e negli anni del governo Ciampi, aveva condotto battaglie importanti. Sulle sue analisi, sui suoi giudizi abbiamo sempre potuto contare e la sua stella polare e’ sempre stata una sola: la Costituzione. Anche i suoi studi piu’ recenti erano tutti mirati alla difesa dei principi della Carta con uno sguardo speciale alle questioni delicatissime del rapporto e dell’equilibrio tra i poteri. Era un appassionato della Costituzione ma non un semplice ‘conservatore’ della Costituzione, il suo rovello era la ricerca di un equilibrio di pesi e contrappesi volti a garantire una democrazia efficiente e insieme aperta”.
ELIA: CICCHITTO, SCOMPARE UNA FIGURA DI GRANDE GIURISTA
(AGI) - Roma, 6 ott. - Il presidente Fabrizio Cicchitto, anche a nome del gruppo parlamentare del PDL, unendosi al dolore della famiglia, esprime profondo cordoglio per la scomparsa del Presidente emerito della Corte Costituzionale, Leopoldo Elia. “Con Leopoldo Elia scompare - afferma - una figura di grande giurista, apprezzato per la sua dottrina”. (AGI)
È deceduto domenica sera a Roma Leopoldo Elia, presidente emerito della Corte Costituzionale. « Elia è stato un maestro del costituzionalismo italiano – è il cordoglio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano -, per cultura, esperienza vissuta nelle istituzioni, capacità di dialogo e fermezza di convinzioni». Nato a Fano il 4 novembre 1925, si era laureato il 25 novembre del 1947 in giurisprudenza, nell'Università di Roma, col massimo dei voti e la lode discutendo una tesi su "L'avvento del governo parlamentare in Francia". Funzionario dell'Ufficio Legislativo del Senato, è stato Segretario del Gruppo dei Parlamentari Italiani al Consiglio d'Europa ed all'Assemblea Comune CECA, e ha successivamente svolto funzioni direttive nel Segretariato dell'Assemblea, incaricato di formulare una costituzione per l'Europa. Libero docente di diritto costituzionale, all'unanimità, nel 1959, ha poi vinto il consenso alla cattedra nella stessa disciplina nel 1962. Ha insegnato, per incarico, istituzioni di diritto pubblico nella facoltà di economia e commercio dell'Università di Urbino (sede di Ancona) dal 1960 al 1963; e, come professore di ruolo, diritto costituzionale nella facoltà di giurisprudenza dell'Università di Ferrara nell'anno accademico 1962-1963, dell'Università di Torino dal 1963 al 1970 e dell'Università "La Sapienza" di Roma dal 1970 al 1997, tranne che nei periodi in cui è stato posto in aspettativa quale giudice costituzionale e per mandato parlamentare. Vice Presidente del Consiglio Superiore dell'Istituto Universitario Europeo di Firenze. Il 30 aprile del 1976 è stato eletto giudice della Corte Costituzionale dal Parlamento in seduta comune. Il 21 settembre del 1981 è stato eletto Presidente della Corte Costituzionale e tale è rimasto fino alla scadenza della carica di giudice costituzionale (7 maggio 1985). In questa circostanza i colleghi gli hanno conferito il titolo di Presidente emerito della Corte costituzionale. Nell'anno accademico 1985-86 ha ripreso l'insegnamento di diritto costituzionale nella Facoltà di giurisprudenza dell'Università "La Sapienza". Direttore della rivista "Giurisprudenza costituzionale" dal 1968 al 1976, ne ha riassunto la direzione nel 1986. È stato altresì condirettore della sezione "Diritto pubblico" dell'Enciclopedia del diritto. Il 14 giugno del 1987 è stato eletto senatore, per il Collegio Roma VIII, per la X legislatura è stato Ministro per le riforme elettorali ed istituzionali nel Governo presieduto da Carlo Azeglio Ciampi. Il 27 marzo 1994 è stato eletto deputato, nelle liste del Partito Popolare italiano, nella circoscrizione di Lazio 2, per la XII legislatura. Il 21 aprile del 1996 è stato eletto senatore, per il collegio di Milano 5, per la XIII legislatura. In quest'ultima legislatura è stato presidente del gruppo senatoriale del PPI.
