martedì 24 marzo 2009

Crisi: Le proposte del Pd

Come uscire dalla crisi economica? Leggi le proposte presentate all' Assemblea dei Circoli

L’Italia è nel pieno di una crisi economica straordinaria, il cui impatto sociale è già pesante e si preannuncia ancor più duro per i mesi futuri. Centinaia di migliaia di lavoratori precari nel pubblico impiego e nel settore privato rischiano di ritrovarsi senza salario e senza alcuna rete di protezione sociale. Le piccole e medie imprese sono sempre di più in difficoltà, soffrono la stretta creditizia e in numero crescente sono costrette a sospendere le loro attività. La società italiana è dominata da un sentimento concreto di paura, di incertezza, di crescente difficoltà economica, che spinge a rallentare i consumi e ad allontanare ogni prospettiva di ripresa. Di fronte ad uno scenario così grave, il Governo italiano dimostra di essere totalmente inadeguato e - unico tra gli esecutivi di tutti gli altri paesi occidentali - nasconde la crisi economica, la sottovaluta clamorosamente, propone soluzioni inadeguate, estemporanee, minimali. É chiara la distanza tra il Paese reale e un Governo immobile e irresponsabile, che sceglie di non scegliere, che lascia soli sia i più deboli, sia le forze migliori del mondo del lavoro e dell’impresa, vera leva su cui bisognerebbe tornare ad investire per ritrovare la strada della crescita economica. Il Partito Democratico vuole dare voce a questa realtà, quella dell’Italia che lavora e che produce, ma che, in questa tempesta, da sola non ce la fa. Siamo il Partito che si batte per davvero contro la crisi, che offre una prospettiva concreta per uscirne. Vogliamo dare un contributo serio, presentando proposte credibili, come abbiamo già fatto in queste ultime settimane: dall’assegno di disoccupazione al contributo straordinario di solidarietà da parte dei redditi sopra i 120.000 euro, dall’election day per risparmiare fondi da investire nella sicurezza delle città al blocco dei licenziamenti dei precari nel pubblico impiego, all’alleggerimento del patto di stabilità per i comuni. In questi giorni ci siamo battuti perché queste proposte venissero discusse e votate in Parlamento.Ora è il tempo di portare le nostre idee nel Paese, in ogni città, in ogni territorio, col lavoro capillare dei Circoli del Partito Democratico, aprendo un dialogo con la società, a partire dal mondo del lavoro. Per questo, troverete in allegato alcune schede tematiche sulle principali proposte a cui abbiamo lavorato in queste settimane e che possono rappresentare uno strumento utile su cui concentrare l’iniziativa politica dei Circoli in vista delle prossime elezioni amministrative ed europee. Nei prossimi giorni, troverete sul sito internet www.partitodemocratico.it aggiornamenti e altri materiali utili sulle proposte programmatiche del PD che accompagneranno il nostro lavoro, fino all’appuntamento elettorale di giugno. Ci attende un lavoro duro, che possiamo affrontare solo con l’impegno e il contributo di passione e di idee di ognuno, mettendo in moto tutte le migliori energie, a partire dai nostri Circoli, che sono la vera forza del PD.

La Segreteria nazionale del PD

Contributo di solidarietà
Un contributo straordinario "una tantum", pari a due punti Irpef sui redditi superiori ai 120.000 euro a partire da quelli dei parlamentari, per venire in aiuto delle persone maggiormente in difficoltà con la crisi economica. Questo contributo finanzierà circa 500 milioni per far fronte alla crisi. Questa è la proposta del PD, lanciata dal suo segretario durante un incontro con le associazioni di volontariato che si occupano delle persone meno abbienti. Il contributo di 2 punti Irpef toccherebbe circa 200 mila contribuenti, particolarmente benestanti, e sarebbe valido solo per il 2009. A beneficiarne sarebbero i comuni e le associazioni di volontariato che utilizzerebbero i 500 milioni di euro a loro disposizione per contrastare la povertà estrema. "Andrebbe rifinanziato - ha dichiarato Franceschini - il sostegno al Terzo settore previsto dalla legge quadro 328/2000, nonché il Fondo sociale per i comuni che il governo ha tagliato di 300 milioni di euro. L'iniziativa del PD va inquadrata quindi nel novero delle misure urgenti per affrontare l'emergenza crisi, che vanno accompagnate da misure strutturali;
- lotta all'evasione fiscale, attraverso la reintroduzione della tracciabilità dei pagamenti;
- rifinanziamento degli interventi socio-assistenziali e del fondo per le politiche sociali.

Una politica meno costosa e piu’ efficiente: dimezziamo i parlamentari
Il PD propone di:
- dimezzare il numero dei parlamentari;
- riformare le pensione dei parlamentari eliminando i privilegi insiti nel trattamento previdenziale dei parlamentari, uniformando il metodo di calcolo dei vitalizi a quello previsto per la generalità dei lavoratori;
- migliorare i regolamenti parlamentari;
- istituire una sola Camera che faccia le leggi e un Senato delle autonomie. Le leggi, tranne quelle costituzionali, di revisione costituzionale e quelle che ordinano i rapporti tra centro e periferia, dovrebbero - in caso di conflitto persistente - essere approvate dalla sola Camera.

