mercoledì 14 gennaio 2009

Cei contro la tassa per gli immigrati

Città del Vaticano - Dure critiche della Cei contro la discussa tassa voluta dalla Lega che chiede un contributo agli immigrati per il rinnovo del permesso di soggiorno, nei confronti della quale anche Silvio Berlusconi ha espresso nei giorni scorsi contrarietà. Per l'associazione della Conferenza episcopale italiana "Migrantes" si tratta di una misura "inaccettabile". "Una tassa che è meglio definire balzello verso una categoria già poco tutelata", ha detto monsignor Gianromano Gnesotto, responsabile per le politiche migratorie della Migrantes. "Fantasie di questo genere penalizzano ulteriormente gli immigrati che, con impegno e con notevoli sforzi, cercano di integrarsi", ha detto Gnesotto durante la presentazione della giornata mondiale delle migrazioni (18 gennaio) alla sede di Radio Vaticana. "E' un passo indietro - ha proseguito il presule - servono politiche di integrazione con mentalità aperta e intelligenza". Gnesotto ha anche criticato la proposta avanzata dalla Lega di prevedere l'obbligo di denunciare gli immigrati irregolari per i medici ai quali essi si rivolgono. "Il diritto alla salute è fondamentale e va garantito a tutti senza preclusioni o invenzioni", ha detto l'esponente della Migrantes. "Non si può far svolgere ai medici compiti, quale la delazione, che non vogliono nè possono svolgere come se fossero gendarmi", ha detto, aggiungendo che la proposta leghista sarebbe anche in conflitto con l'articolo 32 della Costituzione sulla tutela della salute per la collettività. "Ci auguriamo che questo emendamento non passi", ha detto. L'Italia "ha bisogno, ha avuto bisogno e avrà bisogno anche in futuro" degli immigrati" ha aggiunto Gnesotto. "Nell'attuale congiuntura economica probabilmente ci sarà bisogno di maggiore flessibilità anche per quanto riguarda la domanda di immigrati", ha affermato il presule rispondendo ad una domanda dei giornalisti. "Non ci si può dimenticare che gli immigrati occupano settori di fatto lasciati scoperti dagli italiani. Non si trovano italiani volenterosi che si accollano 12 o 24 ore di assistenza nelle famiglie o che accettano di entrare nelle acciaierie o di fare lavori gravemente penalizzanti per la salute", ha concluso monsignor Gnesotto.

(Fonte: La Repubblica, 14 gennaio 2009)

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