ELIA: CASINI, modello per chi si riconosce in Italia moderata
(ANSA) - ROMA, 6 OTT - 'Leopoldo Elia non e' stato solo un grande giurista, un profondo conoscitore e convinto difensore della Costituzione. E' stato anche un maestro, un modello per tutti coloro che si riconoscono in un'Italia moderata, onesta, competente, appassionata. Lo ricordo con commozione per la sua signorilita', la straordinaria competenza, la versatilita' della sua passione civile e politica, sempre al servizio dell'Italia'. Lo afferma Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc.
ELIA: BINDI, HA TESTIMONIATO LEGAME TRA CATTOLICI E DEMOCRAZIA
(AGI) - Roma, 6 ott. - “Leopoldo Elia ha testimoniato con grande rigore e forza intellettuale, il legame profondo tra i cattolici italiani e la democrazia”. A dichiararlo e’ stata la vicepresidente della Camera Rosy Bindi. Elia, ha sottolineato in una nota, “ha coniugato l’amore per il diritto e la ricerca scientifica con una grande passione civile. Con il suo impegno politico e culturale, accompagnato da una limpida tensione morale e un vigile senso del limite, e’ stato un servitore dell’Italia e della Costituzione al pari di altri indimenticabili maestri da Giuseppe Dossetti a Vittorio Bachelet a Pietro Scoppola a Nino Andreatta”.
“In questi anni difficili nei quali si e’attentato alla integrita’ della Costituzione ci e’ sempre stato vicino e come una sentinella ci metteva in guardia dai rischi e dai pericoli che stava correndo la nostra democrazia”, ha ricordato, “avremmo avuto ancora tanto bisogno di lui. Il suo insegnamento, i suoi scritti, il ricordo della sua testimonianza saranno una luce nel nostro cammino ancora cosi’ difficile e pieno di insidie”. (AGI)
Morte Elia, Castagnetti: è stato un grande giurista e un grande cattolico-democratico
"Leopoldo Elia è stato un grande maestro del diritto costituzionale oltrechè un instancabile difensore e nondimeno innovatore della democrazia italiana.Insieme a Nino Andreatta e a Pietro Scoppola ha rappresentato un punto di riferimento ineludibile per diverse generazioni di giovani cattolici impegnati sul terreno della politica. Quando si parla del pensiero cattolico–democratico ci si riferisce, oggi e sicuramente anche in futuro, a ciò che hanno prodotto sul piano culturale uomini come loro. Un pensiero rigoroso di piena fedeltà al Vangelo e alla Costituzione, che ha dimostrato la possibilità e l’opportunità per la politica di tale incontro virtuoso.Leopoldo Elia oltrechè giurista insigne è stato uomo politico e ministro di particolare raffinatezza, mite e profondo, rispettoso del pensiero altrui e fermissimo difensore del proprio. Maestro vero, ha cresciuto tantissimi discepoli preoccupandosi sempre di rendere lieve il peso della sua straordinaria ricchezza scientifica e umana. Aveva da ultimo accettato, con la consueta generosità, nonostante fosse pienamente consapevole dell’implacabile progresso della sua malattia, di presiedere il comitato scientifico della nuova fondazione “Persona, Comunità, Democrazia”. Anche di ciò noi amici che come lui proveniamo dalla tradizione cattolico–popolare, vogliamo dirgli grazie"
ELIA: IANNACCONE (MPA), DA LUI INSEGNAMENTO ONESTA’ E MITEZZA
(AGI) - Roma, 6 ott. - “Leopoldo Elia e’ stato un grande costituzionalista che ha saputo dare, con la sua vita, un insegnamento di onesta’ e di mitezza a tutta la classe politica del nostro Paese, quella di ieri e quella di oggi”. Lo ha dichiarato Arturo Iannaccone, parlamentare dell’Mpa, in una nota.
“Insigne giurista, stimato per la sua ostinazione nel difendere la Carta Costituzionale e per l’alto senso delle istituzioni, Elia e’ stato un testimone autentico di quegli insegnamenti evangelici che ha saputo coniugare con gli alti ruoli istituzionali da Lui svolti al servizio del Paese”, ha sottolineato.