Sostegno per le piccole e medie imprese
La crisi mette in ginocchio il paese, a soffrirne sono le imprese e i lavoratori. Per sostenere le imprese il Pd ha presentato alcune proposte concrete:
Credito alle imprese: aumentare la dotazione dei fondi di garanzia per il credito alle piccole e medie imprese e allungarne la scadenza trasformandolo da breve a medio e lungo termine con una garanzia pubblica.
Accelerare i pagamenti della pubblica amministrazione alle imprese: sono circa 50 miliardi di euro che spettano loro e possono dare ossigeno prezioso nella crisi. Se l’amministrazione pubblica non è in grado di accelerare i pagamenti, può ‘certificare’ la validità della fattura emessa dall’impresa e quindi favorire il pagamento da parte delle banche; in alternativa alle banche, la Cassa Depositi e Prestiti può anticipare i fondi e quindi scontare le fatture ‘certificate’ a prezzi di mercato.
Alleggerire il peso del fisco nel picco della crisi:
- ridurre di 20 punti percentuali dell'acconto IRPEF, IRES ed IRAP 2009 da versare a giugno a beneficio delle imprese, dei piccoli artigiani, delle ditte individuale, dei titolari di partita Iva;
- estendere il regime semplificato ( forfettone) fino a 70 mila euro di fatturato e 45 mila euro di costi (rispetto al tetto di 30 mila euro di fatturato e di 15 mila euro di costi previsti oggi) per portare quindi a circa due milioni i soggetti che possono applicare un’unica imposta sostitutiva del 20% e quindi eliminare Iva, Irpef, Irap e studi di settore;
- ridurre la ritenuta d’acconto dal 20% al 10% per evitare i frequenti crediti fiscali, soprattutto per i professionisti più giovani;
- aumentare la quota di interessi passivi deducibili fino al 50% del reddito operativo loro, rispetto all’attuale 30%, per il 2009 e il 2010;- consentire di portare l’Iva a rimborso anche a i piccoli esportatori, ossia a quelli che hanno meno del 25% di vendite all’estero sul totale, e innalzare l’ammontare dell’Iva che si può portare in compensazione fino a un milione di euro all’anno, dagli attuali 561 mila euro;
- consentire la parziale detassazione degli investimenti produttivi alle imprese attive nei distretti industriali.

Più risorse ai Comuni
La Camera dei Deputati ha approvato la mozione del PD per alleggerire il patto di stabilità per i comuni e garantire maggiori risorse economiche agli enti locali, così da far fronte alla grave crisi economica che ha colpito l’Italia. Ci sono migliaia di comuni, che hanno i soldi per aprire i cantieri e dare ossigeno a lavoratori e a piccole e medie imprese, ma che non possono spenderli perché una norma del governo lo impediva. Con la nostra mozione da subito potranno ripartire l'edilizia e gli investimenti negli enti locali.La mozione del PD ha infatti impegnato il governo:
- a garantire ai comuni l'integrale copertura del minor gettito derivante dall'abolizione dell'Ici sulle abitazioni principali;
- adottare iniziative per consentire l'utilizzo dei soldi presenti negli avanzi di amministrazione per la spesa in conto capitale, in particolare per far partire lavori pubblici di medio importo realizzabili entro il 2009;
- ad adottare iniziative per escludere dai saldi utili del patto di stabilità interno i pagamenti a residui concernenti effettuati nei limiti delle disponibilità di cassa, a fronte di impegni regolarmente assunti ai sensi dell'articolo 183 del testo unico degli enti locali;
- a incentivare l'utilizzo del patrimonio immobiliare per sostenere la spesa in conto capitale ed abbattere il debito, in particolare, eliminando i vincoli che impediscono l'utilizzo dei proventi della vendita del patrimonio degli enti locali per finanziare la spesa per investimenti.

