lunedì 2 febbraio 2009

Silvio pensa solo a Kakà e Fiorello

NECESSARIO UN VERO PATTO DI SOLIDARIETÀ TRA TUTTELE FORZE SOCIALI
I POLITICI E LA CRISI ITALIANA: COME I "POLLI" DI RENZO
La perdita di due punti del Prodotto interno lordo italiano corrisponderà alla perdita di migliaia di posti di lavoro.

«La domanda che ci poniamo oggi non è se il nostro Governo sia troppo grande o troppo piccolo, ma se funziona: se aiuta le famiglie a trovare lavori con stipendi decenti, cure che possono permettersi, una pensione dignitosa». Parole che avremmo voluto sentire dai nostri politici. Le ha dette, invece, Obama Barack, nuovo presidente Usa, all’inizio del suo mandato. Noi abbiamo smarrito il senso di nazione e il bene comune. Siamo una Paese incredibile, metà fiaba e metà incubo.
Nel giorno in cui Obama chiama gli americani a raccolta per affrontare la sfida colossale dell’economia e della povertà, il nostro presidente rincorre i sondaggi: quanti punti potrebbe perdere con la cessione di Kakà, allettato dalle sirene miliardarie dell’emiro? Preoccupato più di Fiorello che passa a Sky, che del calo di due punti del Pil, il prodotto interno lordo italiano. Ma se vince la sfida calcistico-miliardaria (chi è il presidente del Milan?), elude la crisi: «Due punti in meno di Pil non sono un dramma!». Eurostat smentisce a stretto giro di cifre: il tasso di disoccupazione in Italia salirà all’8,2 per cento, cioè 600 mila posti di lavoro in meno.
«Lo stato dell’economia», prosegue Obama, «richiede azioni coraggiose e rapide, e noi agiremo: non solo per creare nuovi lavori, ma per gettare le fondamenta della crescita». Da noi, questa urgenza non si sente. Siamo alle prese con la comica finale del caso Villari e della Commissione di vigilanza Rai: storie di poltrone e di spartizione di potere televisivo.
Ma che c’entrano i politici con la tivù? Abbiamo i Tg più brutti al mondo, a tutte le ore le solite frustre facce di politici a "sputacchiare" insulse dichiarazioni. Ma che tivù è questa? Dove sono le notizie, le inchieste? Che fanno i giornalisti, tengono solo il microfono? Eppure, il canone è stato ritoccato verso l’alto, a noi contribuenti costa di più.
In Germania, i partiti della Grosse koalition trovano l’intesa su un piano anticrisi da 50 miliardi di euro, con 9 miliardi di euro in sgravi fiscali per aziende, persone fisiche, aiuti alle famiglie. Le nostre emergenze? Le intercettazioni telefoniche e un federalismo fiscale dai contorni fumosi e inquietanti, l’ennesimo cavallo di Troia della fantasia padana, un contentino da propaganda, un "ossicino" per tenerli buoni. Sarà federalismo solidale, costerà? Tremonti non dà cifre né risposte.
L’Azione cattolica italiana ci riporta alle priorità: «È necessario fornire una risposta immediata, forte, di sostegno materiale e morale, alle famiglie e alle persone che vivono il dramma – privato e sociale – della perdita del posto di lavoro». In tempi eccezionali occorrono misure eccezionali. Con il pieno coinvolgimento di tutte le forze politiche e sociali. In altri termini, un vero e proprio "patto di solidarietà" per il bene del Paese, per varcare il guado, prima che sia troppo tardi. Altro che stucchevoli duetti di insulti e aperture tra Premier e leader dell’opposizione (ammesso che ci sia ancora!).
Quel che è stato fatto contro la crisi è ben poco: più promesse che provvedimenti. Nell’attesa che passi la "nuttata". Ma come? L’84 per cento delle famiglie povere sono rimaste escluse dalla tanto decantata social card.
«In questo Paese, nasciamo e moriamo come una nazione, un popolo. Non cediamo alla tentazione di ricadere nella faziosità, nella chiusura mentale e nell’immaturità che ha avvelenato la nostra politica così a lungo»: sagge parole di Obama. Ma i nostri politici, come i polli di Renzo, continuano a "beccarsi" tra loro.

(Fonte: Famiglia Cristiana, n. 05 del 1 febbraio 2009)

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