Lo scomparso presidente emerito della Corte costituzionale, ha aggiunto, “e’ stato un punto di riferimento insostituibile per tante generazioni di cattolici impegnati nella vita pubblica. Esprimiamo alla famiglia i sentimenti del nostro piu’ profondo cordoglio per la sua scomparsa”. (AGI)
ELIA: QUAGLIARIELLO, ERA AVVERSARIO CON CONCEZIONE LIMPIDA
(AGI) - Roma, 6 ott. - “Ricordo Leopoldo Elia come un avversario che aveva una concezione diversa dello sviluppo del percorso costituzionale, ma l’ha sempre illustrata in maniera limpida. Alla famiglia e al suo partito va il mio sincero cordoglio”. Lo dichiara Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo vicario del PdL al Senato. Cosi’ Gaetano Quagliariello, vicepresidente vicario dei senatori Pdl, ricorda Leopoldo Elia. (AGI)
ELIA: FINOCCHIARO, ERA DIFENSORE DELLA COSTITUZIONE
(AGI) - Roma, 6 ott - “Esprimo profondo e commosso cordoglio, anche a nome delle senatrici e dei senatori del Pd, per la morte del Presidente emerito Leopoldo Elia. Credo che il modo migliore di ricordarlo sia parlare di lui come ‘difensore della Costituzione’, come lui stesso amava definirsi. Gli saremo per sempre grati per il suo impegno a tutela della nostra Carta fondamentale e dei diritti di tutti”. Lo dice Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato. “Leopoldo Elia e’ stato - sottolinea Anna Finocchiaro - oltre che un grandissimo costituzionalista, anche un uomo politico schierato con sensibilita’, rigore e dedizione in difesa della nostra Carta fondamentale, come architrave della vita politica, sociale economica del nostro Paese. Credo che il suo impegno e il suo lavoro siano quanto mai attuali e per noi saranno, per sempre, una guida”.(AGI)
ELIA: IL CORDOGLIO DELL’ASSOCIAZIONE EX PARLAMENTARI
(AGI) - Roma, 6 ott. - L’Associazione degli ex parlamentari ha espresso il suo cordoglio per la scomparsa di Leopoldo Elia, presidente emerito della Corte costituzionale. “La sua morte”, ha dichiarato il presidente dell’Associazione, Franco Coccia, “costituisce una grave perdita per il nostro Paese. Il senatore Elia e’ stato un illustre giurista impegnato nella difesa della nostra Costituzione e dello stato di diritto”.
In particolare la nostra associazione, ha sottolineato, “perde con lui un valoroso componente che si e’ speso con rara generosita’ per le nostre iniziative impegnandosi piu’ volte come relatore nei convegni e nei seminari dando cosi’ un alto contributo di dottrina e di impegno politico e istituzionale”. (AGI)
ELIA: BERTINOTTI, HA RESO VIVA LEZIONE COSTITUZIONE
(AGI) - Roma, 6 ott. - L’ex presidente della Camera Fausto Bertinotti, appresa la notizia della scomparsa del professor Leopoldo Elia, ha inviato alla famiglia una telegramma di cordoglio. Questo il testo del messaggio.
“Ho appreso con sincera commozione la notizia della scomparsa del professor Leopoldo Elia, presidente emerito della Corte Costituzionale”, si legge, “studioso e intellettuale che ha contribuito a rendere viva la lezione della Costituzione repubblicana, ne ha interpretato, in tutto il suo percorso intellettuale, il senso piu’ profondo e ne ha messo in luce l’attualita’ in un confronto lucido e appassionato con la realta’ del Paese”.