Il nostro Federalismo fiscale
Il federalismo fiscale è per il Pd uno strumento per:
- utilizzare meglio le imposte versate dai cittadini portando le pubbliche amministrazioni a rispettare standard di efficienza verificabili nella prestazione e nel costo dei servizi;- garantire e migliorare il livello e la qualità dei servizi pubblici offerti in ogni area del paese;
- avvicinare ai cittadini i luoghi delle decisioni.
È’ un obiettivo che si può realizzare se si rende più efficiente l’amministrazione pubblica e si rafforzano comuni, province e regioni, e dunque il governo di prossimità come il centrosinistra ha concretamente fatto negli ultimi decenni. Due principi sono per noi irrinunciabili:
1. ogni persona ha diritto a ricevere i servizi che garantiscono i suoi diritti essenziali;
2. le imposte sono progressive e ogni cittadino, indipendentemente dalla regione o dalla città nella quale risiede, partecipa al finanziamento dei beni e dei servizi pubblici e collettivi sulla base della sua capacità contributiva. Il federalismo fiscale deve essere accompagnato da una Carta delle Autonomie che ridefinisca competenze e funzioni dei diversi livelli di governo per assegnare le risorse in modo equilibrato, che definisca l’assetto di Roma capitale e delle città metropolitane, che porti all’abbandono del bicameralismo perfetto e all’istituzione del Senato federale. All’azione del Pd in Parlamento e nel Paese si devono modifiche importanti del disegno di legge delega presentato dal governo. Tra queste il patto per la convergenza per il quale in ogni area del paese si deve arrivare a standard uniformi di costo e di copertura dei servizi essenziali, la perequazione nella spesa per gli investimenti, a partire dagli squilibri nelle dotazioni esistenti nelle diverse aree del paese e la programmazione su più anni degli interventi speciali per le aree svantaggiate. Una base di dati accurata e condivisa è condizione necessaria per giocare al meglio la sfida dell’efficienza, passare quindi dalla spesa storica al costo standard dei servizi per migliorarne la diffusione e la qualità. É questo l’unico modo per evitare che il federalismo possa portare ad un aumento della pressione fiscale.

Piano casa
Ad oggi il governo non ha varato alcun "piano casa": si tratta di annunci, cui non e’ finora seguito alcun atto concreto.
Piano casa: cosa andrebbe bene
Riqualificare e rinnovare il patrimonio edilizio individuando provvedimenti immediati ed efficaci, cantierabili da subito, può essere un volano per rilanciare l’economia, nel segno della qualità. É fondamentale che il piano casa promuova interventi per rendere più moderno, efficiente e di qualità il patrimonio edilizio italiano. É interesse di tutti far sì che dalla riqualificazione del patrimonio edilizio arrivi una nuova qualità del progettare e del costruire. Questi criteri devono valere anche quando si demolisce e si ricostruisce. Nei principali Paesi Europei, processo di riqualificazione patrimonio edilizio esistente è legato a obiettivi di efficienza energetica e di diffusione dell’uso delle fonti rinnovabili. Anche un Italia, lo sgravio fiscale del 55% (introdotto dal Governo Prodi e salvato in extremis dopo la cancellazione nell’ultima finanziaria di Tremonti dove è stato depotenziato - lo sgravio è spalmato su cinque anni invece che su tre), è stata una misura che ha ottenuto degli effetti ingenti e importanti. Lo hanno già utilizzato 230 mila famiglie, ha messo in moto un volano di affari superiore ai 3 miliardi di euro. Ha coinvolto migliaia di imprese e decine di migliaia di occupati. La semplificazione degli adempimenti in materia edilizia è un obiettivo da sottoscrivere. Il difficile rapporto con la Pubblica Amministrazione, spesso non in grado di rispondere nei tempi previsti dalle leggi, è una delle debolezze non solo del settore delle costruzioni, ma spesso di tutto il Paese. Avviare un piano di edilizia abitativa pubblica e a basso costo per le famiglie a reddito più basso.
Piano casa: cosa non andrebbe bene
Devastante segnale di tana libera tutti che viene mandato al paese Il solo "effetto" condono nelle precedenti sanatorie edilizie generò nel 2003 40mila nuove case illegali, con un incremento della produzione abusiva superiore al 41% tra 2003 e 2001. Lo stesso accadde nel 1994 grazie al condono Berlusconi-Radice: durante i mesi di discussione delle legge furono costruite 83mila abitazioni fuorilegge, cifra record per l’ultimo decennio. Il piano è debolissimo sul fronte degli incentivi per il miglioramento energetico degli edifici.Un’occasione persa perché le case italiane sono fra le più sprecone d’Europa (una casa italiana tradizionale consuma tra i 150 e i 200 Kwatt/ora/mq annui, una casa tedesca fra i 40 e i 70). Inoltre fra una casa ben costruita e una no, si può arrivare fino a 1000 euro di risparmio annuo a famiglia. Le risorse annunciate per il piano di edilizia pubblica e popolare sono insufficienti (200 milioni subito per arrivare 550 milioni). Come è oggi rischia di trasformarsi in un condono permanente. Il provvedimento riscrive completamente la normativa in materia di edilizia abolisce il permesso di costruire, sostituendolo con una semplice autocertificazione. Si allargano così le maglie per autorizzazioni in deroga e accertamenti postumi. In pratica si può sanare tutto e sempre. Sarebbe stato il sogno dei proprietari di Punta Perotti e dell’Hotel Fuenti a Vietri sul Mare. La trasformazione in "atto libero", consente trasformazioni anche sostanziali degli appartamenti, comprese opere sotterranee con un aumento di cubatura di oltre 20%, possano essere effettuate senza informare nessuno e senza bisogno di alcun controllo o di una supervisione tecnica. Una clamorosa spinta al fai da te dell’edilizia e al lavoro nero, ma anche un rischio per la sicurezza e la stabilità degli edifici.

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