L'emendamento approvato dal Senato sulla denuncia dei "clandestini" da parte dei medici
Il presidente Olivero: «Gravissimo passo indietro sul piano dei diritti e dell'integrazione»
Roma, 5 febbraio 2009 - «Un gravissimo passo indietro sul piano dell'integrazione e della stessa sicurezza». Questo il giudizio delle Acli sull'approvazione da parte del Senato dell'emendamento nel disegno di legge sulla Sicurezza che abolisce la norma, prevista dal Testo Unico sull'immigrazione, per cui il medico non deve denunciare lo straniero, qualunque sia il suo status giuridico in Italia, che si rivolge alle strutture sanitarie pubbliche. «Non si favorisce la sicurezza e la legalità - afferma il presidente delle Acli Andrea Olivero - producendo leggi ingiuste e inapplicabili. Non si possono introdurre nell'ordinamento giuridico principi contrari a quelli dichiarati e praticati nella vita professionale di medici e operatori sanitari, che del resto proprio nei giorni scorsi, insieme a tante associazioni, avevano chiesto a gran voce che questo emendamento venisse ritirato per le gravi conseguenze che ne sarebbero derivate».
Le Acli auspicano l'attivazione dell'obiezione di coscienza da parte di tutti gli operatori sanitari, «per il rispetto che si deve a ogni vita umana». Ma temono che la legge possa provocare «un'emarginazione sanitaria degli stranieri irregolari presenti in Italia con un grave rischio per la loro salute ma anche per la sicurezza della popolazione italiana in termini di diffusione delle malattie».
Le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani contestano quindi l'approvazione dell'emendamento che impone una tassa ulteriore per il rilascio del permesso di soggiorno tra i 50 e i 200 Euro, e quello che stabilisce la nascita di un Registro dei clochard, «cioè della loro schedatura». «L'incapacità di gestire la questione sicurezza sembra riversarsi con rabbia contro i più poveri» commenta il presidente Olivero. «La sicurezza, fisica e sociale, deve essere un bene per tutti, italiani e stranieri, qualunque sia la condizione economica delle persone. Ma sono l'integrazione e l'inclusione sociale che garantiscono la sicurezza, non il contrario. Continuare su questa strada ci allontana dalla soluzione del problema».
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