Elia, ha ricordato Bertinotti, era un “cattolico che ha saputo esprimere una lezione di laicita’” e un “democratico che ha saputo vedere nelle lotte e nei diritti degli ultimi il fondamento dell’ordinamento della Repubblica”. Ora, ha concluso, “manchera’ all’Italia la sua testimonianza. Mi piacerebbe che molti, per rendergli omaggio, rileggessero le parole da lui pronunciate in occasione del sessantesimo anniversario della Costituzione italiana. In questo difficile momento, giungano a voi tutti i sentimenti del mio piu’ profondo cordoglio e della mia piu’ sincera ed affettuosa vicinanza”. (AGI)
ELIA: MAURO (LEGA), BRILLANTE STUDIOSO VITA POLITICA ITALIANA
(AGI) - Roma, 6 ott. - “Con la scomparsa di Leopoldo Elia se ne va anche un fine costituzionalista e uno dei piu’ brillanti studiosi della vita politica del nostro paese”. Cosi’ la vicepresidente del Senato, Rosi Mauro sulla morte avvenuta oggi di uno dei piu’ insigni maestri del diritto costituzionale. “Fervente cattolico - sottolinea la vicepresidente del Senato - Leopoldo Elia ha espresso nel migliore dei modi la sintesi politica dei moderati in Parlamento. I suoi studi sulla istituzione della politica saranno punto di riferimento per tutti coloro che sapranno trarre i fondamenti per un nuovo percorso costituzionale e per un dialogo costruttivo sulle riforme”. (AGI)
Elia: Soro, "uomo della Costituzione, sua opera dettata da straordinaria passione civile".
Dichiarazione on. Antonello Soro, presidente deputati Pd "La scomparsa di Leopoldo Elia colpisce e rattrista. Con lui perdiamo una delle figure più eminenti del costituzionalismo italiano. Presidente emerito della Corte, studioso e maestro di diritto, Elia è stato un punto di riferimento per diverse generazioni di giuristi. La sua opera, i suoi studi, la sua dottrina non sono rimasti confinati nella fredda e asettica dimensione della teoria ma hanno assunto pregnanza e significato proprio grazie alla straordinaria passione civile che ha caratterizzato la sua opera.Leopoldo Elia è stato un uomo della Costituzione nel senso più pieno e completo. Proprio la sua passione civile ha messo al centro del suo impegno quello che è stato definito “patriottismo costituzionale”, e cioè la difesa dello spirito costituente come premessa e nutrimento delle convivenza civile e della democrazia.Leopoldo Elia è stato un intellettuale di primissimo piano che ha messo la sua intelligenza e la sua dottrina al servizio della politica con grande generosità e umiltà. Dopo l’intensa stagione alla Corte, culminata con la presidenza e caratterizzata da un importante e originale elaborazione giuridica tradotta in fondamentali sentenze che lo videro protagonista, Elia accettò la chiamata all’impegno parlamentare. Ricoprì ruoli di primissimo piano, nella Dc, nel Ppi e infine con la Margherita. E’ stato presidente del gruppo parlamentare del Senato e ministro. Ma questi incarichi, quegli onori, non li ha mai cercati, così come ha sempre rifuggito la ribalta del protagonismo, l’esibizione, il potere per il potere. In questo suo stile semplice e sobrio, fatto di ironia e mitezza, dobbiamo leggere la traccia profonda dell’insegnamento cristiano, compreso quello che convoca all’impegno politico come servizio, come esercizio di carità e assunzione di responsabilità verso gli altri. Questa delicatezza, che a tratti poteva essere scambiata per timidezza, non gli impediva di essere determinatissimo, coraggioso e intransigente quando vedeva messi a rischio i valori in cui credeva. Così lo ricordiamo appassionato e strenuo difensore della democrazia e delle istituzioni parlamentari, fino all’ultimo, pronto a denunciare le degenerazioni e le derive stravolgenti l’equilibrio tra poteri che rischiano di alterare in una direzione non democratica l’impianto costituzionale.Ricordo la sua recente commemorazione di Aldo Moro per il gruppo parlamentare del Pd, nel maggio scorso. Ricordo il suo discorso intenso e commosso, le sue parole dedicate a quello che era il suo maestro, non solo per quello che riguardava la politica. E rintraccio ora, in quella commozione forse un presagio, ma anche la consapevolezza di una fedeltà condivisa al cattolicesimo democratico. In cammino nella storia, con la fede e la libertà dei figli di Dio."
SINISCALCHI (CSM), Leopoldo Elia: Un grande paladino della Costituzione e della democrazia repubblicana
Roma – Vincenzo Siniscalchi, avvocato, più volte deputato dell'Ulivo ed attualmente vice-Presidente della V Commissione sugli incarichi direttive e semidirettivi del CSM: "A Leopoldo Elia dobbiamo momenti di tenuta ferma dei valori della legalità e di una politica fatta di sincero sentimento democratico e tesa sempre a costruire una dimensione di riforme limpide per gli assetti ordinamentali. Ne ricorderemo sempre anche la grande probità ed il tratto semplice del suo essere un grande esponente della cultura giuridica".
ELIA: NENCINI, INTERPRETE FEDELE DELLA COSTITUZIONE
(AGI) - Firenze, 6 ott. - Il Consiglio regionale della Toscana si unisce al cordoglio per la scomparsa di Leopoldo Elia, presidente emerito della Corte Costituzionale. Il presidente Riccardo Nencini, interpreta a nome di tutta l'Assemblea toscana, il senso della "perdita di una tra le piu' alte figure delle nostre istituzioni", e manifesta "la piu' sentita vicinanza alla famiglia". "Proprio mentre si celebra il sessantesimo anniversario della Costituzione italiana - dichiara Riccardo Nencini - perdiamo uno degli interpreti piu' fedeli, lineari e autorevoli della nostra Carta costituzionale, che Leopoldo Elia seppe difendere con impegno e lucidita'. Un uomo di rara qualita' morale e dirittura democratica, come ho potuto constatare anche personalmente negli anni delle comuni frequentazioni delle aule parlamentari". (AGI)
Scompare Leopoldo Elia, padre del costituzionalismo
ROMA - “Le Marche oggi perdono uno dei figli più illustri che hanno contribuito a scrivere le pagine più importanti della storia italiana”: con queste parole il presidente Gian Mario Spacca esprime profondo cordoglio per la morte del professore fanese Leopoldo Elia, presidente emerito della Corte Costituzionale, deceduto ieri mattina, domenica 5 ottobre, a Roma all'età di 83 anni. “Elia" aggiunge Spacca "è stato una personalità di grande rilievo politico e culturale che si è battuta con fermezza a difesa dei fondamentali principi e valori del costituzionalismo. A nome della comunità marchigiana, terra a cui è sempre rimasto legato, esprimo la più sentita commozione per la perdita di un grande maestro che ha prestato il suo prezioso contributo per lo sviluppo democratico del paese”.
ELIA: FOLLINI (PD), GRAVE PERDITA PER “PARTITO COSTITUZIONE”
(AGI) - Roma, 6 ott. - Il senatore del Pd Marco Follini ha ricordato con commozione lo scomparso presidente emerito della Corte costituzionale Leopoldo Elia. “La scomparsa di Leopoldo Elia e’ una grave perdita per il grande ‘Partito Costituzionalista’ del nostro Paese”, ha dichiarato in una nota, “quel ‘Partito’ che per decenni ha assicurato all’Italia coesione, senso di giustizia e rispetto della legge”. (AGI)
ELIA: VELTRONI, CON LUI SE NE VA UOMO DELLA COSTITUZIONE
(AGI) - Roma, 6 ott. - “Con Leopoldo Elia la democrazia italiana perde un uomo di grandissimo livello intellettuale, morale e politico”. Cosi’ il leader del Pd, Walter Veltroni ricorda Leopoldo Elia. “Elia - sottolinea Veltroni - nella sua lunga vita pubblica si e’ diviso tra gli studi giuridici e costituzionali e l’impegno civile, dagli anni della collaborazione con Aldo Moro a quelli della Corte Costituzionale, di cui e’ stato presidente per un quinquennio fondamentale. Elia per chiunque di noi l’abbia conosciuto, era un uomo di straordinaria intelligenza e insieme gentilezza, che anche in Parlamento e negli anni del governo Ciampi, aveva condotto battaglie importanti. Sulle sue analisi, sui suoi giudizi abbiamo sempre potuto contare e la sua stella polare e’ sempre stata una sola: la Costituzione. Anche i suoi studi piu’ recenti erano tutti mirati alla difesa dei principi della Carta con uno sguardo speciale alle questioni delicatissime del rapporto e dell’equilibrio tra i poteri. Era un appassionato della Costituzione ma non un semplice ‘conservatore’ della Costituzione, il suo rovello era la ricerca di un equilibrio di pesi e contrappesi volti a garantire una democrazia efficiente e insieme aperta”.
ELIA: CICCHITTO, SCOMPARE UNA FIGURA DI GRANDE GIURISTA
(AGI) - Roma, 6 ott. - Il presidente Fabrizio Cicchitto, anche a nome del gruppo parlamentare del PDL, unendosi al dolore della famiglia, esprime profondo cordoglio per la scomparsa del Presidente emerito della Corte Costituzionale, Leopoldo Elia. “Con Leopoldo Elia scompare - afferma - una figura di grande giurista, apprezzato per la sua dottrina”. (AGI)
mercoledì 1 ottobre 2008
Governo battuto alla Camera
Il governo è stato battuto per 4 voti, a causa delle assenze nei banchi del Centrodestra alla Camera, su un emendamento al disegno di legge collegato alla manovra economica. A passare è stata una proposta del Pd in materia di giustizia civile che preclude il ricorso in Cassazione contro una sentenza di appello che confermi quella di primo grado. L'emendamento è passato con 239 sì e 235 no nonostante il no del governo. Su 90 deputati del Pdl che non erano in Aula, solo 44 sono in missione: 46 erano assenti ingiustificati.
Convegno Liberal: il dialogo secondo Bersani, Tabacci e Pisanu
“Il dialogo e il conflitto nella Seconda Repubblica sono stati i temi al centro del dibattito che ha aperto oggi a Siena la quinta edizione delle Giornate internazionali del pensiero storico organizzate dalla Fondazione Liberal presieduta da Ferdinando Adornato”. Lo comunica una nota di Liberal. “Il ministro dell'economia del governo ombra Pier Luigi Bersani, il senatore di Forza Italia Giuseppe Pisanu e il deputato dell'Udc Bruno Tabacci hanno affrontato l'argomento nel corso di una tavola rotonda, moderata dal giornalista Stefano Folli, al termine della quale tutti hanno convenuto sulla necessità di un ritorno a un maggior dialogo fra le diverse forze politiche. Ad aprire il dibattito è stato Tabacci che è subito entrato nel cuore della questione spiegando: ‘C’è una distonia tra il bene comune e una certa parcellizzazione degli interessi privati, si tratta di un messaggio devastante che manda spesso la politica. C’è stata una particolare attenzione al concetto di patria e nazione nel passaggio della prima alla seconda repubblica in un momento in cui questo rischiava di entrare in crisi’. Bersani invece ha messo in evidenza il bisogno di ‘lasciar da parte una visione corporativa e localista della politica, a favore di un maggiore slancio riformista necessario a superare le divisioni e gli scontri’”.
“Secondo Bersani, poi, la fase attuale può definirsi come di ‘estenuante ed eterna transizione dove c’è chi ha giocato la carta del populismo, mentre il Pd si candida a diventare un grande partito popolare capace di connettere la sinistra liberale con quella radicale’. ‘Nella seconda repubblica un bipolarismo imperfetto fa emergere un conflitto senza ideologie che spegne il dialogo politico - ha poi detto Pisanu - forse anche perché questo bipolarismo non interpreta in modo perfetto il pluralismo politico italiano. Come dimostra l'assenza dal Parlamento della sinistra estrema, così come di una destra radicale. Il risultato è che oggi si è persa l'inclinazione al dialogo che era ben presente negli anni della Prima Repubblica, quando Partito comunista e Democrazia cristiana avevano spesso un comune sentire su questioni di importanza nazionale”.
“Secondo Bersani, poi, la fase attuale può definirsi come di ‘estenuante ed eterna transizione dove c’è chi ha giocato la carta del populismo, mentre il Pd si candida a diventare un grande partito popolare capace di connettere la sinistra liberale con quella radicale’. ‘Nella seconda repubblica un bipolarismo imperfetto fa emergere un conflitto senza ideologie che spegne il dialogo politico - ha poi detto Pisanu - forse anche perché questo bipolarismo non interpreta in modo perfetto il pluralismo politico italiano. Come dimostra l'assenza dal Parlamento della sinistra estrema, così come di una destra radicale. Il risultato è che oggi si è persa l'inclinazione al dialogo che era ben presente negli anni della Prima Repubblica, quando Partito comunista e Democrazia cristiana avevano spesso un comune sentire su questioni di importanza nazionale”.
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